Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’imposizione di dazi del 10% su diversi territori, tra cui le remote isole Heard e McDonald, situate nell’Oceano Indiano sub-antartico e amministrate dall’Australia. Queste isole, prive di popolazione umana e abitate principalmente da pinguini, foche ed elefanti marini, sono state incluse in una lista di “paesi” soggetti ai nuovi dazi statunitensi.
La decisione ha suscitato perplessità e ironia a livello internazionale, considerando che le isole Heard e McDonald non hanno attività economiche né esportazioni verso gli Stati Uniti. Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha commentato: “Nessun luogo sulla Terra è al sicuro”.
Guerra ai dazi, l’iniziativa di Trump che fa discutere
Oltre alle isole Heard e McDonald, altri territori australiani sono stati colpiti dai dazi, tra cui l’Isola Norfolk, che ha subito una tariffa del 29%, e le isole Cocos (Keeling) e Christmas, anch’esse soggette a dazi del 10%. Questi territori, sebbene abbiano una popolazione ridotta o nulla, sono stati inclusi nelle misure tariffarie statunitensi.
La motivazione ufficiale dietro l’imposizione di questi dazi su territori privi di attività economica rimane poco chiara. Tuttavia, alcuni analisti suggeriscono che la misura possa essere parte di una strategia più ampia volta a colpire tutti i territori affiliati a determinati paesi, indipendentemente dalla loro rilevanza economica, per evitare possibili triangolazioni commerciali o scappatoie nelle politiche tariffarie. Inoltre, l’inclusione di tali territori potrebbe riflettere un’applicazione uniforme e generalizzata delle nuove politiche commerciali statunitensi, senza una valutazione dettagliata delle specifiche condizioni economiche di ciascun territorio.
Questa mossa ha sollevato interrogativi sulla coerenza e l’efficacia delle politiche tariffarie statunitensi, evidenziando potenziali implicazioni per le relazioni diplomatiche e commerciali con paesi alleati come l’Australia.