“La Luna e i falò“: Il classico che andremo ad analizzare stavolta è italiano, di un autore forse troppo poco considerato rispetto ai suoi colleghi più blasonati: Cesare Pavese con La luna e i falò. L’autore è tra i più grandi scrittori della letteratura del Novecento. Di indole schiva e riservata, lo scrittore riversa nelle sue opere tutta la propria sensibilità e visione del mondo. Proprio quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della sua morte, avvenuta nel 1950.
Cesare Pavese: tra sensibilità e tormento interiore
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, un paesino nelle Langhe in provincia di Cuneo. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino, ma nel cuore di Pavese resteranno sempre le colline del paese natale il luogo ideale dove rifugiarsi dagli affanni della vita torinese, come un nido di pascoliana memoria.
Poco dopo aver raggiunto Torino, il padre muore. Quest’episodio segnerà per tutta la vita il carattere dello scrittore, già di per sé chiuso e scontroso. Già da adolescente matura la passione per la letteratura, ama le passeggiate nei boschi e perdersi nella natura incontaminata.
Compie gli studi a Torino e successivamente si iscrive alla facoltà di Lettere. Appassionato di letteratura inglese, discute una tesi sulle opere di Walt Whitman, e dopo la laurea si dedica alla traduzione di scrittori americani. A lui dobbiamo la prima traduzione di Moby Dick di Herman Melville, datata 1932. Nel 1936 pubblica la sua prima raccolta di versi intitolata Lavorare stanca.
Tra il ’36 e il ’49 la sua attività letteraria è ricchissima. Si iscrive al Pci alla fine del secondo conflitto mondiale, e pubblica sull’Unità I dialoghi col compagno (1945). Nel 1950 pubblica La luna e i falò, e nello stesso anno vince il Premio Strega. Il 27 agosto del 1950 in una camera d’albergo a Torino, Cesare Pavese si toglie la vita lasciando ai postumi questa frase : “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi“.
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La sinossi di “La luna e i falò”
Pubblicato nell’aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Pavese, La luna e i falò è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all’indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell’amico Nuto, ripercorre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici.
Storia semplice e lirica insieme, La luna e i falò recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l’amicizia, la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell’individuo rispetto al mondo.
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