Capodimonte e le sue rinomate porcellane

Nonostante il matrimonio combinato da sua madre Elisabetta Farnese, l’amore che Re Carlo prova per la giovane moglie, Maria Amalia di Sassonia, è grande e molte sono le affinità e gli obiettivi che li legano. Tra queste l’aspirazione a rendersi completamente indipendenti dal regno spagnolo e la volontà di fare di Napoli una grande “Capitale Europea”.

E’ il 1735. Ora Carlo è Re di Napoli e delle Due Sicilie e allo stesso tempo, ancora, Duca di Parma e Piacenza.

In fretta dá ordine di inventariare la Collezione Farnese (donatagli da sua madre) consistente in dipinti, disegni, bronzi, e altro, tra cui anche materiale archeologico, e ne dispone l’immediato trasferimento a Napoli,  momentaneamente presso Palazzo Reale.

Momentaneamente, proprio così, poichè vuole che vi sia una nuova Reggia che, come Palazzo Pitti a Firenze, diventi sia residenza regale che sede museale. Così il 10 settembre del 1738 si dá inizio ai lavori per la costruzione della grande Reggia che, ancora oggi, dalla collina di Capodimonte, domina tutta Napoli.

E’ proprio Carlo a scegliere il bosco che, data la grande passione per la caccia e l’equitazione dei Borbone, assume una vera e propria funzione di stato; infatti, mentre il Sovrano caccia spensierato, gli ospiti (ministri, capi di stato e nobili) passeggiano estasiati tra i viali, ritrovandosi in un parco che ha una impostazione completamente differente dagli altri, e un impianto completamente autonomo dalla Reggia, ideato dal Sanfelice proprio in rapporto all’ attività venatoria.

L’impianto scenografico è puramente barocco, con un piazzale d’ingresso da cui si irradiano cinque viali alberati in cui si intersecano, a loro volta, viali minori in modo da fondere l’ordinata prospettiva del “giardino all’italiana” con quella che può sembrare, solo apparentemente spontanea del “giardino all’inglese.

I lavori, dopo un inizio repentino, rallentano. Il Re e la Regina hanno, nel frattempo, pensato ad altro; Vanvitelli li ha deliziati con il suo nuovo progetto:la Reggia di Caserta che diventa concreto.

Nonostante tali importanti interferenze, la costruzione di un palazzo che rappresenti il Re, i Borbone, e ne dimostri il potere, la ricchezza e lo sfarzo resta.

Nel 1739 viene istituita una commissione con il compito di stabilire la più idonea sistemazione alle opere provenienti da Parma: i dipinti nelle sale esposte a mezzogiorno, lato mare, per godere di una migliore illuminazione;  mentre i libri nelle retrostanze che danno verso il bosco, considerate meglio areate.

L’imponente maestosità della Reggia di Capodimonte si innalza su una pianta rettangolare di ben 170 m. di lunghezza e 8 m. di larghezza.

Il Medrano adotta proprio lo stile neoclassico poichè rappresentativo delle grandi corti.  Le rigorose facciate sono in stile dorico, scelto proprio per la finalità museale dell’edificio che, intonacato di Rosso Napoletano, ben contrasta con la prorompenza del piperno grigio.

Ma i Sovrani guardano lontano, alla Germania, alla Francia e per considerarsi alla pari, assumono lo scultore fiorentino Giuseppe Gricci, il pittore Giuseppe Della Torre, l’intagliatore Ambrogio di Giorgio e danno a costoro l’incarico di occuparsi della fabbrica di porcellana che trova la sua sede storica nel giardino della Reggia.

capodimonte

E’ da questo momento che la Porcellana di Capodimonte diviene famosa in tutto il mondo, riconoscibilissima per l’elevata qualità del morbido impasto.

Nonostante il ritorno di Re Carlo in Spagna, la produzione di ceramiche di Capodimonte continua ancora oggi, e adesso sappiamo che è legata al ricordo di un Antico Regno.


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