“Giannis Antetokounmpo. Il dio greco del basket. La biografia” di Daniele Fantini e Davide Fumagalli – Recensione

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Giannis Antetokounmpo. Il dio greco del basket” , pubblicato dalla casa editrice Sperling & Kupfer, è disponibile nelle librerie e negli store digitali dal 31 maggio 2022. Il libro scritto da Daniele Fantini e Davide Fumagalli racconta non solo l’ascesa nel mondo dell’NBA del fenomeno di Atene, ma la storia di un bambino che ha dovuto mettere le ali per saltare sempre più in alto e superare ogni ostacolo senza voltarsi mai indietro.

Daniele Fantini è sempre stato un grande appassionato di basket e, dopo le esperienze da giocatore e da allenatore vissute nelle minors di Milano e Pavia, è diventato giornalista, commentatore e opinionista per Eurosport.

Anche Davide Fumagalli lavora come telecronista e giornalista presso il famoso network pan-europeo di canali televisivi sportivi di proprietà della Warner Bros Discovery e ha inoltre seguito come inviato le Final Four di Eurolega e le gare NBA a Londra.

“Giannis Antetokounmpo. Il dio greco del basket – La biografia”

“Giannis Antetokounmpo. Il dio greco del basket. La biografia” . Giannis Antetokounmpo ha probabilmente impiegato meno tempo del previsto per arrivare ai vertici di uno sport super competitivo e sempre alla ricerca di nuovi personaggi. Il cestista greco ha conquistato il titolo NBA con i Milwaukee Bucks nel 2021, è stato nominato due volte MVP della Regular Season e una volta MVP delle Finals. In sei occasioni ha partecipato all’All Star Game e alla quinta apparizione ha ricevuto il premio più ambito della serata.

Antetokounmpo è il terzo giocatore più giovane della storia( 24 anni, ndr) ad aggiudicarsi il Most Valuable Player Award dopo Derrick Rose e LeBron James, il primo europeo dai tempi di Dirk Nowitzki nel 2007.

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Trama e curiosità

Gli occhi non mentono mai. Di sicuro non lo hanno fatto quelli di Giannis Antetokounmpo al Barclays Center di Brooklyn il 27 giugno 2013, quando il suo nome e il suo cognome sono stati pronunciati dall’ex commissioner dell’NBA David Stern nel draft che lo ha portato a vestire la maglia dei Milwaukee Bucks. Il greco, accompagnato dal fratello maggiore Thanasis, non è riuscito a trattenere le lacrime e a non pensare al lungo tragitto che lo ha condotto dal piccolo quartiere di Atene al palcoscenico più prestigioso del basket mondiale.

La storia di Giannis inizia nella stanza da letto di un umile bilocale di Sepolia che ospitava all’epoca sei persone. L’infanzia del cestista classe 1994 è stata segnata da esperienze di rifiuto e addirittura di invisibilità. Perché Giannis, fino al 2013, non esiste: non è né greco né occidentale né africano, ma apolide. I suoi genitori, papà Charles e mamma Veronica, hanno lasciato la Nigeria nel 1991 per cercare fortuna in Europa, nello specifico in Grecia.

Ma anche a Sepolia la strada non si presenta in discesa per due immigrati clandestini. A complicare i piani ci pensa lo ius sanguinis; in Grecia la cittadinanza viene concessa solo se uno dei due genitori è nato sul territorio. Charles ha lavorato come tuttofare e non si è mai fermato fino a quel maledetto 29 settembre 2017, quando è morto a causa di un improvviso attacco cardiaco. Veronica, invece, affida il destino della famiglia a una bancarella e alla vendita di collanine, occhiali da sole, orologi e borsette.

Giannis e Thanasis hanno appreso presto le migliori tecniche e aiutato costantemente la madre in giro per Atene. “A volte il nostro frigo era vuoto. C’erano giorni in cui non riuscivamo a vendere nulla e non guadagnavamo i soldi sufficienti per comprare da mangiare” , ha raccontato Giannis. Quando non lavora, il piccolo Antetokounmpo studia. L’unico posto che utilizza come via di fuga è il playground del quartiere e non è un caso che proprio il campetto da basket assuma le sembianze del luogo dei suoi sogni.

