Di poesia non ce n’è mai abbastanza! Non mi stancherò mai di dirlo. Negli ultimi giorni mi è stata consigliata una silloge i cui componimenti sono di rara e struggente bellezza. Si tratta di “A un ricordo da te” di Selene Pascasi, avvocato, giornalista e firma del Sole 24 Ore, oltre che paroliere e critico musicale. Edita da Scrivere Poesia Edizioni, l’opera è dedicata alla Onlus Airalzh, cui è destinato un terzo di tutti i ricavi. Ho avuto il piacere di perdermi in un’interessante chiacchierata com l’autrice. Ecco cosa mi ha raccontato.
Selene Pascasi: “A salvarmi la poesia”
- Come nasce la silloge “A un ricordo da te”?
Nasce, e si forma lentamente, negli anni in cui ho assistito mio padre Silvio volato via a fine agosto. Anni in cui l’ho curato, coccolato, amato, con mia madre, stringendo forte ogni istante passato con lui. Sapevo che mi avrebbe lasciato e così ho respirato ogni singolo momento di quel periodo. Un periodo doloroso perché lo vivevo nella consapevolezza che avrei presto perso l’essere che più mi aveva amato al mondo, lavorando senza sosta fin da giovanissimo per garantirmi un futuro migliore, stando ben attento a non farmi mai percepire il suo sacrificio. E prendersi cura di chi sprofonda (scrivo in Genesi “come quando si muore da vivi” / “come quando si vive da morti”) è un patto di lucidità con se stessi arduo da onorare. Eppure, per amore, ci si riesce. A salvarmi, imprevedibili, le poesie. Sì, la poesia mi ha sempre salvato.
- Una parte del ricavato delle vendite andrà a favore di Airalzh per la ricerca scientifica contro l’Alzheimer. A che punto sta la ricerca?
Non sono un medico, ma credo che la ricerca stia facendo moltissimo. Il problema è che non basta mai. Servono fondi per sperimentare, aiutare le famiglie a gestire la malattia, sostenere i caregiver a livello materiale, psicologico e formativo, rafforzare una rete multidisciplinare che abbracci malati e caregiver, perché spesso ci si sente soli ad affrontare un mostro che scompone volti, dissolve ricordi, scava dentro. Per fortuna, mio padre mi ha sempre riconosciuto e, seppur un po’ disorientato, non ha mai perso la sua intelligenza, la geniale ironia e l’infinita bontà di un cuore capace di amare persino gli sconosciuti. Ora che è in un’altra dimensione, vorrei che le vendite del libro spiccassero il volo così da aiutare l’Airalzh – cui la mia casa editrice solidale Scrivere Poesia devolverà un terzo dei ricavati delle vendite – ad aiutare chi sta, ora, lottando.
“Nella malattia, resiste la coscienza primordiale. E resiste, soprattutto, l’amore”
- A chi consiglieresti la lettura del tuo libro?
A tutti e non lo dico per supponenza. Consigliarne la lettura solo ai curacari (termine preso in prestito da Flavio Pagano che, bontà sua, nell’introduzione al mio libro lo ha definito un piccolo capolavoro) vorrebbe dire privare chi non conosce la malattia di Alzheimer di immergersi in un mondo fatto sì di dolore e di mancanze, ma anche di sorrisi, speranze, promesse. L’esperienza mi ha insegnato che, nella malattia, resiste la coscienza primordiale. E resiste, soprattutto, l’amore. Quando la parola inciampa, lo sguardo si spiega benissimo. Ci sono dei dialoghi del cuore che non hanno bisogno di lucidità. Ecco, leggendo le mie poesie si può comprendere la magia e la potenza dell’amore che va oltre la vita. È questo il messaggio che ho voluto trasmettere con i miei versi: amate i vostri cari, anche e soprattutto nella malattia, perché quando avranno le ali, tutto quell’amore sarà il bagaglio che vi aiuterà a lenirne la mancanza.
- Il tuo libro è uscito solo da pochi mesi. Come è stato accolto? Quali sono stati i primi feedback?
Ottimi e ne sono felice. Ma più delle vendite (è presto per tirare le somme) ciò che mi appaga è l’affetto dei lettori. Come era accaduto con altri miei libri, ricevere ogni giorno messaggi di persone di tutte le età, di qualsiasi classe sociale o cultura, che ti ringraziano per le emozioni trasmesse e per l’arricchimento tratto dalle mie poesie, è semplicemente meraviglioso. Ma il merito, se c’è un merito, non è solo mio. Sono fermamente convinta che, per poter percepire certe emozioni e saperle accogliere, quelle emozioni devi averle dentro tu per primo. Come dire, se non hai una buona dose di sensibilità, anche il libro più bello del mondo resterebbe carta stampata.
- Progetti futuri?
Diversi. Intanto, spero di dare alla luce una canzone che ho scritto molti anni or sono e che, per mille ragioni, ancora giace. Proseguirò, poi, il percorso da critico musicale al Premio Lunezia occupandomi di motivare e valutare i testi dei brani dei big. Ma, soprattutto, sto lavorando all’edizione aggiornata del romanzo d’esordio “Dimmi che esisto”, scelto da Radio1 Rai come simbolo della lotta al femminicidio, ispiratore di un docufilm, romanzo pluripremiato e apprezzato dalla critica di settore. È una storia di violenza, di manipolazione – basata su fatti veri, vissuti nella professione di avvocato – ma è anche una storia d’amore e di rinascita. Con il mio libro, urlo alle donne: puoi rinascere da un abuso ma prima devi imparare ad amarti e capire che l’altra metà della mela sei tu.
- Chi è Selene Pascasi? Cosa sogna?
Sono avvocato, giornalista e firma del Sole 24 Ore, paroliere, critico musicale. Tanti ruoli, ma soprattutto sono una persona che guarda il mondo con occhi di bambina. In me, conservo ancore lo stupore di quando ero piccola. Scrivo, come allora, le mie impressioni su carta. E mi sento bene, in ciò sono molto simile a mio padre, se riesco ad aiutare qualcuno, fosse anche un vecchio sdentato in difficoltà. Un vecchio sdentato, il cui sorriso sgangherato, mi riempie di gioia. Cosa sogno? Il ritorno all’umanità, al rispetto dell’altro, alla dignità come metro di giudizio nella vita e nel lavoro. Da donna, purtroppo, mi è capitato spesso di dover rinunciare a percorrere strade che amavo, e meritavo, per non scendere a compromessi lesivi della dignità. Sogno, poi, quando Dio vorrà, di riabbracciare mio padre.
Salutiamo e ringraziamo Selene Pascasi per la sua disponibilità e per i meravigliosi versi che potete leggere di seguito con i quali ha omaggiato i nostri lettori.
GENESI (di Selene Pascasi)
Ti ho visto
sprofondare nel vuoto
indicare gesti ai pensieri
approdare sfinito
sulla riva dei ricordi
boccheggiare
(come quando si muore da vivi)
e tornare genesi dalle acque.
Padre, arrivo.
Ti ho visto
franare nell’indecenza
lesinare vita alla materia
attraccare esausto
all’orlo del mio amore
distenderti
(come quando si vive da morti)
e strappare attimi al nulla.
Padre, resto.
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