Scoglio di Rovigliano, l’eterno e disperato cercar di Donna Fulgida


Castellammare di Stabia, 890 d.C. – A pace ritrovata della famiglia del Conte Orzo, ormai stabilitosi serenamente presso “Petra Herculis”, trova improvvisamente la fine. Le quattro navi saracene che da giorni stazionano a largo della costa hanno deciso di sferrare un violento attacco per impadronirsi di un luogo strategicamente importantissimo: l’Isolotto di Rovigliano, considerato dalla notte dei tempi ”custode dal mare” di Stabia, Pompei ed Oplonti.

Ormai familiarmente “Scoglio di Rovigliano” con le sue bianche rocce calcaree, emergenti dal mare, è ciò che resta, forse, di una grande montagna sprofondata a causa di un evento geologico talmente lontano nel tempo che se n’è attribuita l’origine al mito, più precisamente ad Ercole che ormai stanco, reduce dalla Sicilia dove ha affrontato la sua decima fatica, vuol riposare ed allora, strappa con forza la cima del Monte Faito e la scaglia nel meraviglioso mar per farne una vera e propria culla in cui ritrovar pace e riposo.

Per gli stabiesi è ’O scuogljo e San Catiell, per i Torresi è ‘O Scartellat, mentre guardandolo dal mare aperto è annunciato da E Carusell, quelle piccole rocce che affiorano come teste di bambine pelate (da quì il nome) quando le onde si alzano.

Da sempre, dunque, baluardo commerciale e difensivo; addirittura i Fenici vi hanno attraccato le loro navi e gli Osci che, prima dei romani, hanno raggiunto queste zone.

Quelle bocche, così chiamate le sorgenti del Sarno hanno favorito il naturale insediamento in questi luoghi. Le acque,decantate già da Virgilio, invadono e pervadono, ancora ad oggi, tutta la valle fino a Pompei che con Stabia, Oplonti e “Petra Herculis” hanno costituito un vero e proprio micro insediamento portuale ripartito su antichi scogli collegati, in origine, da strutture murarie ormai crollate.

Qui la Villa della “Gens Rubilia”, produttori di vino di Pompei romana; poi i “Benedettini” che nel V secolo costruiscono il Monastero di San Michele Arcangelo; e, per tornare alla nostra storia, i Longobardi che arrivano a Castellammare guidati dal Conte Orzo che, insieme a sua moglie Donna Fulgida ed al figlio, si allontanano dall’ esercito stanziato in città per andare a vivere sull’isolotto.

Tornando alla nostra storia: l’attacco dei Saraceni è fatale per la famiglia del Conte, sono ormai assediati; sua moglie che ne è tanto innamorata, in un disperato tentativo di salvarlo, viene colpita e resta a terra stordita; la battaglia è sanguinosa, la difesa fallisce, il Conte viene prima ucciso e poi impiccato in bella mostra, il figlio catturato.

Quando Donna Fulgida si riprende, tutto intorno a Lei è dato alle fiamme, il corpo di suo marito penzola dalla torre; disperata cerca il figlio che, purtroppo, non troverà mai più.

Nessuno sa dove sia finita e cosa sia successo a Donna Fulgida che, in un attimo, perse tutto ciò che amava: marito, figlio, casa e affetti.

Quando la vita si accanisce in questo modo e soprattutto quando gli eventi sono improvvisi a restar imprigionate su questa terra sono le anime dei dannati, condannate da un destino avverso. E allora, si racconta che, ancora ad oggi, di sera, i gabbiani, quando vanno a posarsi sulla spiaggia di Rovigliano, con la loro danza, accompagnino quell’eterno e disperato cercar di Donna Fulgida che non ha mai riavuto la pace.

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