Giannis non può utilizzare l’attrezzatura migliore – il pallone è rovinato, le condizioni delle scarpe non sono ottimali – ma lo spirito combattivo e la voglia di vincere provengono da una specifica categoria di uomini: quelli destinati a fare grandi cose. A 17 anni, tra una partita e l’altra, Giannis si offre per lavorare nel bar Kibotos Cafe di Yannis Tzikas, una delle persone che lo ha sempre sostenuto. Yannis rifiuta e la motivazione riecheggia ancora nell’aria. “Qui troverai sempre la porta aperta, ma non ti permetterò di lavorare nel mio locale. Devi andare a scuola e allenarti. Non abbandonare questa strada. Sono sicuro che diventerai un grandissimo giocatore di basket” .

È Spiros Velliantis che spinge Giannis verso i Filathlitikos e che convince la dirigenza a concedergli un rimborso spese e una nuova casa a Zografou. Antetokounmpo non ha mai potuto seguire una dieta equilibrata – è stato spesso costretto a saltare i pasti – e i Filathlitikos stilano un programma alimentare all’altezza. Il talento del predestinato greco emerge sin da subito nella modesta palestra( oggi porta il suo nome) che lo vede raggiungere la Serie A 2 locale e siglare i migliori risultati nella storia della squadra.

Sbarcato ai Milwaukee Bucks in NBA, il valore di Giannis sale a dismisura, quello della squadra però stenta a decollare. Per due anni consecutivi – 2017 e 2018 – finisce tutto al 1% turno dei Playoff: prima contro i Toronto Raptors poi con i Boston Celtics. Giannis promette ai tifosi il massimo impegno nelle successive stagioni: nel 2019 vince il suo primo titolo MVP della Regular Season e porta la franchigia in finale di Conference.

Dopo essere stato nominato giocatore migliore dell’anno, Antetokounmpo, come capita spesso, ha rivolto i suoi pensieri alla famiglia e al padre scomparso da pochi mesi. “Voglio ringraziare mio padre, che non è qui oggi ma… Ogni volta che sono sceso in campo ho sempre pensato a lui, e questo mi ha spinto a giocare sempre più duro, ad andare avanti anche quando il mio corpo era dolorante. Voglio ringraziare anche i miei fratelli e mia madre. Siete i miei modelli di riferimento. Mia madre ha sempre creduto in me e c’è sempre stata. È lei le fondamenta di questa famiglia, sei la mia vera eroina” .

Il messaggio finale è dedicato ai tifosi dei Milwaukee e resta fedele alla sua natura. Ogni successo individuale non sarà mai equiparabile a quello di un gruppo che rema nella stessa direzione. “Questo è solo l’inizio. Il mio obiettivo è vincere un titolo e faremo di tutto perché accada” . L’appuntamento con la storia è rinviato dalla pandemia da Covid-19. I Bucks firmano un record di 53-9 prima della pausa; una pausa che inciderà sulle certezze acquisite nella prima parte di stagione e non permetterà a Giannis di vincere il titolo NBA.

Nella stagione della definitiva consacrazione, Antetokounmpo ha avuto la chance di proclamarsi free agent e cambiare team. I media lo vedono già proiettato verso nuovi orizzonti, ma hanno compiuto un errore di fondo e sottovalutato la sua lealtà e il suo legame con Milwaukee, che lo ha accolto e lo ha fatto crescere come un figlio. Arriva così l’estensione contrattuale al massimo salariale. I Bucks chiudono la Regular Season al terzo posto della Eastern Conference con 46 vittorie e 26 sconfitte.

Questa volta, i Playoff smettono di essere un tabù. Giannis trascina i suoi compagni partita dopo partita e alle prime Finals stupisce per l’ennesima volta il mondo dello sport. Nell’ultimo match contro i Phoenix Suns – Gara 6 – mette il turbo e chiude i conti con 50 punti, 14 rimbalzi e 5 stoppate. I Bucks sono campioni e il premio di MVP delle Finals ha un solo proprietario: Giannis Antetokounmpo. Al suono della sirena, quando tutti sono intenti a celebrare, un solo giocatore lascia il parquet, prende posto in una delle prima file del Fiserv Forum e si lascia andare a un pianto liberatorio.

