Erasmo: il suo “elogio” alla follia dell’uomo


Elogio della Follia è un’opera scritta da Erasmo da Rotterdam nel 1508 e pubblicata per la prima volta nel 1511.

Stando a quanto riportato dall’autore nella dedica all’amico Tommaso Moro, l’idea del libro gli venne nel corso di un lungo viaggio dall’Italia all’Inghilterra, nel quale si dedicò all’analisi degli aspetti più folli del mondo e soprattutto del comportamento umano. Giocando con le allegorie e utilizzando un tono satirico, Erasmo riesce a criticare in maniera seppur velata, i personaggi  più di spicco ed i temi caldi del suo tempo.

Tutta l’opera si basa su un paradosso geniale: la follia non è altro che una falsa rappresentazione da parte dell’uomo della realtà, di conseguenza tutto ciò che questi può affermare sulla realtà è falso. Ma se la realtà è falsa, tutto ciò su cui si esprime la follia diviene vero? Secondo l’autore il compito del saggio è sanare il mondo dagli errori commessi dalla follia umana, ricordando che quest’ultima  è tuttavia fondamentale in quanto mezzo di cambiamento.

Difatti è necessario un pizzico di follia per guardare il mondo in un modo diverso dal solito, ed impedire di averne sempre la visione statica che l’uomo nei secoli gli ha conferito. Dunque possiamo affermare che vi sono secondo Erasmo due livelli di follia: il primo ha un’accezione positiva in quanto consente di rovesciare la realtà per rivelarne aspetti inaspettati, sorprendenti e stimolanti; il secondo riguarda la follia in senso negativo, ovvero le convinzioni errate accolte come verità indiscusse, che conducono gli uomini ad agire in modo errato senza riflettere.

Il libro si apre con la follia che parla in prima persona di se stessa, sottolineando la propria natura divina. Nelle pagine successive l’autore comincia una capillare descrizione dei vari tipi di folli; si sofferma su alcune figure quali architetti, alchimisti, cacciatori, nobili, grammatici, oratori ed in particolare sui religiosi ed i teologi.

Erasmo infatti afferma che i teologi sono i più pazzi di tutti e dedica l’ultima sezione del libro ad una critica senza riserve della religione e dei suoi esponenti, soffermandosi in particolare sulla Chiesa Cattolica romana.

Ma perché  un uomo religioso, traduttore ed editore di testi classici, nonché frequentatore degli ambienti più dotti dovrebbe scegliere di punto in bianco di muovere una critica, seppur velata dal sarcasmo, alla teologia e al mondo da cui egli stesso proviene?

Egli vive a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento, in un   periodo di  grandi novità; il grande fermento culturale che lo circonda lo induce a pensare,a guardare le cose con  quel pizzico di follia che lo ha reso uno dei massimi esponenti dell’Umanesimo Cristiano. Difatti è proprio questo l’intento del suo libro, tra le opere che maggiormente hanno influenzato la civiltà occidentale: indurre l’uomo a riflettere prima di accettare senza battere ciglio le regole della società ed i dogmi imposti dalla religione.

Citando Jung  la storia ci insegna che tutte le volte che un atteggiamento psicologico, assume valore collettivo, soprattutto nella storia delle religioni, esso diviene una minaccia per l’individuo,ed è proprio quello che lascia intendere Erasmo nella sezione che egli dedica alle interpretazioni arbitrarie. Forse, dati gli avvenimenti che attualmente stanno sconvolgendo il mondo,per una guerra “religiosa” dietro la quale si celano interessi ben diversi,  è opportuno soffermarsi proprio sul senso di queste pagine.

L’autore, citando alcuni esempi, sottolinea come l’interpretazione a proprio piacimento  dei testi sacri possa influenzare pericolosamente le convinzioni ed il comportamento delle masse.  Si parla di San Paolo che ad Atene tradusse l’iscrizione sull’altare come Al Dio sconosciuto. In realtà la frase Agli dei dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa e agli dei sconosciuti e stranieri, era stata volutamente interpretata eliminando alcune parole, per spogliarla del significato originale e renderla un omaggio alla sola religione cristiana.

Ancora, in un ulteriore esempio, l’autore si chiede come sia possibile che la dottrina di Cristo, fondata sulla pazienza e sulla tolleranza, possa aver in determinate circostanze invitato i propri seguaci a combattere i  non credenti non con la spada della fede, ma con un’arma vera per punire il nemico col sangue.  

Un’opera concepita centinaia di anni fa, ma intrisa di temi purtroppo attualissimi e analizzati in chiave assolutamente moderna.  Un linguaggio ricercato ed un contenuto ricco, smorzati dal tono sarcastico di Erasmo, che attraverso un’ironia, a tratti forse amara, ha voluto offrire un quadro della follia che da sempre governa  il mondo.

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