Quattro anni fa la piccola Greta Thumberg con il suo Skolstrejk för klimatet (divenuto poi Fridays for Future) ha smosso il mondo intero. La studentessa svedese, prima ogni giorno e poi ogni venerdì, saltava la scuola per sedersi fuori al Parlamento svedese con in mano un cartello. Era il suo modo per sensibilizzare le istituzioni sull’emergenza climatica.
Greta non imbrattava nulla. Piuttosto restava sotto la pioggia con il suo impermeabile giallo. Greta non urlava. Era il cartello a parlare per lei. Greta non danneggiava opere d’arte, né si faceva trascinare in questura. Eppure, la allora 15enne con il suo silenzio ha smosso il mondo intero.
In occasione del “Global Strike cor Future” 60 paesi del mondo, compresa l’Italia (180 città italiane), parteciparono a cortei e manifestazioni per chiedere un cambiamento delle politiche e sensibilizzare cittadini ed istituzioni sul fatto che l’impatto umano sul pianeta è sempre meno sostenibile ed il tempo a disposizione per affrontare il problema è sempre minore.
In pochissimo tempo la studentessa svedese è diventata il simbolo e la rappresentante più conosciuta del movimento ambientalista studentesco. Su lei e sui suoi genitori è stato, tuttavia, gettato tantissimo veleno. Commenti al vetriolo come “Dà un cattivo insegnamento ai ragazzi che seguendo la sua presa di posizione smettono di andare a scuola” oppure “La ragazzina non pensa certo quelle cose; sono i genitori a manipolarla. hanno trovato un modo per far soldi” hanno riempito tutte le piattaforme social. E naturalmente, ora che si è ritirata, i commenti sono diventati ancora più aspri.
Alla luce peró di quanto sta accadendo in questi mesi in tutti i musei del mondo, mi piacerebbe sapere se tutti coloro che hanno criticato il modus operandi di Greta, hanno poi compreso che il suo modo di manifestare non ha mai danneggiato niente e nessuno; anzi, ha contribuito a gettare un seme nelle coscienze di tanti – giovani e meno giovani – che fino a quel momento non avevano certo ancora maturato alcuna idea ambientalista.
“Meditate gente! Meditate!” – recitava un famoso spot pubblicitario degli anni 80.