Il 1° giugno 1970 moriva Giuseppe Ungaretti. Uno dei poeti maggiori del Novecento, fu da apripista ad altri movimenti letterari come il crepuscolarismo e il futurismo. Ungaretti è il poeta della solitudine, della guerra, ma anche della fratellanza. La vita di Ungaretti fu costellata di eventi traumatici. Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888, dopo 24 anni si trasferì prima a Parigi per studiare, poi in Friuli, dove combatté la Prima guerra Mondiale. Giunse poi a Roma, nel dopoguerra, fino ad arrivare dall’altro capo del mondo, in America Latina, a San Paolo del Brasile, dove insegnò dal 1937 al 1942.
Ungaretti è stato uno scrittore di una sensibilità innata e un’intelligenza sopraffina. Nelle sue poesie traspare tutta l’angoscia della guerra, il dolore per la perdita prematura di suo figlio, e più tardi di sua moglie e un velo d’angoscia dato dalla sua esistenza girovaga. La sua raccolta più importante, L’allegria di naufragi (1919) lo consacrò tra i grandi della letteratura nostrana, nonché fulcro d’ispirazione per ogni poeta e scrittore del secolo scorso. Morì a Milano il 1° giugno 1970.