Tutto sarà perfetto edito da Feltrinelli è il nuovo libro di Lorenzo Marone, autore napoletano, vincitore di numerosi premi tra i quali il Premio Bancarella con Magari domani resto.
La scrittura di Lorenzo Marone è intrisa di Napoli, nella descrizione dei luoghi, nel dialetto spesso utilizzato nei dialoghi, nei modi di agire e reagire dei suoi personaggi.
La Napoli che digrada dalla collina del Vomero ti colora le pupille con una macchia d’azzurro intenso. E’ il mare che veleggia appena sotto di te e raggiunge il Vesuvio, la punta della Campanella e, più distante ancora Capri.Da qui non c’è traccia del centro storico, dei vicarielli umidi che tengono lontano lo scirocco e dei decumani che tagliano la città da est ad ovest. La discesa è un lungo serpeggiare fra palazzi antichi dai quali ogni tanto, spunta Mergellina, con il Castel dell’Ovo sdraiato al sole e l’edificio rosso pompeiano della Nunziatella appena dietro, con le piccole barche a vela che fendono il golfo e puntano la Gaiola, e le grandi navi da crociera che si dirigono cadenzate verso il mare aperto sconcicando l’acqua come una mandria di bufali su un tappeto stepposo. (da “Tutto sarà perfetto”)
Lorenzo Marone in questi giorni è in giro per l’Italia per la presentazione del suo nuovo libro e tra una tappa e l’altra abbiamo avuto il privilegio di potergli rivolgere qualche domanda.
Buongiorno Lorenzo e grazie per la Sua disponibilità! “Napul’è mille culur” cantava Pino; “Napoli è un cubo di Rubik” dice invece Lei. Parliamo dei colori di Napoli? Quali sono?
Sono tanti, ma io credo che il grigio prevalga. Perché il grigio non è un colore vero e proprio, ma una via di mezzo, un miscuglio fra bianco e nero. Proprio come la città, un miscuglio.
L’uso del dialetto napoletano nei dialoghi dei Suoi personaggi: quanto aiuta e quanto ostacola?
Non ostacola, non me perlomeno. Io credo aiuti a immergersi di più nella storia, a sentirsi più parte. “Colora” maggiormente i personaggi e l’ambientazione.
…e ognuno aspetta ‘a ciorta
“Tutto sarà perfetto”; “Magari domani resto”, “La tentazione di essere felici”, “La tristezza ha il sonno leggero” sono alcuni dei titoli dei Suoi libri – titoli che evidenziano immediatamente una condizione di disagio, ma al tempo stesso manifestano speranza. Anche nella scelta dei titoli trasuda la filosofia adottata dal napoletano, quella di prendere atto dei problemi e attraverso l’ironia trarre la forza necessaria per reagire, un espediente che da secoli aiuta a smorzare la tragicità di alcune situazioni. Quando a Napoli potremo dire che “Tutto sarà perfetto” e “Magari domani resto”?
Diciamo ogni giorno, anche se non è vero, è il nostro modo di agire, lo scudo che usiamo per tirare avanti. Resistiamo, e aspettiamo che domani vada un po’ meglio, che arrivi un po’ di ciorta…
Napoli, negli ultimi anni, è diventata il set cinematografico all’aperto più ricercato d’Italia. Da poco sono terminate anche le riprese del film tratto da “La tristezza ha il sonno leggero”. Quanto è gratificante per uno scrittore la trasposizione di un libro in una produzione cinematografica?
Gratificante e divertente, anche se spesso le sceneggiature stravolgono i romanzi. In ogni caso è bello sapere che il cinema ti segue, è gratificante, appunto.
Una mia curiosità – roba da lettori – come è riuscito a scrivere “Magari domani resto” calandosi perfettamente nei panni, anzi nei pensieri di una donna?
Sono cresciuto con e fra donne, e credo di avere una sensibilità più femminile.
“Tutto sarà perfetto”, già un successo editoriale
A pochi giorni dall’uscita, “Tutto sarà perfetto” è già un successo editoriale. Il libro, anche in modo ironico, offre continui spunti di riflessione. Si ride e si piange, proprio come nella vita, proprio come, da sempre, fa il popolo napoletano.
La storia è ambientata a Procida e Marone nel descrivere la bellezza dell’isola riesce a farne sentire il profumo, quello di macchia mediterranea e salsedine – e a trasmetterne la quiete delle prime ore pomeridiane (‘a cuntr’ora) quando il silenzio viene interrotto solo dal conciliante frinire delle cicale, i bambini riposano e le donne stendono costumi all’aria.
C’è una porta rossa su una parete morbida di calce bianca, e di fianco alla lampada a muro del giardino un geco appostato sembra guardare l’orizzonte al di là dell’immagine. Una porta rossa, un muro bianco e un geco. Il mio primo scatto. Una porta rossa, un muro bianco e un geco. E fuori dal clic, oggi come allora, i rumori e i colori di sempre: il mare che si rompe sulla battigia, i versi dei gabbiani, il borbottio di un gozzo in lontananza, il canto assordante delle cicale, il silenzio altrettanto assordante che proviene dall’interno della casa. I suoni restano sempre uguali a se stessi, e vincono il tempo, Come le fotografie.Una porta rossa, un muro bianco e un geco. Oggi come allora.Non serve altro per tornare alla mia isola. Al passato. (da “Tutto sarà perfetto”)
…e con Andrea, il protagonista del romanzo “Tutto sarà perfetto”, è amore “al primo rigo”.
Tutto sarà perfetto
Trama
La vita di Andrea Scotto è tutto fuorché perfetta, specie quando c’è di mezzo la famiglia.
Fotografo quarantenne, single e ostinatamente immaturo, Andrea ha sempre preferito tenersi alla larga dai parenti: dal padre Libero, comandante di navi a riposo, procidano, trasferitosi a Napoli con i figli dopo la morte della moglie, e dalla sorella Marina, sposata, con due bambine e un evidente problema di ansia da controllo. Quando però Marina è costretta a partire e a lasciare il padre gravemente malato, tocca ad Andrea prendere il timone.
È l’inizio di un fine settimana rocambolesco, in cui il divieto di mangiare dolci e fritti imposto da Marina è solo uno dei molti che vengono infranti.
Tallonato da Cane pazzo Tannen, un bassotto terribile che ringhia anche quando dorme, costretto a stare dietro a un padre che si rifiuta di farsi trattare da infermo e che continua a sorprenderlo con richieste imprevedibili, Andrea sbarca a Procida e ritorna dopo anni tra le persone e i luoghi dell’infanzia, sulla spiaggia nera che ha fatto da sfondo alle sue prime gioie e delusioni d’amore e tra le case colorate della Corricella scrostate dalla salsedine.
E proprio in mezzo a quei contrasti, in quell’imperfetta perfezione che riporta a galla ferite non rimarginate ma anche ricordi di infinita dolcezza, cullato dalla brezza che profuma di limoni, capperi e ginestre e dal brontolio familiare della vecchia Dyane della madre, Andrea trova finalmente il suo equilibrio.
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