Marcello Bisogno ci racconta il calcio e il basket di Cava dè Tirreni

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Marcello Bisogno da anni scrive della Cavese su alcune testate locali ed inoltre è allenatore del Cava Basket. Ed oggi ci racconterà qualcosa sulla Cavese Calcio e ci parlerà della sua passione e professione che riguarda la palla a spicchi.

-Cosa pensa la piazza di questa Cavese che non riesce a tornare nel calcio che conta?

Purtroppo, dopo il fallimento del 2011 e la perdita della Lega Pro, qui a Cava non si è riuscito ad avere una proprietà seria e degna della storia, ormai quasi centenaria, di questo club. Addirittura, è di questi giorni la notizia della consegna simbolica del titolo sportivo nelle mani del sindaco di Cava dè Tirreni. E’ molto serio il rischio di un nuovo fallimento e di una partenza da categorie ancora inferiori. La Piazza e i tifosi cavesi hanno un amore viscerale per la propria maglia, ma tutte queste tristi e spiacevoli situazioni extra-campo, stanno mortificando un’intera città. Il popolo blufonce, però, non vuole arrendersi e combatterà in difesa di questi colori come ha sempre fatto, ma la verità è che senza soldi non si cantano messe e la situazione economica di Cava dè Tirreni non è, per usare un eufemismo, delle migliori. A conferma di ciò, i due ultimi proprietari sono venuti da fuori città ma si sono dimostrati imprenditori poco affidabili da moltissimi punti di vista, in pratica solo degli imbonitori. Ad ogni modo sotto queste ceneri il fuoco e la passione dei tifosi non si è mai spenta e non penso si spegnerà mai; senza dubbio, però, la Cavese sta attraversando, al di là della categoria che non ha mai spaventato la piazza, anni calcisticamente difficili e bui. Realisticamente sarà molto difficile che nel brevissimo termine ci sia un inversione di rotta, anche se, ovviamente, da tifoso, spero vivamente di sbagliarmi.

-Il tuo ricordo più bello che hai vissuto da tifoso?

Seguo la Cavese da quando ero piccolissimo, quando andavo a 4/5 anni con mio padre a vedere la serie B nei primi anni ’80. All’età di 9 anni ho iniziato a frequentare lo stadio da solo o con amici, da allora non ho mai perso questo vizio. Molti sono stati i momenti belli e tanti altri i momenti difficili e di frustazione, ma ciò ha solo aumentato la mia passione per la maglia della mia città. Il mio ricordo più bello penso sia il ritorno in C1 nell’aprile del 2006, con la vittoria casalinga contro il Sassuolo per 2-1, (che poi vinse i playoff) vittoria che permise di vincere il campionato con qualche giornata di anticipo. Aspettavo quel momento da venti lunghi anni e piansi dalla gioia come un bambino, non potrò mai dimenticarlo. Ricordi i festeggiamenti in campo a fine partita, il corteo e la festa in città durata fino a tarda notte. Purtroppo, quella festa durò solo quelle poche ore, perché proprio quella notte morì il numero 6 di quella squadra, il trascinatore, il leone Catello Mari, stabiese d.o.c. e ragazzo stupendo. A Catello è stato dedicato la curva sud del Simonetta Lamberti, e ad ogni fine partita c’è sempre un coro in suo ricordo. La grande gioia si trasformò in un grande dolore, ogni vero tifoso aquilotto porterà per sempre con sè, in un angolino del proprio cuore, Catello Mari.

 

-Il calciatore che hai amato di più?

In quasi trenta anni ho visto centinaia di calciatori indossare la maglia della Cavese, molti calciatori forti che ho apprezzato e amato, non riesco a limitarmi a risponderti con un solo nome. Restando a quella squadra del 2006 che ci riportò in C1 e che sfiorò nell’anno successivo la promozione in serie B, ho amato sicuramente, oltre al leone Catello Mari, Sergio Ercolano e Alessandro Tatomir. Il primo, non di certo un fine dicitore calcistico, ma una vera forza della natura, imbattibile nel gioco aereo, era inoltre un calciatore dal gran cuore. Il secondo un regista e uomo d’ordine che ha fatto la fortuna di quella squadra ed era anche una persona vera e seria, qualità che non sempre è scontato riscontrare nel mondo del calcio. Poi ricordo sena dubbio con piacere, Pierluigi Pierozzi, calciatore che militò in maglia aquilotta alla fine degli anni ’80 ed inizio dei ’90. Pierozzi era un attaccante dalla chioma bionda alla Klinsmann ed era beniamino dei tifosi e anche mio, una vera forza della natura.

-Raccontaci il Progetto Cava Basket…

Oltre ad essere un grande appassionato di calcio, sono allenatore di basket e istruttore di minibasket. Gran parte della mia settimana è dedicata al basket e all’associazione Cava Basket di cui sono anche dirigente responsabile e coach della prima squadra. Tante sono le nostre attività già in cantiere (prima squadra, under 13, torneo estivo di 3vs3). Da sempre il rapporto tra i cavesi e la pallacanestro è appassionato e costante. La nostra storia ha un obiettivo comune che lega la palla a spicchi agli abitanti della valle metelliana: fare sistema partendo da un profondo legame con il territorio e puntare allo sviluppo di una rete di rapporti che utilizzi le più alte esperienze per fare squadra. Dall’anno scorso stiamo cercando di darci una programmazione che riesca a riportare il basket cavese ad un livello degno della sua storia. La pallacanestro metelliana è reduce da alcuni anni bui, stiamo cercando di riportarla ai vecchi fasti, ovviamente siamo solo all’inizio di un percorso lungo e molto complicato ma siamo pieni di passione e voglia di fare. La prima squadra che, come detto alleno, è imbattuta con 12 vittorie su 12 nel campionato di Prima divisione regionale, l’obiettivo è di salire il primo gradino già da quest’anno, al momento le condizioni per ottenere questo primo obiettivo ci sono tutte. Lavoriamo anche nella costruzione di un settore giovanile, senza il quale non ci sarebbe futuro, l’entusiasmo e il riscontro della città al momento è ottimo, speriamo di continuare così.

Nella foto principale Marcello Bisogno sulla panchina del Cava Basket/Fonte foto: Facebook

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