“L’altro piano” di Antonio Facchiano (Graus Edizioni) – Recensione

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Ho appena finito di leggere “L’altro piano” di Antonio Facchiano edito da Graus Edizioni che ringrazio per la segnalazione. Leggere apre sempre nuovi orizzonti e permette di uscire dal microcosmo più o meno ampio, ma pur sempre microcosmo, in cui ciascuno di noi vive.

“L’altro piano” di Antonio Facchiano (Graus Edizioni)

Difficilmente (mea culpa!) mi sarei interessata all’atroce realtà del traffico clandestino di organi e a tutti gli illeciti che ruotano intorno ad essa.  Non che non fossi a conoscenza della tragica problematica, ma solo grazie alla scrittura del Dr. Facchiano (l’autore è un oncologo) ho avuto modo di approfondire e capire le orrende dinamiche della criminalità organizzata e i relativi coinvolgimenti internazionali.

L’autore precisa che non si tratta di una storia vera, ma drammaticamente verosimile e ne spiega le ragioni. Il romanzo è una forma di denuncia, ma vuol essere anche un ringraziamento a quanti spendono la propria vita a favore degli altri.

Venendo alla storia, essa è coinvolgente e sconvolgente; i personaggi sono ben caratterizzati; un buon ritmo narrativo e una scrittura accattivante tengono incollato il lettore alla pagine del libro. Il dolore di Filippo, il protagonista del romanzo, è quasi palpabile, così come le angosce che attanagliano Diana e i genitori del piccolo Robin.

“Rivedo ancora mio figlio portato via, risento il suo grido disperato, e io immobilizzato a terra, impotente. assistevo senza poter muovere un dito. Ho ancora frequenti incubi di notte; mi avvelena lentamente il rimorso per averli portati laggiù, lui e mia moglie, obbligandoli a condividere i miei progetti. Se lo sono portato via scappando nel chiarore della luna piena come ratti di fogna, lasciandosi alle spalle morte e sangue dappertutto”.

“Quanto sei bella Roma quanno è sera”

Intense anche le pagine in cui l’autore descrive i luoghi, come quelle in cui Facchiano permette al lettore di varcare le porte della chiesa del Divino Salvatore o quelle in cui lo prende per mano e lo conduce tra le strade della capitale.

“Roma di notte mi commuove” – Diana si guardava intorno come se vedesse per la prima volta quei palazzi di pietra, quei ruderi ancora testardamente in piedi, quei pini maestosi e contorti illuminati dal basso. La scena, con le luci gialle e calde che rimbalzavano sulle facciate dei palazzi antichi, con il cielo scuro e quasi rosso per l’orrido chiarore diffuso dalle luci alogene delle srade cittadine; tutto sembrava un’immagine costruita a tavolino da un fotografo di consumata esperienza, per una cartolina d’effetto.”

Una curiosità: Il cubo di Rubik

Una cosa che mi ha incuriosita molto è stata l’utilizzo del cubo du Rubik come termine di paragone. Probabilmente la cosa deve avermi colpita perchè in casa ho diversi modelli di cubi di Rubik. Mio figlio è uno di quegli adolescenti che risolvono il cubo in una manciata di secondi (Non chiedetemi come faccia. Lui dice che si tratta di matematica, io continuo a pensare che si tratti di magia, ma questa è un’altra storia!).

“Rogers pensò in silenzio. Lo sguardo andò su un fiore di carta, totem portafortuna e prova incofutabile di un passato diverso, che voleva ricordare spesso. Poi guardò il cubo di Rubik che aveva sulla scrivania. Se avesse avuto neuroni capaci di risolvere quella logica e ricordare quella tecnica, avrebbe fatto un altro mestiere, forse avrebbe accumulato soldi a secchiate, avrebbe capito meglio il mondo, con tutte le sue contraddizioni, con tutti i suoi spigoli, quelli più acuminanti e quelli meno. Il cubo di Ribik lo aveva sempre affascinato, ma era sempre stato troppo complicato per lui, sin dall’adolescenza. I tasselli colorati ora giacevano in posizione casuale, e ci giocava senza alcuna perizia, solo per tenere le dita in movimento”

“Dentro di lui, un cubo con tanti tasselli, in cui catalogare ogni cosa, e poi riflettere, capire, decidere, agire di conseguenza, e rendersi conto della inutilità di tutto, e arrendersi come col cubo di Rubik”

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Sinossi

Filippo è un uomo di successo che vive nel senso di colpa per la perdita di sua moglie e la scomparsa di suo figlio Giacomo. La sua vita viene improvvisamente travolta da un ricatto da parte di predoni africani, coinvolti in traffici internazionali di organi espiantati a bambini africani. Nel frattempo Filippo mette in atto un piano per fronteggiare il ricatto, aiutato da persone esperte tra le quali spicca Diana, giovane informatica in cerca di una nuova vita, che si affezionerà teneramente a Filippo. Quest’ultimo cercherà di riscattare la propria vita e il proprio passato, tra colpi di scena inaspettati e un finale che risolverà ogni dubbio. La storia del protagonista sembra intrecciarsi misteriosamente con quella del piccolo Robin, affetto da una patologia cardiaca che lo costringe ad affrontare un trapianto di cuore.

L’autore

Antonio Facchiano è medico oncologo. Ha pubblicato diverse monografie poetiche: Voli di Linea per ed. Bastogi, Tempo di futuro e A prima vista per ed. Progetto Cultura, tradotte in russo (Poesie ed. Raduga, Mosca) e in inglese (The transparent soul, Matian Press, North Hollywood, CA), e Luci Comete per ed. Graus. É autore di molti articoli divulgativi e di molti studi sul melanoma. Vincitore nel Premio Selezione Poesia Edita, Premio Internazionale di Letteratura Sabazia Anguillara, Città d’arte 2005 con il libro Voli di linea; nel Premio Letterario Nazionale Giuseppe Gioacchino Belli, Ediz. XXII, 2010; nel Premio AIF Adriano Olivetti 2019, Menzione Giovani & Futuro, per la Direzione Scientifica del corso “IDIaloghi, prevenzione a fior di pelle”.

 

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