Cultura

Napoli, Palazzo dello Spagnuolo, set cinematografico di ogni tempo

Pubblicato da
Margherita Cirillo
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Vere e proprie quinte sceniche le scalinate di Palazzo dello Spagnuolo e Palazzo Sanfelice molto simili tra loro.

E allora De Sica lo sceglie. E’ il posto adatto ad accogliere una delle drammatiche scene del “Giudizio Universale”, per l’esattezza quella in cui Vittorio Gassman corre su per lo scalone, facendosi spazio tra una folla assiepata in preghiera. Grazie, dunque, proprio alla scena di un film, lo scalone ritrova la funzione per cui a suo tempo è stata ideato e costruito: l’Accoglienza; in questo caso di una folla in preghiera, una folla di credenti che sorregge tra le mani una candela, accesa con trepidazione sperando nella divina ed estrema benevolenza.

Palazzo dello Spagnuolo, scenografia o boccascena della “Napoli cinematografica”di ogni tempo

Chissà se De Sica si sia ispirato all’originale idea progettuale oppure, la stessa, abbia mai potuto ispirare tale scena; fatto sta che la grande scalinata ad “Ali di Falco” del Palazzo dello Spagnuolo, insieme a quella, molto simile, di Palazzo Sanfelice, restano vere e proprie icone barocche; scenografia o boccascena della “Napoli cinematografica”di ogni tempo.

E’ il XVII secolo e Napoli è una capitale sovraffollata e caotica; c’è bisogno di un’espansione al di fuori del centro, ormai, sommerso dai commerci,dalla povertà e dai forestieri.

Le diverse epidemie hanno molto influito sulla igienicità delle zone popolate, e sulla salubrità dell’aria tant’è che i ricchi scelgono la nuova “zona sana”, per l’ubicazione delle proprie dimore.

Dunque, nel secolo successivo, le strade del quartiere divengono percorso obbligato e tortuoso per salire alla nuova Reggia, quella voluta da Re Carlo: Capodimonte.

Palazzo Sanfelice, “Ferdinando lievat a sott!”

Sono questi gli anni in cui il barocco veste Napoli di “Nuovo”: i palazzi coreografici, i marmi contorti e le inverosimili scalinate restano a conferma dell’idea geniale di Ferdinando Sanfelice, nobile di nascita, ma geniale architetto-strutturista, legato alle più fantastiche scenografie celebrative, la cui progettualità estrema, calcolata al millimetro, sfida ogni regola, donando alle sue strutture una tale leggerezza da venir percepita dai più come una leggendaria “instabilità”, motivo per cui, ancora in vita, per i napoletani, il Sanfelice passerà alla storia come “Ferdinando lievat a sott!”

Nonostante le numerose committenze nella stessa Napoli (Villa d’Elboeuf a Portici; il Duomo ad Amalfi; la casa della manifattura della porcellana a Capodimonte e le committenze pugliesi), la progettualità del Sanfelice resta imparagonabile e immortale per le sue scalinate aperte che divengono elemento imprescindibile del barocco soltanto a Napoli; egli è l’unico architetto a porre la scalinata aperta in posizione centrale rispetto al cortile in modo da sentirsi immediatamente proiettati verso l’esterno. Dunque, scalinate maestose immediatamente percepibili dagli ingressi dalle strette strade che non danno modo di osservare le grandi facciate, quindi, un’architettura capace, magicamente, di invitare all’ingresso.

Ferdinando Sanfelice

Le scalinate dei due palazzi diventano per l’autore vere e proprie quinte sceniche, un incredibile intreccio e susseguirsi repentino di archi, volte e tridimensionalità che si affacciano maestosamente su di un cortile trasformatosi per incanto in un vero e proprio mondo a sé.

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Margherita Cirillo

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