Una Giornata internazionale per riflettere


Un’ occasione per discutere dell’ eliminazione della discriminazione razziale

Come sempre e anche in questo caso, tale giornata internazionale deve la sua istituzione ad un evento tragico accaduto il 21 marzo del 1960 a Sharpeville nei pressi di Johannesburg in Sud Africa. La polizia durante una manifestazione contro la segregazione razziale imposta dal National Party, uccise 69 persone e 180 furono i feriti, molti dei quali uccisi alle spalle, segno del loro tentativo di scappare dalla carica della polizia. Perirono negri e colorati. In seguito a ciò nel 1966 l’organizzazione delle Nazioni Unite, anche  su impulso dei Paesi afro asiatici che andavano costituendosi, decise  che il 21 marzo fosse la giornata dedicata a questa lotta.

Tanti sono gli  stati che si sono mossi in questa direzione; un esempio eclatante fu la simbolica elezione a presidente del Sud Africa di Nelson Mandela, atto che  sancì ufficialmente la fine dell’Apartheid nel maggio del 1994. Notiamo ogni giorno, nonostante  molte  leggi siano state abolite quali l’Apartheid in Sud Africa, tante altre e nuove forme di discriminazione che hanno sostituito quelle abolite. Lungo è l’elenco di soprusi che avvengono ogni  giorno su questa pianeta. Il termine discriminazione razziale è ampio e non si identifica solo nel colore diverso della pelle o della religione, tanti  motivi discriminatori -più sottili e subdoli- si annidano, stratificati, nelle diverse società e nei diversi Stati.

E’ discriminazione razziale non solo bianco /nero/giallo, è tale quella attuata e perpetrata contro le donne; esse, per esempio, sono oggetto di sfruttamento in alcuni Paesi occidentali quali il nostro, dove ancora (e nello specifico nel Sud Italia) mancano tutte quelle infrastrutture atte a permettere ad una donna con prole di lavorare, spesso con la rinuncia a quest’ultimo o -nella migliore delle ipotesi- a scendere a compromessi devastanti per rimanere sul mercato del lavoro.E’discriminatorio anche imporre loro un matrimonio e sfregiarle se  non accettano.

E’ discriminazione l’eterno, arcaico, inconcludente conflitto Nord/Sud. Sussiste da sempre a qualsiasi latitudine, con i suoi sciocchi retaggi che seminano radici xenofobe. E’discriminazione quella contro i Rom, spesso bersaglio di  vendette di popolazioni che mal sopportano la convivenza con questi vicini; se ci fosse un’ adeguata regolamentazione questo forse non accadrebbe.  E’ discriminazione razziale non accogliere l’emigrante, individuando in lui colui che ci depreda del nostro diritto al lavoro. Lo Stato deve provvedere a questo, siamo tutti emigranti su questo pianeta.

E’discriminazione razziale imporre ad un bambino chi dei genitori separati deve amare o vedere. E’ discriminazione razziale indurre allo schiavismo e alla prostituzione. E’ discriminazione razziale appropriarsi della Terra altrui, forti di uno Stato e di Stati che supportano la politica del più forte.

Assistiamo sempre più al venire meno ai principi sanciti da questa giornata di rilevanza internazionale; infatti, gli Stati che attuano politiche discriminatorie non vengono isolati bensì vengono supportate, in questo ordine mondiale dove regna sovrana la finanza, l’economia e tutti  i giochi di potere che non arrivano all’ utente di massa, mentre arriva la politica del diverso, dell’odio, dell ’isolamento entro cui tutti ci vorrebbero, a favore di una politica mondiale volta a nuovi feudi, dove l’Occidente e i suoi fidelizzati rappresentano il bene e tutto il resto del mondo coloro che non appartengono alla prima categoria. Sembra di ripercorrere all’ indietro la storia recente;  venuti meno tutti o quasi i principi dell’ Onu, forse  le istituzioni a livello mondiale dovrebbero darci conto del loro operato degli ultimi decenni. Sembra che ogni giorno dei fili invisibili ci guidino come marionette per costringerci a puntare il dito su qualcuno da indicare come ragione dei nostri mali.

L’impegno di questa giornata e della sua istituzione era ed è  di esortare tutti gli stati ad abolire quelle leggi e pratiche volte alla discriminazione, a revocare i legami con quegli Stati che ancora le applicano o che non intervengono in situazioni di segregazione razziale persino attraverso l’osservazione di embarghi economici e politici. La discriminazione  è stata “forse” abolita solo sulla carta;  molto abbiamo da fare, nuove e vecchie discriminazioni si fondono. Viviamo un momento storico delicato ma dove come già è avvenuto in passato, si cerca di far tacere chi dice il vero.

Apriamo gli occhi, apriamoci all’ intercultura, al diverso da noi. Domani potrebbe toccarci la stessa sorte e  nessuno di noi vorrebbe subire simili angherie .

foto fonte web

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