Angelo Polimeno Bottai: “Ho scritto un libro da giornalista, non da nipote”

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Non potevo e non volevo scrivere un libro da nipote; non potevo perché mio nonno non l’ho mai conosciuto; sono nato pochi mesi dopo la sua morte. Non volevo perché sono un giornalista. Ricostruire i fatti storici mi è sembrata la strada più giusta” – così Angelo Polimeno Bottai, giornalista Rai, responsabile della rubrica LIBRI di Tg1, nipote di Giuseppe Bottai, ministro fascista che contribuí alla caduta del Duce, a Gli Incontri di Valore di Nicola Ruocco.

Angelo Polimeno Bottai
“Mussolini io ti fermo” di Angelo Polimeno Bottai a Gli Incontri di Valore di Nicola Ruocco

“Mussolini io ti fermo” di Angelo Polimeno Bottai

Il libro “Mussolini io ti fermo” edito da Guerini e Associati presentato sabato sera presso il prestigioso salotto letterario di Nicola Ruocco, racconta la vita di Giuseppe Bottai, gerarca del Ventennio fascista accusato dai fascisti di essere un traditore e dagli antifascisti di essere un nemico.

Ricercato sia da Mussolini che da Badoglio, Bottai fu costretto prima a nascondersi e poi ad arruolarsi nella Legione Straniera. Condannato all’ergastolo, fu poi assolto. Tornó in Italia solo nel 1948.

Una vita rocambolesca quella di Bottai nonostante abbia cercato di fare sempre il meglio prima a favore del governo che inizialmente si era mostrato favorevole alla crescita del paese e successivamente, quando fu evidente che il sistema governativo fosse sbagliato, a favore del popolo.

Bottai aveva creduto in un fascismo diverso tanto da essere l’unico gerarca a chiedere un posto di combattimento, ma poi, al suo ritorno, quando aveva proposto a Mussolini di allentare la morsa del regime, il Duce aveva scartato categoricamente la sua richiesta.

Bottai capì allora di dover invertire la rotta. Si diede quindi da fare per salvare migliaia di opere d’arte dai bombardamenti e dalle mire naziste; cercó di limitare le terribili conseguenze delle leggi razziali; lasció scrivere tutti sulle sue riviste, indipendentemente dalla fede politica e ció perché il fascismo non si mostrava più come uno strumento di rinnovamento dell’Italia e della classe dirigente come Bottai aveva creduto.

Un sistema che aveva affascinato tutti tanto da far nascere un grande sentimento di lealtà

Nessun altro ex ministro ha poi riscattato le proprie responsabilità politiche al punto tale da rischiare la vita, eppure il pregiudizio nei confronti di Giuseppe Bottai continua, tant’è che quando l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, propose di dedicargli un largo, una parte della comunità ebraica, si oppose e ciò nonostante l’israeliano Meir Michaelis, docente presso l’università ebraica di Gerusalemme, in una sua dichiarazione, avesse escluso l’adesione di Bottai alla campagna razziale.

Da qualche anno Angelo Polimeno, giornalista del Tg1, ha deciso di accostare al suo nome e cognome anche quello di sua madre e quindi di suo nonno per continuare a raccontare di un sistema che aveva affascinato tutti tanto da far nascere un grande sentimento di lealtà, ma che poi, calata la maschera, aveva mostrato la sua vera natura – fascino che anche oggi potrebbe accadere di subire da sistemi mascherati da nuove vesti. Ecco perchè bisogna far tesoro degli insegnamenti del passato.

Buona lettura!

 

 

 

 

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