Dalle falde del Vesuvio a Cambridge, “Mala fede” mette le ali. Intervista all’autore Giovanni Taranto

Dall’hinterland vesuviano a Cambridge (Usa); il lungo cammino di “Mala fede” di Giovanni Taranto

Il furto del secolo: il quadro della Madonna del Rosario di Pompei viene sottratto sotto gli occhi di tutti. Un evento del tutto inspiegabile. Sulla vicenda aleggia l’inquietante ombra del soprannaturale. Ad indagare il comando di San Gioacchino con a capo Giulio Mariani. Indagini niente affatto facili: da un lato un grande enigma da risolvere, dall’altro le pressioni esercitate dal Vaticano affinchè si faccia luce, quanto prima, sull’intera vicenda.

E’ la trama di Mala fede edito da Avagliano Editore, terzo capitolo della saga del Capitano Giulio Mariani, personaggio nato dalla prolifica penna di Giovanni Taranto, per anni giornalista di cronaca nera, giudiziaria e investigativa, autore di importanti inchieste sulla camorra nel napoletano ed oggi artefice della nascita di un nuovo genere letterario, quello che è stato definito “noir vesuviano”.

“Mala fede” approda a Cambridge

Mala fede è uscito da meno di tre mesi, ma ha giá superato i confini tant’è che il libro é stato persino accolto dalla prestigiosa Harvard Library di Cambridge. Abbiamo voluto  saperne di più. Ecco cosa ci ha raccontato l’autore Giovanni Taranto.

  • “Mala fede” è uscito solo da pochi mesi, ma ha già ottenuto numerosi consensi e diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Meridies per la letteratura. Non solo. In poco tempo ha fatto già tanti chilometri. Dall’hinterland vesuviano, percorrendo la Campania, è giunto in Piemonte, a Udine, Pordenone, a “Più libri più liberi” a Roma. Ora lo attendono altre numerose tappe in tutta Italia. E, nei giorni scorsi, è arrivato persino a Cambridge (Usa), nella Harvard Library. Raccontaci, come è arrivato “Mala fede” nella biblioteca dell’Università del Massachussets?

In realtà insieme a “Mala fede” anche il suo predecessore, “Requiem sull’ottava nota”, è entrato nella colossale biblioteca dell’università statunitense. Io l’ho scoperto per puro caso: amici mi hanno segnalato che, cercando on line per acquistare il mio terzo libro, hanno trovato il link che li conduceva ad Harvard dove il romanzo è in catalogo per la consultazione. La Harvard Library è il sistema bibliotecario più antico degli Stati Uniti.  La più grande biblioteca accademica e la più grande biblioteca privata del mondo. In consultazione ha più di 20 milioni di volumi, 400 milioni di manoscritti, 10 milioni di fotografie e un milione di mappe. Si approvvigiona costantemente di ogni titolo che venga ritenuto “di interesse” da parte dei curatori che seguono gli infiniti settori di questa mastodontica istituzione culturale. Cercano in tutto il mondo le nuove pubblicazioni che, secondo i loro criteri, possano avere una particolare valenza letteraria, culturale, sociale, tecnica o scientifica. E hanno scelto anche i romanzi con le indagini dei Carabinieri di San Gioacchino e del Capitano Mariani. Forse dovremmo affidare proprio a lui il compito di scoprire attraverso quale canale “Mala fede” e “Requiem sull’ottava nota” siano stati selezionati. Ho inoltrato una richiesta per saperne di più e attendo con impazienza una risposta.

  •  Mi incuriosisce il livello di comprensione che possano aver avuto negli Stati Uniti  alcune frasi pronunciate dagli uomini di Mariani come il Brigadiere Soriano o il Maresciallo Di Filippo, che sono infarcite – seppur non troppo – di termini squisitamente partenopei e vesuviani. Come è andata ad Harvard?

Bella questione. Probabilmente fra i curatori ci sarà qualche italoamericano in grado di tradurre il tutto. Scherzi a parte, credo che una istituzione come quella, in grado di selezionare testi da tutto il mondo, partendo dalla A di Afghanistan alla Z di Zimbawe, il napoletano non sia stato certo un problema. E nel dipartimento di Letteratura italiana e linguistica di Harvard insegnano tanti docenti italiani di altissimo livello. Chissà che non abbiano chiesto aiuto a loro. Del resto il nostro non è un dialetto, ma una lingua vera e propria, anche se attende ancora determinati riconoscimenti ufficiali. La “lingua napoletana”, in senso lato, cioè quella che comprende tutta una serie di idiomi del meridione e del centro Italia, è stata riconosciuta come tale dalla International Organization for Standardization, la più importante organizzazione mondiale per la definizione di norme tecniche, con il codice “ISO 639-3 nap”. Ora attendiamo ulteriori riconoscimenti per il partenopeo vero e proprio. E poi chissà che non tocchi al vesuviano. Io sarei più curioso di capire se a Cambridge siano riusciti a comprendere il vero senso di alcuni modi di dire e citazioni, intrisi della nostra filosofia di vita. Insomma, cose come “…’o munno è comme uno s’’o mette ‘n capa” o “…frisc’all’aneme d’’’o Priatòrio” non possono essere rese con un letterale “…the world is as one puts it in one’s head” o un “…fresh to the souls in Purgatory”. Quella è traduzione. Ma per assorbirne il significato profondo ci vuole un’apertura mentale che vada oltre la grammatica e la sintassi.

