Il potere delle parole e il tragico utilizzo che ne facciamo

“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”
Stan Lee


Sì, Stan Lee. Perché, il checchè se ne possa pensare, non è mai stato Ben Parker a pronunciare quelle frase. Peter Parker – alias Spiderman – quel motto non l’ha mai ereditato dal compianto zio. Non è così nella prima striscia a fumetti che segna la nascita del supereroe di Manhattan: quella frase è contenuta in una didascalia scritta di polso da Stan Lee. Solo nel 1987, in via del tutto estemporanea, sarà Peter a sostenere, sempre tramite didascalia, che quella frase l’ha detta lo zio prima di morire.

Il potere delle parole…

Le parole hanno uno straordinario potere: dipingono la realtà circostante e sono in grado di cambiare connotazione agli eventi. Spesso sono associate alla lingua, “affilata come una spada”. Personalmente, ho sempre preferito la definizione dello scrittore islandese Jón Kalman Stefánsson, per cui le parole sono “frecce, proiettili, uccelli leggendari all’inseguimento degli dei, le parole sono pesci preistorici che scoprono un segreto terrificante nel profondo degli abissi, sono reti sufficientemente grandi da catturare il mondo e abbracciare i cieli, ma a volte le parole non sono niente, sono stracci usati dove il freddo penetra, sono fortezze in disuso che la morte e la sventura varcano con facilità”. Attraverso le parole possiamo tutto e possiamo niente.

In questi tempi storici, in un Paese che si fregia da sempre di essere patria di poeti (oltre che di santi e navigatori), chi lavora con le parole in questo momento ha un rapporto conflittuale con esse. Usa e abusa del loro potere per dipingere scenari di comodo, confondere per conquistare, dare valore a cose che valore non hanno. E no, non parlo solo di quella persona che stamattina ha mandato un comunicato stampa a una mia amica firmandosi come assistant storytelling (assistente alla narrazione).

…e il tragico utilizzo che ne facciamo

Dal giorno in cui Biancaneve, dopo poco meno di un secolo dal suo salvataggio da parte del principe, è tornata in auge come (finto) emblema del femminismo (mai successo) militante statunitense, gli esempi si sprecano. Per la dolce principessa la stampa italiana ha dato fondo al barile di termini eclatanti: “BUFERA SU”, “BIANCANEVE CHOC”, “PIOGGIA DI CRITICHE”. Il caso, probabilmente, lo conoscete. E quindi avete avuto anche il tempo di comprendere, nella vostra bolla social, che in America non è esploso alcun caso Biancaneve, solo una piccola considerazione a latere sul termine “bacio del vero amore” in una recensione di una giostra sul San Francisco Gate. In Italia, invece, sì. Con le parole abbiamo montato un caso inesistente per una manciata di click (o per pigrizia, o sbadataggine, decidete voi).

Così, come quando uno compra una macchina e all’improvviso noti tutte le macchine dello stesso modello che girano per strada e si sorprende, ora è proprio semplice far caso a tutte le esagerazioni che, imperanti, sono tornate a dominare il giornalismo online. Sempre più urlato, con lo stesso effetto avuto dell’esplosione del click-bait di qualche anno fa. Nel grande, come per il razzo cinese. Nel piccolo, come quella testata online fondata sull’orgoglio partenopeo quasi neoborbonico, che usa il termine “STRAVINCERE” per la Campania e il sud in merito all’assegnazione delle Bandiere Blu. La Campania, in realtà, era seconda. A stravincere, davvero, era la Liguria. E al terzo posto la Toscana. Insomma, stravincere non era proprio il termine adatto per restituire verità ai fatti nel titolo del pezzo. Ma sicuramente quello migliore per raccontare la realtà che piacerebbe a noi scriventi.

Così non va. Fateci caso. Lo so, so che voi avete il ruolo del lettore e quindi non spetterebbe a voi il controllo. Siete gli utenti finali, quelli che andrebbero serviti. Invece è come quando vi comprate il Rolex e qualcuno vi da la colpa di averlo indossato perché è normale che poi te lo scippano. Quindi da vittime passate a complici. E non può essere così. Ma state attenti, perché di esempi come quelli di cui sopra ne potrei fare a bizzeffe. Come quello del vino annacquato che vorrebbe propinarci l’UE che in realtà è tale solo nei titoli di alcuni giornali (e comunicati stampa). State tranquilli: nei vostri calici (e in quelli di cui scrive) ci saranno solo ottimi vini come sono sempre stati prodotti.

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