Roma, 1858.Papa Pio IX (Paolo Pierobon) fa rapire l’ebreo Edgardo Mortara (Enea Sala/Leonardo Maltese), sette anni, al fine di educarlo alla fede cattolica.
Comincia così la battaglia dei suoi genitori (Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi) per riportare il piccolo a casa e anche lo sdegno della gente comune verso il cosiddetto potere temporale.
Rapito, recensione
Già Steven Spielberg aveva pensato di trarre un film dal soggetto del libro “Prigioniero del Papa Re” dell’americano David Kertzer.Correva l’anno 2017 e il regista abbandonò il progetto intitolato “The Kidnapping of Edgardo Mortara”, che doveva essere girato in quel di Bologna con un bambino che si faticava a trovare.
Nel 2020 entra così in scena Marco Bellocchio lavorando alla sceneggiatura con Susanna Nicchiarelli, Edoardo Albinati e Daniela Ceselli basandosi sul libro “Il caso Mortara” di Daniele Scalise.Una storia vera capace di destare il giusto interesse, che si innescò dopo che una domestica battezzò di nascosto il piccolo Edgardo e la Santa Inquisizione si ritenne in diritto di farne un cattolico (diventò poi addirittura un sacerdote) lontano dai genitori che seguivano una fede diversa.
Si alzò un polverone internazionale e una lotta con la comunità ebraica che non smosse di un centimetro Pio IX.Il destino di Edgardo fu lo stesso di altri bambini che pagarono il prezzo di una Chiesa che cercava in ogni modo di corroborare il proprio potere.
È il racconto di un’imposizione violenta di un’identità, ben incarnata da Enea Sala e Leonardo Maltese nei panni di Edgardo e dall’altra parte da Paolo Pierobon e Fabrizio Gifuni.
Il primo in particolare è inquietante in modo spettacolare, capace di parlarci della nostra epoca e di chi detiene oggi il potere.Le sequenze più sentite ce le regalano invece prevedibilmente Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi, che ci restituiscono il dolore immenso di due genitori che non troveranno più consolazione.
Siamo dalle parti del dramma storico che si macchia di horror, impreziosito dalla certosina ricostruzione scenografica di Andrea Castorina.Alla sua veneranda età Bellocchio è più che mai un cineasta con pochi vincoli, che parla di politica e potere di volta in volta con le sfumature che preferisce.
Questa volta gioca in modo suggestivo con i toni cupi con l’ausilio della fotografia di Francesco Di Giacomo, in un film imponente e ottimamente recitato.Dopo la presentazione in anteprima al Festival di Cannes in concorso per la Palma d’oro, a un anno esatto da “Esterno Notte”, “Rapito” è sbarcato nelle nostre sale a partire dal 25 maggio 2023.