  • “Mala fede” è ambientato a Pompei e parla della città della Santuario mariano pur non volendo essere un romanzo storico o un saggio. Insomma “Mala fede” racconta “la città rinata dalle ceneri”, non quella rimasta sotto le ceneri. Quanto è difficile diventare la voce di un luogo noto in tutto il mondo come Pompei?

Ho voluto raccontare la Pompei – e il Vesuviano – come faccio in tutti i miei libri: fotografando una realtà sociale, umana, culturale, così come si presenta sotto gli occhi di chi la vive ogni giorno. Senza sconti e senza fronzoli. Senza nasconderne i difetti, ma senza tacerne i pregi. Evidenziando eccellenze, ma anche puntando i riflettori su brutture e orrori. Parlando dei suoi tesori quanto della presenza della criminalità organizzata e del malaffare. Una fotografia, la mia, non “photoshoppata”, se possiamo usare questa metafora. Niente filtri. Racconto quel che c’è e quel che è, sulla base della mia esperienza di cronista nella cronaca nera, nella giudiziaria, ma anche di giornalista che ha potuto incontrare migliaia di persone di questa terra e conoscerne a fondo le storie. Alcune superlative, altre orrende. Siamo la terra del Vesuvio e del golfo, della natura meravigliosa e della forza terrificante degli elementi.  Un contrasto perenne e infinito che si manifesta anche nelle nostre genti.

Leggi anche: “Mala fede” di Giovanni Taranto, edito da Avagliano Editore – Recensione

Premio Meredies a Giovanni Taranto

Giovanni Taranto: “Nei miei libri ci sono ombre e luci, passi drammatici  ma anche altri ricchi di humor”

  • Anche per i precedenti capitoli di Mariani, a partire da “La fiamma spezzata”, sono arrivati diversi riconoscimenti. “Requiem sull’ottava nota”, al quale era stato già assegnato il Premio nazionale Mysstery nell’ambito del Festival del Giallo di Napoli, è stato donato al semiconvitto dell’IPM di Nisida per offrire ai ragazzi un’occasione di confronto e di riflessione attraverso le tue storie e le tue parole: uno dei temi centrali del libro è il reclutamento dei minorenni da parte delle mafie. “Mala fede” è arrivato addirittura in Senato come fulcro di un tavolo tecnico dove, insieme all’intero “progetto Mariani” è stato preso come modello di un nuovo modo corretto di trattare i temi della legalità e del crimine in letteratura. Avevi immaginato che le indagini di Mariani potessero avere una funzione sociale simile?

Sto ancora rendendomi conto della proporzione che la cosa sta assumendo. E se le indagini del Capitano Mariani, oltre che piacere come romanzi e come gialli, possono avere una simile valenza, non posso che esserne felice. Io, in realtà, ho cominciato a scrivere per raccontare storie che potessero indurre la gente ad approfondire temi come la presenza della criminalità organizzata, i traffici illeciti delle mafie, la mentalità mafiosa, il meccanismo complesso delle vere indagini e tanti altri, dai quali, in genere, si tende a prendere le distanze. E l’ho fatto senza rinunciare allo spirito della nostra terra. Nei miei libri ci sono ombre e luci, passi drammatici, ma anche altri ricchi di humor. Con la cronaca si arriva a coinvolgere il lettore solo fino ad un certo punto. Con il romanzo, invece, grazie alle emozioni, all’empatia che si crea tra chi legge e i protagonisti delle vicende narrate, ci si ritrova a vivere di persona determinate cose. Si comprendono realtà di cui si ignorava l’esistenza o di fronte alle quali si erano chiusi gli occhi e la mente. E si fanno scelte di campo più profonde e nette.

Leggi anche: Legalità e lotta alla criminalità, discusso in Senato il “Progetto Mariani”

Progetto Mariani
Discusso in Senato il “Progetto Mariani”
  •  Mentre ci godiamo “Mala fede”, terzo capitolo che racconta le fatiche e i tormenti di Mariani, possiamo già sperare in un quarto romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?

Come ogni ufficiale dell’Arma, Giulio Mariani non si ferma mai. Sono troppi i casi da seguire. Senza voler spoilerare troppo, possiamo dire che il nostro detective in uniforme ha già pronto un quarto “fascicolo” che intreccia affari loschi, colletti bianchi, omicidi, traffici internazionali e violenze seriali. Un caso che, dal Vesuviano e dalla Penisola Sorrentina lo porterà a indagare in mezza Italia e perfino all’estero. Intanto “’’o Capitano” sta lavorando ad altre due indagini. Ma rischia di dover trovare il tempo anche per altro, se dovessero maturare sviluppi in campi differenti da quello puramente letterario. Non possiamo dire di più, o la Pm Clara di Fiore ci mette sotto inchiesta per la fuga di notizie.

QUI TROVATE TUTTI I LIBRI DI GIOVANNI TARANTO

 

(Giovanni Taranto Foto in copertina – Photo Credits: Rhamely)

 

 


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