Una giornata il cui senso si è perso. Donne a teatro per l’otto marzo
Otto marzo: un giorno in cui non si festeggia, in cui si dovrebbe fare memoria e celebrare le donne che sono riuscite a farcela, a conquistare il lavoro, la dignità, il rispetto dei loro diritti; non basta una mimosa una volta all’anno per restare serene e mute per i restanti 364 giorni.
Rosaria De Cicco e il suo spettacolo “Almost famous”, in scena al Nuovo Teatro San Carluccio, nella giornata dell’ Otto marzo concede l’ultima replica di questa pièce scritta a quattro mani con Vincenzo Coppola e che porta alla luce personaggi (ovviamente femminili) che appartengo ai libri di Annapatrizia Settembre (“Caterina scappa scà”), alla penna di Massimiliano Virgilio, a Pasquale Ferro (“Macedonia e Valentina”), Annibale Ruccello (“Maria di Carmela”) e a Maurizio Di Giovanni.
Il buio invade la sala di questa piccola isola felice che è il Nuovo teatro San Carluccio e la voce fuori campo della De Cicco ci racconta del suo incontro con un copione di Ferzan (Ozpetek, ndr) e poi, discinta e sensuale, compare la sua figura e la sua voce mentre canta “Domani è un altro giorno”, a raccontare di un viaggio, di un ritorno e di mille partenze, che a volte sono fughe come accade per la donna di Lucio, donna senza nome: maltrattata abusata usata e coraggiosa al punto da salvarsi dal suo aguzzino -insieme ai suoi figli- appunto scappando. A quelli che hanno amato le 50 sfumature del master e dello slave, rivolgiamo l’invito ad ascoltare questo monologo, che dà i brividi per le indiscusse capacità interpretative dell’attrice che riesce a mettere a nudo la dignità di questa donna.
Stella, la mamma di Luna, racconta la sua storia con uno slang che parte dal “rione”, uno qualunque di Napoli e si mischia e si amalgama alla colta penna di Virgilio, cercando di dare la sua difficile, controversa, combattuta definizione di maternità; Maria ‘a sporca, la sua patologia, la sua solitudine e il rione di cui diventa l’eroina, l’inconsapevole liberatrice; Maria di Carmela, la Madonna in incognito rinchiusa in ospedale e sorvegliata dalle suore, e infine, il monologo più complesso che parla proprio al cuore delle donne: di quelle che, per amore, mettono da parte loro stesse e permettono al loro uomo di emergere, di risplendere, di crescere a danno di chi li ama. La conclusione di questo monologo (di cui non vi sveleremo di più) strappa un giustissimo applauso a scena aperta, interrotto da un brano con cui si congeda dal pubblico (le musiche sono di Mariano Bellopede).
A sorpresa, ritorna in scena per il gran finale (il testo porta la sua firma) per ripercorrere insieme alle donne in sala, gli errori e gli orrori di un primo appuntamento, con l’ironia che da sempre il pubblico le riconosce. Lunghi applausi e i ringraziamenti a chi ha contribuito alla realizzazione della mise en scène, Rosaria De Cicco ci regala il suo tempo a fine spettacolo per una breve intervista.