<strong>Cimmino: ” E’ questa la tradizione da difendere?”
Gaetano Cimmino, Sindaco di Castellammare di Stabia, commenta con una lunga nota social i fatti prima e post del 7-8 dicembre:
Poche ore prima della festa dell’Immacolata le forze dell’ordine sono stati oggetto di una sassaiola e di un presunto lancio di una molotov al rione Spiaggia. Sui boschi di Quisisana la polizia municipale ha interrotto il taglio scellerato degli alberi. Le autorità ogni anno sequestrano, nascoste ovunque, tonnellate di legna proveniente da ogni dove che servirebbe per alimentare falò incontrollati con grave rischio per la sicurezza pubblica.
Qualche anno fa nella Chiesa della Pace, oggi purtroppo chiusa al pubblico, furono tagliate e rubate le travi di legno che sostenevano la volta, rischiando di far crollare tutto. Lo scorso anno fu bruciato su una catasta di legname un manichino che rappresentava un “pentito” di camorra, consegnando Castellammare alle cronache nazionali ed internazionali.
Chiedo allora: è questa la tradizione da difendere? E’ questa roba qui che hanno difeso per giorni ed ore una parte dell’opposizione politica, dei parroci ed alcune pagine Facebook, senza mai e dico mai elogiare neppure per un attimo il grande lavoro messo in atto in città da questa amministrazione, dalle forze dell’ordine e da Am Tecnology (con la buona pace del consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, va detto)? E’ con quella gente lì che si doveva “dialogare” per fare andare tutto liscio? Non abbiamo mai chiuso le porte in faccia a chi voleva dialogare con noi nella massima trasparenza e legalità.
Non credo sia mai accaduto niente del genere nella storia di questa città: per un proprio tornaconto politico e “social” si sono ignorate persino le offese e le minacce al sindaco che, altro non era, che semplicemente la parte dello Stato, della legalità, della civiltà, della legge, delle istituzioni, della giustizia.
Lo faccio io, allora, a nome di tutta la mia amministrazione, un plauso alle forze dell’ordine ed al mio corpo di polizia municipale. Uomini e donne instancabili che per giorni hanno presidiato il territorio fino alla notte del 7 dicembre quando si è fatta sentire forte e chiara la presenza dello Stato lì dove mancava da decenni. Incredibilmente si è preferito cavalcare l’onda che una certa subcultura chiama “tradizione” e si è scelto, perché tutti facciamo delle scelte, isolare le istituzioni ed il sindaco. Mi vengono in mente troppi esempi assai importanti per la Storia di questo Paese in cui la distinzione tra Bene e Male, tra buoni e cattivi, ha avuto tragiche conseguenze.
Si è preferito continuare ad alimentare la “colpa” di aver “fermato” questa tradizione, che tale non è perché di cultura non c’è proprio nulla, di illegalità. Si è preferito fomentare l’odio. Grave e pericoloso: se dalle minacce si fosse passato ai fatti di chi sarebbe stata la colpa?
Non bisogna generalizzare, certo, non tutti i rioni si “affidano” ai “capizona” per i fucaracchi, certo. Non tutti rubano la legna e la incendiano su pubblica via a pochi passi dalle abitazioni. Ma appena dodici mesi fa quelle stesse persone che adesso difendono i quartieri, andavano affermando che in quegli stessi quartieri c’era la camorra a gestire i fuochi illegali, e che lo Stato colpevolmente si era girato dall’altra parte. Bene, bravi, bis.
Campioni di coerenza, di lungimiranza, di rispetto delle regole, piagnucolosi senza idee né senso delle istituzioni. Avete preferito difendere l’antistato. Forse perché quando eravate al governo, è andata sempre così a Castellammare. La parte sana di questa città, quella che ieri in Cattedrale mi faceva i complimenti e mi ringraziava e mi stringeva la mano, merita altro.
Dopo quello che successe lo scorso anno, era chiaro che la risposta dello Stato all’antistato doveva farsi sentire con tutta la propria forza. HA VINTO LO STATO. Hanno perso gli imbecilli. Hanno perso quelli che inneggiano alla violenza e alla criminalità organizzata nel nome di una tradizione che è ben altra cosa, che è l’anima e l’essenza di Castellammare. Peccato anche per alcuni parroci che forse per paura alimentano fuochi e feste completamente illegali. Peccato per la pioggia, una maledetta pioggia, che ha rovinato la festa sull’arenile. Sì, sull’arenile, dove i falò erano autorizzati, in totale sicurezza, per dar seguito ad una tradizione secolare, identitaria, una tradizione tutta nostra. Non quella descritta dai leoni da tastiera e dagli “esperti” dell’ultim’ora.
I falò dell’Immacolata non sono certamente neppure quelli che abbiamo visto montati sull’arenile. Su questo sono assolutamente d’accordo. Non era quello lo spettacolo che la città meritava per la festa sul lungomare. Ma su questo faremo chiarezza, per capire tempi, modalità e procedure con cui è stata svolta la gara per i falò. Adesso basta: chi ha sbagliato pagherà le conseguenze.
Trovo vergognosa l’ipocrisia di qualche consigliere che chiede le dimissioni del direttore artistico che pochissimo c’entrava con la festa dell’Immacolata. Trovo vergognosi l’ipocrisia e il tacito assenso con cui si è consentito che si creasse questa pericolosa dicotomia tra Stato ed antistato.
Tutta questa vicenda ci ha fatto tornare alla mente un audio che ci è arrivato nella posta di Facebook subito dopo l’operazione antiabusivismo al rione Savorito qualche settimana fa. C’era una donna che affermava che un sindaco avrebbe dovuto pensare a problemi ben più gravi ogni giorno, e che la cappella votiva abusiva si trovava lì da trent’anni. Trent’anni. Durante i quali nessuno ha visto, tutti hanno tollerato e si sono voltati dall’altro lato. Noi non ci siamo mai voltati e mai lo faremo. –