Serena Autieri al Teatro Augusteo con ‘Diana e Lady D’

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‘Diana & Lady D’  in scena al Teatro Augusteo dal 3 al 12 marzo con Serena Autieri, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo.

Entrata trionfale per l’attrice Serena Autieri per la prima del 3 marzo al Teatro Augusteo del musi-monologo ‘Diana e Lady D’. Auto diplomatica, quattro guardie del corpo e lei vestita da principessa con tanto di corona sulla testa, che esce acclamata dal pubblico presente.

Stesso copione per l’ingresso della prima nazionale al Teatro Sistina di Roma, dove ad accoglierla, oltre al pubblico c’erano numerosi ospiti illustri come Tosca D’Aquino col marito Massimo Martino, gli attori Paolo Conticini e la moglie Giada Parra, Michele la Ginestra ed in sala il regista Neri Parenti, mentre a Napoli di ospiti illustri ce n’erano pochissimi : Patrizia Pellegrino, Antonio Bassolino, in sala la cantante Gloriana.

 ‘Diana & Lady D’ prodotto da Enrico Griselli per Engage, è proposta dal regista Vincenzo Incenzo con verticalismi scenografici, in un piano superiore ed uno inferiore che separano l’anima della Lady da quella posta di Diana (sul lato inferiore), splendidamente realizzata da Domenico Quaranta con luci di A.J. Weissbard.

Su questa bivalenza scenica, l’intenzione del regista è quella di presentare le molteplici sfaccettature di Diana come ha dichiarato in conferenza stampa:  «La principessa e la maestrina d’asilo, la bulimica e la filantropa, la mamma e l’amante si sono ostacolate e combattute fino all’ultimo giorno, bruciando una il terreno dell’altra e rivendicando la loro impossibilità di coesistere mentre incessanti scorrevano copertine patinate, sorrisi, onorificenze ed applausi».

La narrazione scorre in un grande flash-back, partendo dalla sera del 31 agosto 1997, quando Diana si prepara per incontrare Dodi Al-Fayed in quello che sarà il loro ultimo giorno di vita.

Una Diana rinata sotto il cumulo di notiziari da tutto il mondo che annunciano nel buio l’incidente al tunnel di Pont de l’Alma, da cui si alza spogliata di tutto, riavvolgendo il filo della vita attraverso ricordi e dolori, davanti allo specchio dove si sta truccando per incontrare Dodi.

Ingenito sottolinea la costante ricerca dell’amore che Diana non riesce a trovare né col padre né con Carlo d’Inghilterra. Tradita dal primo dal divorzio con la madre, poi con le seconde nozze, infine combinando il matrimonio con Carlo d’Inghilterra, svendendola per la sua purezza o verginità. Il secondo che non l’hai mai amata, con lo spettro di Camilla onnipresente, addirittura con una lettera prima del giorno delle nozze fatta trovare sul suo letto.

Non solo l’amore è descritto ma anche il riscatto di una donna abituata a deludere perché :’deludere mi ha tenuto viva’. Riscatto che avviene tramite il sopravvento sulla popolarità del marito, divenendo icona di moda e di stile, donna capace di prendersi ogni amante.

Il ruolo filantropico di Diana viene descritto con la sua battaglia per le mine anti-uomo che mietono vittime soprattutto tra i bambini oltre che gli uomini.

Tra le intenzioni del regista, fare del grido di Diana quello di ogni donna inascoltata, schiacciata e privata della propria libertà espressiva.

Il grido di dolore che Incenzo fa arrivare al pubblico tramite l’interpretazione della Autieri, è ben rimarcato dalle varie scene, dove i brani musicali ne sottolineano o condensano lo stato, con musiche tra quelle preferite da Diana e quelle inedite di Francesco Arpino con testi di Incenzo.

La musica è diretta da Maurizio Metalli con hit anglosassoni e inediti arrangiati per orchestra, composti da Francesco Arpino. La traduzione dei testi musicali inglesi sono a cura di Vincenzo Incenzo.

Tra i brani manca il riferimento al suo gruppo preferito: i Duran Duran, espresso da Diana in una intervista prima del matrimonio, contrapposti all’epoca ai più eleganti Spandau Ballet, generando una spaccatura tra i fan della futura principessa.

L’inserimento dei primi due brani in inglese rende più difficile entrare subito nella narrazione, mentre quelli con testi in italiano di Incenzo, alla fine fa confondere il pubblico, il tutto non rende l’idea di un’amalgama alle belle composizioni di Francesco Arpino con altrettanti magnifici testi di Incenzo la cui sensibilità è nota per le collaborazioni con i nomi noti della canzone italiana come Renato Zero e tanti altri.

L’intepretazione ineccepibile della Autieri denota una bella estensione vocale, fa commuovere sui brani ‘Sempre’ (la ‘Somewhere’ di West Side Story), ‘Ascoltami’ (la ‘Promise me’ di Beverly Craven), ‘Mama’ (‘Bohemian rhapsody ‘). In versione inglese ‘The sound of silence , ‘Wonderful life ‘, ‘Feel you’, solo per citarne qualcuno.

Da sottolineare il quadro botticelliano di Diana con le amiche per periodo più bello della sua vita a Londra, mentre canta in inglese ‘Wonderful life’ (del cantautore Black) e sul ritornello utilizza il linguaggio dei segni, sfuggito alla maggior parte del pubblico.

Un quadro che lascia perplessi è quello erotico, rendendo una Diana eccessiva e forse fuori dal contesto della sua natura, sebbene sia uno splendido numero adatto ad un varietà, con costumi e coreografie molto glamour  e la musica di ‘I feel you voluta da Bill Goodson.

In ‘Diana & Lady D‘  magnifica è  la soluzione scenografica per descrivere l’Africa e la battaglia della principessa per le mine anti-uomo.

 Serena Autieri dimostra la sua valenza attoriale, impeccabile nelle parti cantate e si nota il lavoro di introspezione fatto, per riuscire a comunicare la drammaticità e la complessità delle sfaccettature della protagonista. In particolar modo è delicata e senza sbavature nel momento dove manifesta il desiderio mai avveratosi di non essere spogliata, ma rivestita dal suo uomo, come segno dell’amore più alto, quello che solo una madre sa dare.

Al termine della rappresentazione, visibilmente commossa la Autieri saluta il pubblico sulle note di ‘Candle in the wind’.

Gli effetti scenici come le elaborazioni grafiche ad opera della Unità C1 sono suggestivi ed efficaci, come il volo di gabbiani che si trasformano mano a mano in simboliche ed eloquenti maglie di una rete metallica, la cascata di petali, o il vortice con le fotografie.

Infine splendidi gli abiti di Silvia Frattolillo, scintillanti come si addicono ad una principessa, mentre quelli delle ballerine-traghettatrici dell’anima di Diana, sono più visionari con piccole ali e capigliature stile nuvola.

Uno spettacolo che rievoca episodi noti di Lady Diana, proposti in versione musicale, con magnifici testi di Incenzo. Un atto unico di un’ora e quarantacinque minuti, dove la Autieri riesce a descrivere il personaggio senza lasciare quel calore che la sfortunata protagonista ha lasciato nei cuori di tutti.

L’ambizioso proponimento di presentarlo ai figli di Diana per il ventennale della sua scomparsa, dovrà passare sotto l’austero e rigidissimo protocollo della casa regnante inglese. Gli auguri ci sono tutti, insieme con qualche perplessità.

 

Fonte foto Pasquale Fabrizio Amodeo

 

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