Ho amato Gianni Rodari fin da subito. Ho imparato a leggere prima dei 6 anni, prima che iniziassi le scuole elementari. Naturalmente leggevo le insegne dei negozi, le etichette sulle bottiglie, ma quando ebbi tra le mie mani un testo scolastico di narrativa mi innamorai perdutamente dei racconti di Gianni Rodari. Oggi, a distanza di 40 anni dalla sua morte (14 Aprile 1980), sento ancora vivo quel mio amore di fanciulletta per i suoi scritti.
Gianni Rodari: “Una volta un accento per distrazione cascò sulla città di Como mutandola in comò…”?
Con il tempo ho scoperto di non esser l’unica ad aver amato così tanto la leggerezza delle sue filastrocche e l’effetto sorpresa dei suoi paradossi linguistici.
“C’era una volta un lago, e uno scolaro un po’ somaro, un po’ mago, con un piccolo apostrofo lo trasformò in un ago. Oh, guarda, guarda-, la gente diceva – l’ago di Garda!”
Di recente, in questo periodo di isolamento, grazie all’archivio Rai degli audiolibri Ad alta voce, ho riascoltato Favole al telefono (1962). Mi si è subito riempito il cuore con la delicatezza del ragionier Bianchi,il rappresentante di commercio che, costretto per lavoro a stare fuori casa, ogni sera telefona alla sua bambina per raccontarle una favola della buona notte. Le favole sono a volte molto brevi, a volte più lunghe; ciò dipende dai guadagni realizzati dal ragionier Bianchi (le telefonate, in quegli anni, erano un lusso che non tutti potevano permetterselo).
Da Favole al telefono, Il Paese senza punta
Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese dove gli spigoli delle case erano rotondi, e i tetti non finivano a punta ma con una gobba dolcissima. Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne lì per lì l’idea di infilarsene una all’occhiello. Mentre coglieva la rosa faceva molta attenzione a non pungersi con le spine, ma si accorse subito che le spine non pungevano mica, non avevano punta e parevano di gomma, e facevano il solletico alla mano.
– “Mi dispiace, non ci ho pensato”.
– “Allora pagherà soltanto mezza multa” – disse la guardia, che con quel sorriso avrebbe potuto benissimo essere l’omino di burro che portava Pinocchio al Paese dei Balocchi.
– “Scusi, mi fa vedere la sua sciabola?”
– “Volentieri” – disse la guardia e, naturalmente nemmeno la sciabola aveva la punta.
– “Ma che paese è questo?” – domandò Giovannino.
– “Il Paese senza punta” – rispose la guardia, con tanta gentilezza che le sue parole si dovrebbero scrivere tutte
con la lettera maiuscola.
– “E per i chiodi come fate?”
– “Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi”.
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dovrei riceverli, non darli”
– “Ma qui usa così” – spiegò gentilmente la guardia – “per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due
soli”
– “Alla guardia?”
– “Ma è ingiusto, è terribile”
– “Certo che è ingiusto, certo che è terribile” – disse la guardia – “La cosa è tanto odiosa che la gente, per non
essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia
quei due schiaffi, e un’altra volta stia più attento”
– “Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia: le farò una carezza, invece”
– “Quand’è così” – concluse la guardia – “dovrò riaccompagnarla alla frontiera”