Umberto De Giovannangeli ricostruisce un passaggio storico epocale e svela le responsabilità dell’Occidente nell’affermarsi di una nuova deriva fondamentalista
Il libro di Umberto De Giovannangeli “Medio Oriente in fiamme” edito dalla Casa editrice “L’Asino d’Oro”, parla del Medio Oriente in fiamme quelle fiamme purificatrici che solo tre o quattro anni fa segnavano la fine dalla Tunisia all’Egitto, passando per la Libia di regimi, rais, colonnelli e “faraoni” che sembravano impenetrabili ed inviolabili, nonostante, o forse, solo grazie ai crimini di cui si erano macchiati, ed al colpevole sostegno di un Occidente miope e pavido.
Pertanto il Medio Oriente è diventato il teatro di una partita nella quale vecchie alleanze si disfano per vederne nascerne nuove, tra attori che un tempo, non molto lontano, si fronteggiavano da parti opposte della barricata.
Un vecchio mondo si è frantumato, pressoché dissolto, ma il nuovo stenta a prendere forma e definizione in positivo e la posta in gioco investe il futuro stesso della dinastia Saud e delle petromonarchie del Golfo, con tutte le ricadute che ciò potrebbe determinare non solo in termini di sicurezza, ma di governance finanziaria ed energetica in termini di sicurezza per l’Occidente.
Per questa ragione la partita mediorientale interessa da vicino l’Europa, gli Usa, così come la Cina e la Russia, e le due potenze non arabe che non hanno mai nascosto le loro ambizioni di egemonia sono state la Turchia e l’Iran.
Il libro scritto con un linguaggio chiaro ed esaustivo si conclude con la trattazione della tragedia umanitaria che emerge dal Rapporto sulle moti nel Mediterraneo, relativi al terzo trimestre del 2014 che sono in aumento per cui il Mediterraneo è davvero un mare di morti, e la situazione in medio Oriente è davvero drammatica per cui sarebbe opportuno che fosse risolta al più presto.