Tutta colpa di Freud


Tutta colpa di Freud. E’ veramente tutta colpa sua?

Ci sono tante storie, in questa pellicola del 2014, deliziosa, ben girata e in alcuni passaggi estremamente significativa.

Tre biciclette, tre pedalate differenti, tre storie di tre sorelle (Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Laura Ariani) cresciute con una mamma troppo in gamba per fare solo la mamma e con un papà che di professione fa lo strizzacervelli (un eccellente Marco Giallini). Il soggetto è ben scritto (Leonardo Pieraccioni, Paola Mammini e lo stesso regista, Paolo Genovese), l’idea è carina e i dialoghi sono veloci e spiritosi (della sceneggiatura si è fatto carico sempre Paolo Genovese), come ci si aspetta da “penne” così; il messaggio, veicolato con grande leggerezza ideologica strizzando l’occhio ad un po’ di sana etica –professionale e non-, sembra un grande vademecum dei nostri giorni in cui molti parlano e scrivono d’amore, dei rapporti interpersonali, della relazione sempre più complessa tra chi vuole coniugare il verbo amare perché la Vita possa avere un colore diverso, e chi vuole amare a tutti i costi. Fabrizio Lucci (Fotografia) ha fatto un ottimo lavoro, avendo a disposizione due città come New York e Roma con degli scorci di bellezza inenarrabile e ha giocato felicemente con i colori, contribuendo così a mantenere il tono leggiadro della narrazione. Emblematica è la scena in cui Alessandro (A. Gassman), cinquantenne triste e scocciato dalla piega presa dal suo matrimonio, e Emma (L. Adriani), la sua amante diciottenne, figlia di Francesco (M. Giallini), inventano la loro casa ideale l’uno lavorando sugli eleganti assoluti del bianco e del nero, l’altra creando un ambiente pieno di colori e con un oggettistica improntata a beffeggiarsi del Tempo.

 

Temi scottanti vengono affrontati con grazia insolita per i nostri tempi: la figlia lesbica che vuole diventare etero, la figlia sognatrice che incappa in amori sbagliati e fatica a gestire una relazione impegnativa con Fabio (il bravissimo Vinicio Marchioni nel ruolo di un sordomuto) e la figlia più giovane che , alle soglie della maturità scolastica, si innamora di un uomo che ha l’età di suo padre.

Probabilmente, il vero plot è proprio la storia d’amore tra Alessandro e Claudia (una Gerini in gran spolvero), il loro essersi persi senza accorgersene, il tentativo di ritrovarsi e la scelta, difficile ma indiscutibilmente etica, di fronte alla quale si trova l’uomo il padre lo psicanalista, che rischia, per un momento, di restare vittima del gioco che lui stesso ha inventato.

Al pubblico, sempre sovrano, consigliamo di vederlo con amici/e per divertirsi, e in coppia per ricordarsi sempre che perdersi nei meandri dell’amore è facile, più faticoso è ritrovarsi.

Sotto il trailer del film Tutta colpa di Freud con scene davvero molto divertenti

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