EDUARDO DE FILIPPO: tutto talento, se non di più!


A trent’ anni dalla sua scomparsa, diversi  gli eventi organizzati nella  città a sua memoria.

Tra questi, segnaliamo una mostra, aperta il 15 maggio nella Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli, dal titolo “Eduardo , luoghi, vita, opere”, resa possibile grazie alla Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, in appoggio con la Fondazione De Filippo. Inizialmente doveva terminare il 29 giugno,poi prolungata a  fine agosto, ma, dato il notevole e positivo riscontro di pubblico,  sarà aperta ancora tutto il mese di ottobre. La possibilità che si prolunghi in questa sede o presso il Teatro San Ferdinando è l’opzione più reale.

Questa mostra è un percorso nella vita artistica del maestro, un viaggio nel tempo e nel mondo di Eduardo. L’intento è di voler trasmettere la passione, l’artigianalità, il talento lasciando che il pubblico arrivi a toccare -quasi con mano- quel punto sottile in cui la vita reale confluisce in quella teatrale fino a fondersi. Foto,video delle teche Rai, manoscritti, articoli, scarpe di scena, trucco e parrucco, i cartelloni delle opere, la ricostruzione del suo camerino come era negli anni ’50 al Teatro S. Ferdinando, con pezzi originali dell’epoca. Gli scatti della mostra sono affidati a Claudio Garofalo che, per anni, è stato il fotografo di scena di Eduardo, mentre curatore della mostra è Bruno Garofalo, allievo e poi scenografo del maestro. E’ lui la nostra guida, in questa  foto-intervista.

Questo baule dai colori vivaci ed esotici  che misteri o magie nasconde ?

siksikbauleSchizzetto autografo di Eduardo per Sik Sik

(il disegno a mano  è un prezioso omaggio di cui ha voluto renderci partecipe Bruno Garofalo: disegnato da Eduardo per lui con dovizia di particolari, compreso il tavolinetto che vediamo nella foto a destra,  mentre si allestiva al Piccolo teatro di Milano  “Ogni anno punto e a capo”, in cui veniva inserito  Sik Sik l’artefice magico .)

 

Il vuoto è un oggetto teatrale: effimero ,serve  alla rappresentazione, poi diventa solo legno e colore.Sulla scena è il simbolo della “Magia” di Sik Sik ( un  breve atto unico si racconta l’esilarante storia di un illusionista di terz’ordine alle prese con una disastrosa esibizione. Rappresentata per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli nel 1930, divenne ben presto un classico del teatro di Eduardo) In questo baule si nascondeva la graziosa collaboratrice del Mago, e lì inizia tutta un’esilarante gag, per cui la poveretta non riuscendo più ad uscire, mandava a rotoli la rappresentazione del povero, disperato illusionista, per….. fame!

In che misura Eduardo si riconosceva in Pulcinella, la maschera per eccellenza ? 

pulcinella

Pur amando la tradizione Napoletana, ed avendola studiata ed approfondita inevitabilmente per muovere i passi che lo hanno portato poi a livelli drammaturgici di altro spessore, Eduardo indossò una sola volta la maschera di pulcinella, nel suo spettacolo “Il figlio di pulcinella” che non era una delle solite farse Petitiane, ma prendeva a pretesto la maschera, proprio come simbolo della napoletanità, per costruire un suo personalissimo discorso critico ed impegnato sulla contemporaneità e sulle relative problematiche.

Quanto tempo dedicava Eduardo al trucco e parrucco ?

trucco e parrucco

Per Eduardo il trucco era parte del rituale di preparazione, forse il più importante. Curava molto i caratteri del personaggio, in maniera quasi maniacale.Profondamente rigoroso e professionale; arrivava almeno due ore prima della recita,  provava trucchi, adattava baffi e parrucche al suo viso e a quello che voleva rappresentasse anche esteriormente il suo personaggio. Usava con maestria i colori, i ceroni, le piccole protesi, come foruncoli o ferite.Tagliava da esperto baffi e capelli, fino ad ottenere il miglior risultato.  Grande tradizione di una grande scuola, oggi purtroppo quasi persa: gli attori pretendono il truccatore, ed il risultato anche se corretto, perde ogni poesia!

