Alice Rohrwacher non delude e non convince
Capace sempre di meravigliare lo spettatore, la sceneggiatrice e regista Rohrwacher arriva nelle sale con una pellicola che crea grandi attese già con la soglia paratestuale, ma sceglie volutamente una cifra stilistica lenta per questo film che sembra -e non è- un romanzo di formazione (il percorso adolescenziale di Gelsomina, Maria Alexandra Lungu), che vuole essere -e in parte ci riesce- il canto del cigno della civiltà contadina con i suoi tempi, il rispetto per il suo ciclo vitale, l’attenzione per l’ambiente e la strenua opposizione ad un mercato che vuole coltivazioni sempre più intensive.
Non si sentiva, forse, il bisogno di un ‘altra lunga esposizione paradigmatica sulla famiglia disfunzionale, che non dà soluzione alcuna alla migliorìa dello schema, ma che, anzi, sembra sostituire ad essa, il modello della famiglia assistita, in cui la presenza di questo padre-padrone (Sam Louwyck) che vuole responsabilizzare le figlie senza essere educatore attraverso l’amore, ma solo attraverso la norma, finisce per diventare a sua volta figlio ed elemento cruciale del nucleo, perchè esso poggia sulla sua incapacità di concretizzare nel mondo di oggi la sua piccola Arcadia.
Eppure il dissesto economico che si fa sempre più vicino lo spinge, per salvare la sua azienda familiare, a credere nel sogno di un altro; il sogno di Gelsomina, che resta affascinata dalla fata dai capelli bianchi (Monica Bellucci), la quale vende a tutti il sogno di questi anni nostri, così controversi e a tratti poveri: la partecipazione ad un reality show su una Tv locale che premierà il miglior allevatore della zona con pubblicità e una buona somma di denaro.
La realizzazione dello show è forse il momento della verità nel dipanarsi della trama: mostra lo squallore fondo della nostra epoca, perso dietro lustrini e paillettes e luci di Natale in una grotta dove ci sono solo figuranti in abiti etruschi, persone che si perdono per quella manciata di minuti di wahroliana notorietà e vite deviate, ferite che solo un barlume di amore può momentaneamente lenire (la tenerezza di Gelsomina per il ragazzo tedesco ).
Il dio denaro è nemico di questa gente, non solo della famiglia di Gelsomina, al punto che la lotta contro il Sistema cambierà scenario, pur restando sempre unita la famiglia (a dispetto della rabbia della Madre, Alba Rohrwacher in buona forma), in un finale che precipita inevitabilmente verso una conclusione amaramente prevedibile, in un finale quasi aperto.
Al pubblico sovrano, il compito di scrivere il resto della vicenda.