Intervista a Claudia Corbari e Valentina Gueci, unite per sensibilizzare la collettività con il loro primo libro.
La violenza sulle donne è una piaga della nostra società.
Ci siamo conosciute durante la frequentazione del corso che ci ha permesso di diventare operatrici di centri antiviolenza.
La proposta di sistematizzare all’interno di un primo testo ciò che da anni è stato il nostro progetto è arrivata da Valentina.La possibilità di mettere per iscritto ciò che desideriamo far sapere e di coinvolgere attraverso il filo conduttore dell’arte e della psicologia ci sembrava interessante e stimolante per proseguire con sempre più grinta la nostra attività.
L’intenzione è quella di poter coinvolgere i lettori attraverso due linguaggi differenti: quello verbale e quello non verbale, in modo da stimolare non solo la dimensione cognitiva, ma anche quella emotiva. L’idea è quella di permettere al lettore di avere una panoramica sulle svariate forme di violenza esistenti e, dunque, di poter conoscere sapendo che non si è soli, ma che è possibile attivare una rete nel territorio.
Le situazioni di cui si parla sono senza dubbio molto delicate e per questo bisogna essere cauti quando si fa riferimento ad esse. Chiaramente ciò che mi sento di consigliare è di cercare supporto nella rete territoriale e, prima di tutto, di informarsi, in quanto proprio la rete sociale permette di non sentirsi soli e di trovare il coraggio e la forza di denunciare.
Credo sia importante entrare in punta di piedi nelle storie, spesso traumatiche, delle donne vittime di violenza.Le storie che abbiamo ascoltato sono molte e ovviamente per questioni di privacy non ci soffermeremo su di esse.Ad ogni modo credo che qualunque forma di violenza sia di per sé terribile nel momento in cui ne si resta intrappolati senza riuscire a trovare una via d’uscita.
L’arte ha permesso a chi ha prodotto le opere di denunciare un fenomeno sociale complesso e attualmente troppo presente all’interno della nostra società o, in alcuni casi, di proiettare nelle foto, nelle tele o nelle poesie il proprio vissuto diretto o indiretto.In alcuni casi, inoltre, è stato possibile attivare una condivisione delle proprie emozioni e del proprio vissuto o chiedere supporto a professionisti esperti.
Credo che un ruolo importantissimo lo abbiano le Istituzioni che dovrebbero proteggere le vittime di violenza che spesso, dopo aver trovato il coraggio di denunciare, si sentono sole ad affrontare le conseguenze.
Caratteristiche comuni che spesso si riscontrano sono il controllo, la possessività e la tendenza ad isolare la vittima.Abbiamo dedicato ampio spazio proprio ai campanelli d’allarme in base alle specifiche forme di violenza.
Abbiamo tanti progetti per il futuro, tra i quali l’approfondimento di altre tematiche che già da un po’ interessano coloro che partecipano ai nostri eventi. Riteniamo tuttavia importante proseguire anche nel progetto sulla violenza sulle donne in quanto crediamo molto nell’utilità di quest’ultimo.