Covid, volontari sudafricani sfidano le diseguaglianze producendo vaccini “senza autorizzazione”

Non è un mistero che la pandemia di Coronavirus abbia messo a nudo tutte le gravi diseguaglianze esistenti tra paesi ricchi e poveri, tra nord e sud, tra primo e terzo mondo. Nello specifico, ciò che maggiormente desta scalpore è il fatto che la maggioranza schiacciante delle dosi prodotte dalle compagnie farmaceutiche “proprietarie” dei brevetti per i vaccini esistenti venga puntualmente consegnata prima ai paesi più ricchi, e poi, in maniera residuale, a quelli più poveri, la cui popolazione viene lasciata, è il caso di dirlo, a morire.

Come anticipabile, la situazione è particolarmente seria e gravosa nel continente africano, dove solo il 10% degli abitanti ha ricevuto una singola dose, rispetto al 63% registrato in Nord America o al 62% degli Europei.

Ebbene, un gruppo di volontari, in Sudafrica, si è attivato per combattere, costi quel che costi, queste ineguaglianze e queste ingiustizie, che mettono a rischio la vita di quelli che hanno semplicemente avuto la sfortuna di nascere in una regione del nostro mondo meno economicamente sviluppata rispetto alla nostra.

Si tratta di una start-up con sede Sudafrica che spera di correggere questo squilibrio con tecniche di “reverse engineering”, di ricostruzione “a ritroso” di uno dei principali vaccini prodotti negli Stati Uniti, rendendolo più facile da conservare, per poi produrlo in modo indipendente, senza, attenzione, chiedere alcuna autorizzazione alla ditta farmaceutica intestataria del brevetto: un vero e proprio atto di ribellione, con l’obbiettivo dichiarato di salvare vite umane.

La startup, chiamata Afrigen Biologics and Vaccines ha sede in un paio di magazzini anonimi, siti in una parte seminascosta di Città del Capo: all’interno vi sono innumerevoli stanze sterili e chiuse a chiave, nelle quali opera una banda di ribelli in camice bianco determinati ad usare la scienza per cambiare il mondo.

Petro Terblanche, l’amministratore delegato di Afrigen, ha riferito ai mezzi di informazione che prima si sono interessati a questa storia che promette di avere grosso risalto a livello internazionale, che l’obiettivo della sua azienda è quello di superare le disuguaglianze messe dolorosamente a nudo dalla pandemia COVID-19, replicando il vaccino ideato da Moderna. “Anche se ci sono sforzi massicci per aumentare la produzione nelle strutture nei paesi ad alto reddito, quei vaccini vengono puntualmente spediti prima nei paesi ad alto reddito, un’ingiustizia immane“, ha dichiarato Terblanche a CBS News, “e come risultato, meno del 5% delle persone del continente sono completamente vaccinate, una situazione ormai insostenibile”.

Il Direttore Tecnico di Afrigen, il Dr. Caryn Fenner, ha osservato che la pandemia è stata un vero e proprio campanello d’allarme per i paesi più poveri, “perché ci ha fatto capire che se non facciamo un passo avanti, se non cominciamo a curare da soli i nostri interessi ed a tutelare i nostri cittadini, nessun altro lo farà al posto nostro“. Dopo aver supplicato le grandi aziende farmaceutiche di condividere le loro ricette di vaccino, gli scienziati di Città del Capo hanno deciso che non c’era più tempo per aspettare, e hanno preso la decisione di cominciare autonomamente lo sviluppo di un vaccino. Afrigen sta lavorando per replicare il vaccino COVID mRNA di Moderna con il supporto della Wits University di Johannesburg.

Nonostante l’impegno dichiarato di Moderna per consentire e favorire “l’accesso globale al vaccino”, a quanto risulta, l’azienda non ha dato luce verde al profetto di Alfrigen. “Legalmente, possiamo proseguire le attività di sviluppo di questo vaccino fino agli studi clinici, senza violare alcuna proprietà intellettuale“, ha spiegato Terblanche. I problemi arriveranno, eventualmente, solo dopo tale fase.

Speriamo ancora di riuscire a stipulare un accordo di riproduzione con Moderna”, ha detto a Patta, “ma al momento siamo tutti disposti a rischiare qualsiasi conseguenza pur di risolvere le gravi ineguaglianze che ci troviamo a fronteggiare”.

L’ambizione della startup non è solo quella di replicare il vaccino di Moderna, ma addirittura di migliorarlo, creando una versione liofilizzata che non richiede la conservazione a freddo, consentendone così l’utilizzo anche in paesi che non dispongono delle tecnologie richieste attualmente per lo stoccaggio delle dosi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità starebbe “lavorando” per Afrigen, mediando un accordo con Moderna, così da consentire alll’Africa di poter ridurre drasticamente la dipendenza da aziende esterne.

Dopo mesi di scetticismo da parte della comunità medica e scientifica circa le possibilità da parte di qualsiasi entità africana di riuscire a creare un vaccino mRNA, come quelli prodotti di Moderna o di Pfizer, Terblanche ritiene che Afrigen ha le carte in regola “per sorprendere il resto del mondo: Possiamo farlo, e sono convinto che lo faremo“.

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