Una straordinaria storia d’amore. Nasce così il Miglio d’Oro


C’è chi si ritrova Re, suo malgrado, e chi, se non avesse fatto il Re, beh! forse le cose non sarebbero state, a questo punto, le stesse.

Con il titolo di “Duca di Parma e Piacenza”, batte a cavallo tutta l’Italia meridionale. Vuol conoscerne bene il territorio e vuole, soprattutto, che il popolo lo riconosca. E’ il 1734 e Carlo di Borbone sceglie Napoli come capitale del suo Regno.

Da sempre le madri hanno un ruolo fondamentale nella vita dei propri figli ed anche in questa storia, l’ambizione di Elisabetta Farnese (Principessa di Parma e Piacenza, moglie di Filippo V), ha la sua importanza.

Sono diverse le possibili spose che ella propone a Carlo, suo figlio, nel corso dei primi anni di regno. Vuole un’austriaca al suo fianco; dunque l’ennesimo matrimonio a diventare un affare di stato.

Questa volta, però, è diverso; infatti, è questa, una delle rare volte in cui politica e amore si intrecciano perfettamente. Carlo, vedendo il piccolo ritratto della sua promessa sposa, resta folgorato dai capelli color dell’oro, dalla candida pelle, dall’azzurro dei suoi occhi e le doti, decantategli, lo entusiasmano: l’amore per l’equitazione, la musica e la poesia, lo affascinano.

Con una lettera ringrazia sua madre per la felice scelta e dopo aver atteso la dispensa papale per la giovane età di lei, Maria Amalia di Sassonia, intraprende il lungo viaggio alla fine del quale si ritrova Regina consorte di Napoli. Da questo momento i due vivono una lunga storia d’amore da cui non solo nascono ben 13 figli, ma, l’amore che entrambi nutrono nei confronti del loro regno, come già raccontato in precedenza, dà vita alla più bella delle ”scenografie”.

Maria Amalia si ambienta subito, impara le tradizioni napoletane, la lingua, finanche il gioco del lotto, le feste sfarzose e si reca a messa con il marito tutte le domeniche pomeriggio nella Chiesa del Carmine; dunque vive la sua città, la ama ed è amata.

La storia vuole che durante uno delle tante giornate, alla scoperta di nuovi luoghi, i sovrani giungono presso Villa D’Elboeuf fatta erigere nel 1711 su progetto del Sanfelice. Qui il panorama incanta talmente che subito si decide di costruire a Portici una nuova Reggia, residenza estiva dei Borbone.

Inizialmente i lavori sono affidati al Medrano, poi ad A.Canevari, ma vi partecipano anche Vanvitelli (sempre pronto ad esaudire i desideri di Sua Maestà, come del resto fà a Caserta) e Fuga; molte delle preesistenti costruzioni vengono acquisite per poter estendere il bosco fino al Vesuvio e, sul mare, installati grandi vivai per la pesca.

I lavori di scavo sono una continua sorpresa. Alla notizia del riemergere incessante di tesori archeologici , il Re e la Regina si recano di continuo sul posto per assistervi,; infatti, è proprio Maria Amalia ad esser presente al ritrovamento dei “Papiri” di Ercolano.

A pensarci bene, Carlo non ha necessità alcuna di un altro palazzo, ma suo volere è far sentire al popolo la vicinanza degli stessi sovrani; la nuova Reggia, cosi, con il tempo, assume sia funzione di palazzo reale che sede del Museo Ercolanense, i primi, dunque, a rendersi conto di tali importanti scoperte.

Grazie a tale magnificenza e importanza, Portici entra a far parte del “Grand Tour” (viaggio intrapreso dai ricchi aristocratici europei del tempo, che arricchiscono la propria cultura con la conoscenza concreta dei luoghi).

Succede anche che Il nuovo palazzo, avendo dimensioni minori, non può ospitare tutta la corte, ed è a questo punto che le famiglie aristocratiche, quelle maggiormente legate ai sovrani, decidono di acquistare o costruire nei dintorni, creando, così, quell’importante patrimonio storico architettonico definito “Miglio d’Oro”, strada lungo la quale le 122 ”VIlle Vesuviane” (Villa D’Elboeuf ne è considerata la prima in ordine cronologico) si incastonano come vere e proprie pietre preziose.

E’, dunque, l’antica “Strada delle Calabrie” (attualmente Viale Università) che oltrepassa il cortile della Reggia.

Lungo lo scalone vi sono poste statue provenienti da Ercolano; addirittura dagli scavi si rinvengono i pavimenti di antiche stanze che, ad oggi, abbelliscono il nuovo progetto; finanche le splendide colonne di marmo rosso che adornano l’altare della cappella barocca fanno parte dell’antico teatro riemerso.

Il parco è un giardino all’inglese che dirada verso il mare, percorso da lunghi viali, lungo i quali vengono poste le statue provenienti dagli scavi; oltre il bosco con una piazza fortificata, per le esercitazioni militari, una fagianeria ed, ancora, uno zoo, in cui viene ospitato addirittura un elefante.

E’ nel 1759 che Carlo viene chiamato a Madrid per diventare Carlo III di Spagna. Sua moglie ha l’obbligo di seguirlo, ma è disperata. Non vuol lasciare Napoli.

E’ a Madrid che incontra per la prima volta sua suocera, Elisabetta Farnese, che ringrazia infinitamente, per averle donato così tanta felicità. Allo stesso tempo, però, star lontana dal suo popolo e dalla sua città è difficile. Maria Amalia ne muore di malinconia nel 1760, appena l’ anno successivo.

Sua Maestà lascia il cuore di Carlo ferito a morte; il sovrano infatti, nonostante regni per altri venti anni, le resterà per sempre fedele.

Reggia di Portici


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