Gli occhi sono puntati ancora al cielo, il pensiero va a papà Charles e a tutte le difficoltà affrontate per diventare uno dei migliori giocatori di sempre. “La gente continua a ripetere che non so segnare i tiri liberi? Questa sera sono entrati e sono campione NBA. Voglio che la gente guardi a me e pensi: tutto è possibile” . Tutto vero, perché verso l’infinito e Giannis Antetokounmpo.

Recensione

La storia di Giannis Antetokounmpo è una delle storie più affascinanti, magiche e cariche di emozioni del mondo dello sport. Per tutta questa serie di motivi, merita di essere raccontata con rispetto, precisione, serietà e impegno. Daniele Fantini e Davide Fumagalli – gli autori del libro – non hanno avvertito il bisogno di prendere la scorciatoia e di intraprendere la strada della retorica. Non si sono serviti di artificiose metafore, ma hanno preferito lasciar parlare i fatti e restituire un racconto tanto fedele alla realtà quanto alla concretezza.

Una scelta che a mio avviso va esaltata e ha sicuramente contribuito alla realizzazione di un elaborato coinvolgente, dinamico e interessante. Impressioni che la prefazione di Flavio Tranquillo, attraverso le sue parole, ha confermato. Siamo di fronte a 224 pagine che cercano di spiegare nella maniera più accurata possibile una parabola a cui è difficile credere.

Con dedizione e riguardo, Fantini e Fumagalli hanno affrontato anche temi trasversali come l’immigrazione, la perdita di una persona cara, l’importanza della famiglia e l’etica del lavoro. A Giannis Antetokounmpo non è stato regalato niente: ha sempre dovuto dare il 100% dentro e fuori dal campo. Le numerose ore trascorse in palestra, i sacrifici compiuti per portare a casa da mangiare, i minuti passati a immaginare un futuro migliore.

Giannis ha vissuto nella povertà durante l’infanzia, ma ha continuato a seguire il suo sogno nonostante tutto e nonostante tutti. Il duro cammino intrapreso sin dalle prime partite con i Filathlitikos ha mostrato un’unica ed evidente costante: l’amore incondizionato per la famiglia. “Se oggi sono quello che sono, è grazie a tutto ciò che ho dovuto affrontare assieme alla mia famiglia. Sono diventato forte, duro e ho potuto iniziare la mia esperienza in NBA molto più facilmente” .

Questo libro mi ha ricordato che non è facile distinguere il professionista dalla persona. Giannis è innanzitutto un esempio di resilienza, costanza e spirito di volontà e la biografia di Fantini e Fumagalli rende omaggio a queste incedibili qualità con estrema accuratezza. Il libro descrive dettagliatamente sia il viaggio sportivo del numero 34 dei Bucks che il contesto sociale e culturale in cui ha forgiato il suo ammirevole carattere.

Questo libro è molto più di una semplice storia legata al basket; è una storia di vita che va letta anche per sperare in un miglioramento personale sotto ogni punto di vista. Il racconto è arricchito da un cospicuo numero di aneddoti inediti che contribuiscono a svelare le fondamenta del carattere di Antetokounmpo. Fantini e Fumagalli ci parlano della determinazione che Giannis ha dimostrato con i fatti di avere, di quell’ossessione nel migliorarsi e quella tenacia capace di trasformalo in uno dei giocatori più dominanti della lega.

Inoltre fra queste pagine troveremo anche interessanti interventi fatti dalle persone che hanno assistito da vicino alla nascita di un prodigio. Apprenderemo così, come la trasformazione da ragazzo mingherlino a Robocop, sia avvenuta per gradi e solo grazie al lavoro e alla cattiveria agonistica che ha messo in ogni giorno della sua vita. Il libro è assolutamente consigliato a tutti gli individui che credono nella bellezza dei propri sogni e che sono disposti a fare qualcosa che non hanno mai fatto per ottenere qualcosa che non hanno mai avuto.

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