È proprio in una camera da letto, si svolge la piéce teatrale Letti disfatti che apre la stagione teatrale 2015-2016 del Nuovo Teatro Sancarluccio, andata in scena il 24 e 25 ottobre c.m. e dato il favore di pubblico riscontrato, bisserà il 7 e 8 dicembre di quest’anno
Attinge al quotidiano e alle sue dinamiche, quando il senso civico è in balia di stereotipi ecco la saggia penna di sei mani a scriverne la trama. L’autrice Angela Matassa, Daniela Cenciotti e Fabio Brescia, quest’ultimo anche regista e protagonista insieme all’ altra autrice e attrice con cui condivide il palco, Daniela Cenciotti.
Fulcro della scenografia è una gigantografia sullo sfondo che padroneggia la scena sottostante di un letto disfatto, in questa camera dei due uomini che si sono amati. Uno presente, l’altro è l’ignaro poiché passato a miglior vita, motivo scatenante di questo scontro confronto tra il suo amato e la sua ex moglie.
La vendita di questa casa ora che il marito è morto, porterà lei a incontrarsi e inevitabilmente a scontrarsi con il compagno del suo ex marito, mentre giù il figlio giovanissimo (Riccardo Torrente) attende preso dal suo dolore, misto a incomprensione, il suo ritorno.
Tra ciò che gli è stato impartito dalla sua educazione borghese, l’amore e la rabbia per il marito amato, l’abbandono, la vergogna e la malattia; non una qualsiasi egli è morto di Aids, la portano ad affrontare questa situazione carica di rabbia. L’altro, anche lui rabbioso con la vita, gli stereotipi, l’abbandono prematuro seppur involontario del suo amato, i pregiudizi degli altri, una mina pronta a esplodere al minimo sfiorare.
Eppure nonostante i presupposti che sembrerebbero portare a un brutto e scontato epilogo, sarà soltanto la voglia dei protagonisti, l’amore avuto per quest’uomo a fargli mettere da parte la rabbia, la diffidenza, a far entrare l’altro nella propria dimensione, a trovare un terreno comune in cui incontrarsi. Coinvolgente, ipnotizzante, liberatoria, l’interpretazione dei protagonisti, in quest’atto unico, ben corredato dal fil rouge musicale delle canzoni di Ivano Fossati e dalla scenografia di Anna Barone. Temi importanti come l’omosessualità, la sieropositività, l’emarginazione, trattate con rispetto, tatto e soprattutto tanta umanità. Contenuti e linguaggi contemporanei, hanno trovato il favore del pubblico, che seduto lì con loro su quel letto, ha ascoltato silente, e sola alla fine rilascia in un unico applauso tutto il pathos e stima per gli attori.