I classici della letteratura: “La fattoria degli animali” di George Orwell


La fattoria degli animali – Nel secondo appuntamento dedicato ai classici della letteratura mondiale analizziamo uno dei romanzi più famosi della letteratura inglese: La fattoria degli animali di George Orwell. L’autore, prima ancora che scrittore, era conosciuto come saggista, giornalista e opinionista politico e culturale del suo tempo. Lo scrittore inglese è considerato uno dei massimi esponenti della letteratura inglese del XX secolo. 

George Orwell nell’Inghilterra del XX secolo

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair nacque a Motihari, Bihar, in India, il 25 giugno 1903 da una famiglia di origini scozzesi, appartenente alla borghesia alto-bassa. Nel 1904 Orwell si trasferì nel Regno Unito con la madre Ida e le due sorelle, dove si iscrisse al college St. Cyprian di Eastbourne.

Svolse un’indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, che lo porterà, nei primi mesi del 1936, tra i minatori di carbone dell’Inghilterra settentrionale, le cui misere condizioni saranno descritte in La strada di Wigan Pier, pubblicato nel 1937. Prese parte alla guerra civile spagnola e fu corrispondente di guerra durante il secondo conflitto mondiale

Fondamentale per lo scrittore fu il trasferimento a Wallington, nello Hertfordshire. A Wellington Orwell affittò una casa nella quale una stanza era adibita a negozio, noto come The Stores; nel negozio Eric vendeva uova fresche del suo pollaio, bacon, latte delle sue capre e strisce di liquirizia. Proprio a Wallington si trova la Bury Farm, la fattoria che, secondo molti, ispirò ad Orwell l’ambientazione de La fattoria degli animali, una delle opere più celebri del Novecento.

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La sinossi de “La fattoria degli animali”

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri. Stanchi dei soprusi, gli animali di una fattoria decidono di ribellarsi agli umani e, cacciato il proprietario, danno vita a un nuovo ordine fondato sull’uguaglianza. Ben presto, però, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con astuzia, cupidigia e prepotenza si impongono sugli altri animali. Napoleon, un grosso maiale, riesce ad accentrare in sé tutte le leve del potere e ad appropriarsi degli utili della fattoria; tutti gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima.

Nel romanzo trapelano le idee socialiste-democratiche dell’autore, critico nei confronti di Stalin e la politica stalinista. La celebre frase “Il potere logora chi non ce l’ha” è la chiave di volta per l’interpretazione del testo nella sua interezza. Il maiale rappresenta la cupidigia e la bramosia tipica degli arrampicatori sociali, che per tutelare esclusivamente i propri interessi, pensano egoisticamente a loro stessi, non preoccupandosi minimamente di nuocere agli altri. Sotto il velo della satira tagliente dell’autore, c’è una feroce critica ai totalitarismi.

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