Terremoto del 1980 – Ciò che accadde il 23 novembre 1980 determinò uno dei periodi più bui della storia stabiese. Non si è trattato solo di palazzi distrutti, ma anche di una profonda sofferenza per la gente. Gli edifici inagibili erano 869, 73 distrutti o da demolire, 7.000 le persone senza tetto e 100 gli esercizi commerciali e laboratori artigianali andati distrutti. Durante il crollo di un edificio a Via Roma il numero dei morti fu di 19.
Castellammare di Stabia, il terremoto del 1980
Metà della popolazione alloggiava nelle proprie autovetture sul lungomare e presso i giardini pubblici. Per proteggersi dal freddo vennero abbattuti quasi tutti gli alberelli per farne legna da ardere. Molti vissero per qualche settimana nei vagoni di un treno-merci. I terremotati si divisero in due categorie: quelli ospitati in alberghi di lusso e quelli destinati a vivere nei containers.
Negli anni successivi al terremoto la città è stata sfigurata da un cancro inarrestabile: la violenza, il degrado e l’indifferenza morale, il silenzio della ragione e dei politici. Nel 1981 si diede avvio alla ricostruzione del lungomare, mentre il centro antico, che subì i danni peggiori, si può dire stia rinascendo solo ora, a distanza di oltre 40 anni. La riqualificazione del centro antico si sta realizzando anche grazie all’ultimo intervento messo in campo dall’amministrazione comunale, quello dello Stabia Street grazie al quale è stato realizzato un percorso turistico che consiste in ben 17 murales realizzati da artisti di fama internazionale.
La ricostruzione delle zone terremotate è una storia lunga e tormentata che non riguarda solo la Città delle Acque, ma tutte le zone della Campania maggiormente colpite da quel sisma magnitudo 6.9 che ha fatto da spartiacque dividendo la storia di molti paesi in due epoche: “prima del terremoto” e “dopo il terremoto”.
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