La storia di Napoli da sempre è contaminata dal folclore di usanze e credenze popolari.
Numerosi sono i modi di dire ancora oggi in uso, derivanti dalle tante leggende che si tramandano sulla città. Sacro e profano si mescolano in racconti di amori proibiti, miracoli, tradimenti, tradizioni, lotte di potere e delitti. Al centro delle vicende non solo i luoghi ed i personaggi di spicco dell’antico panorama partenopeo, ma anche quartieri popolari, vicoli e persone comuni, divenuti celebri per avvenimenti particolari.
Tornando al Museo delle Arti Sanitarie e alla Storica Farmacia degli Incurabili, all’aspetto storico, artistico e religioso non si può non aggiungere un pizzico di folclore. Nel XVI secolo le conoscenze mediche non erano certamente quelle odierne, spesso dunque ci si affidava a rimedi davvero poco ortodossi per la cura degli ammalati. In particolare il trattamento della psicopatia dava scarsi risultati ed era molto dispendioso in quanto basato principalmente su decotti e purghe; per questo il metodo proposto da Giorgio Cattaneo a metà del ‘500 venne accolto all’Ospedale degli Incurabili con grande entusiasmo. Secondo il medico, i disturbi della psiche derivavano da un eccesso di forza fisica rispetto la debolezza dei centri nervosi del paziente, o viceversa. Nel primo caso i soggetti erano curati facendo girare loro una ruota per attingere l’acqua da un pozzo; ancora oggi a Napoli, si dice volgarmente che deve andare a la rota colui che si comporta da matto. Nella seconda ipotesi ai pazienti veniva prescritta una cura ricostituente presumibilmente a base di cento uova. Secondo alcune fonti i pazienti venivano anche immersi nell’acqua gelida e percossi brutalmente per sedare le crisi più violente. Ecco spiegata, proprio sullo scalone principale dell’edificio, la bizzarra presenza di una costruzione circolare, nota appunto come pozzo dei pazzi collegata alle terapie di Giorgio Cattaneo, conosciuto anche come Mastuggiorgio. Le sue teorie infatti impressionarono fortemente il popolo, tanto che ancora oggi ve ne sono tracce nella letteratura dialettale, nel costume e nei modi di dire partenopei. Nel periodo di carnevale frequentemente ci si vestiva con abiti e berretti bianchi, tipica divisa dei ricoverati in manicomio; in dialetto, si usa ancora chiamare Mastuggiorgio l’infermiere che si occupa di soggetti affetti da disturbi mentali.
Alcuni sostengono che la parola derivi dal greco mastigophòros, portatore di frusta, cioè colui che usava la frusta per placare gli animi più agitati; tuttavia la leggenda, nonché teoria più accreditata, riconduce il termine a Cattaneo, il più aggressivo tra i domatori di capo-tuoste. Ulteriori notizie in merito alla sua vita sono scarse e frammentarie, anche perché nel 1794 un incendio distrusse la maggior parte dei documenti presenti nell’ospedale. Alla sua morte,la cui data certa è difficile da stabilire, il metodo da lui introdotto fu ritenuto eccessivamente feroce e per questo non trovò ulteriore applicazione. Nonostante la presenza di Cattaneo presso l’Ospedale degli Incurabili sia stata ampiamente accertata, la sua storia avvolta nel mistero ha fatto talvolta presumere che egli non sia mai esistito, ma sia il frutto della fervida immaginazione popolare. Ora sapete che a Napoli, se qualcuno si rivolge a voi con l’espressione v’aspetta Mastuggiorgio, probabilmente vi sta dando del folle.