 

Preziosi oggetti indossati in Natale in casa Cupiello:sono gli originali? Era legato ai suoi oggetti di scena, anche affettivamente ?

casacupiello

Si, gli oggetti che individuava non lo lasciavano più, anche per motivi scaramantici.  Questi sono stati i primi occhialini usati da Luca Cupiello, e fino all’ ultimo sono rimasti custoditi nel suo baule teatrale, pronti  per essere utilizzati alla prima occasione.

Tantissime foto e un cilindro:  cosa le ricorda questa teca?

fotoecilindro

Le foto sono soltanto una piccolissima parte della storia e dei ricordi di Eduardo, sempre doviziosamente documentati. Appena arrivato nella compagnia di Eduardo, passavo ore a spulciare ricordi e notizie perfettamente documentate da centinaia di foto. Quel cilindro, come tanti oggetti di scena, fu utilizzato da Eduardo nella commedia omonima “Il Cilindro” uno spettacolo particolare, che ha subito  influenza affascinante di Pirandello, drammaturgo al quale Eduardo ha sempre guardato con molto rispetto e interesse.  L’ho rinvenuto tra i tanti costumi.

 Scarpe di scena: il maestro le indossava anche fuori  ?

scarpe

No, anche queste facevano parte del repertorio costumistico, venivano conservate accuratamente dalla sarta di compagnia, in appositi sacchetti etichettati.  Spesso però erano state scarpe personali, ma dal momento in cui Eduardo le portava in teatro, entravano a far parte del repertorio, e quindi oggetti “sacri” e mai più utilizzabili nella vita reale.

Il suo camerino: tutti pezzi originali ?

camerino

Tutti gli oggetti e gli abiti sono originali, tutto contenuto in quel “baule/armadio” esposto, e che tutti i vecchi, coscienziosi attori di una volta, si portavano dietro; quando si recitava di giorno in giorno nei paesi e nelle città che si toccavano durante le tournées, non c’era tempo di fare acquisti, spesso non esistevano i “costumisti” ed ogni attore metteva a disposizione della Commedia da interpretare, il suo repertorio di trucchi, parrucche, calzature, abiti. Quando mi fu affidato quel baule, e ci misi le mani, come se esplorassi una reliquia, mi emozionai: Eduardo  apriva i suoi segreti, si mostrava in tutta la sua umana professionalità e toccare quello che -per anni- era stata tutta la sua essenza teatrale, mi sembrò un dono, l’ultimo del mio Maestro.

Dove vengono conservati quando non sono esposti ?

Il baule torna nel deposito di scene e costumi di Roma, dove il figlio Luca conserva ogni cosa che riguardi il suo lavoro, quello che con amore prosegue, nel segno del suo celebre genitore e Maestro.

Si farà mai un museo a lui dedicato ?

Purtroppo a Napoli si parla sempre troppo, e si fa poco. Certo, sarebbe bello che finalmente si facesse qualcosa di concreto per ricordare il grande Artista. Intanto si ricostruirà nel Teatro San Ferdinando, il camerino di Eduardo, improvvidamente distrutto nel corso dei lavori di ristrutturazione.  Avvenimento al quale collaborerò e, in quell’occasione, proporrò che in quel Teatro, da lui voluto e costruito, si  conservi e si esponga tutto quello che si riuscirà a recuperare, di quella meravigliosa storia, che a lungo andare, rischia di perdersi.

Questa mostra ha avuto il giusto eco?

Grazie alla Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, si è potuta realizzare, ed ha avuto un ottimo riscontro durante tutta l’estate, ora  si spera, (come ho detto) di renderla stabile presso il San Ferdinando.

Ci sono altre iniziative simili che lei sta perorando ?

No, se non la prosecuzione del Concerto/Spettacolo tratto da “La Tempesta” di Eduardo,  che ha riscosso un entusiasmante riscontro, e che cercheremo di portare in scena, alla prima, utile occasione.

Ringraziando Bruno Garofalo per la preziosa intervista, ricca di  ricordi personali e lavorativi, vi ricordiamo che tale mostra è visitabile dal lunedi al sabato dalle ore 09.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 18.oo.

ph: Angela Garofalo

 

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