Onde Gravitazionali e la coperta di Einstein
La semplicità con la quale Einstein sosteneva non solo le sue teorie ma anche il modo di affrontare la vita, sembra perdersi nel clamore della conferma delle onde gravitazionali incluse nella sua teoria della relatività del 1916. Sicuramente avrebbe fatto una delle sue espressioni buffe che lo hanno reso altrettanto famoso, perplesso, dopo che nel 1936 con un articolo mai pubblicato dal “Physical Review Letters” aveva cambiato idea sulle onde gravitazionali, concludendo che le vibrazioni spazio-temporali non potessero esistere e che quindi la previsione formulata vent’ anni prima era un errore.
Ma il clamore è dovuto, proprio perché quell’ipotesi è stata confermata, alla scoperta che esistono, grazie al lavoro di decenni da parte degli scienziati che cercavano la conferma alle teorie del fisico baffuto, anzi prima dell’ufficializzazione della scoperta, c’è stato un lungo prologo, con rumors nell’ambiente dei ricercatori già a partire da settembre ad opera del fisico teorico Lawrence Krauss .
L’11 febbraio nella conferenza stampa congiunta delle équipe di Ligo (Laser Interfrometer Gravitational-wave Observatory negli Stati Uniti) e Virgo (l’interferometro italo-francese) è stata ufficializzata la scoperta da parte dei due gruppi di ricercatori che hanno finalmente avuto una risposta dai giganteschi rivelatori costruiti per misurare le minuscole increspature dello spazio-tempo prodotte da corpi celesti di grande massa.
Per coloro che masticano poco di fisica e si chiedono in cosa consista questa scoperta, si dovrebbe partire dalla famosa teoria della relatività di Einstein, nella quale fu esposto che la materia curva lo spazio ed il tempo. Pensando all’universo come una grande coperta, ovviamente con uno spessore infinito, bisogna prendere una massa immaginata come una biglia, questa posta sulla coperta la curva tutta intorno ad essa, cioè curva lo spazio-tempo intorno, lo deforma; questa deformazione è quella che noi percepiamo come gravità. A scuola spesso fanno l’esempio delle onde d’acqua in uno stagno quando vi si butta un sassolino dentro. Ecco, le onde gravitazionali sono quelle onde che derivano dalla massa o dalla biglia che sta sulla coperta.
La conferma che esse esistono si deve a due orecchie sensibilissime, più di quelle di certe persone pettegole, che si chiamano interferometri, che captano i rumori nello spazio. Queste due ‘antenne’ sono il Ligo ed il Virgo che hanno captato il rumore prodotto dalla onde gravitazionali di due buchi neri, dal diametro di circa 150 chilometri e con 29 e 36 volte la massa del nostro Sole, che giravano l’uno intorno all’altro in una spirale che li ha portati a fondersi creando un unico buco nero 62 volte più massivo del Sole. Ma 29+36 fa 65, perché è riportato il numero 62? Perché è proprio nella differenza della massa mancante dei 3 soli che si è trasformata in energia diventando onde gravitazionali, che ha prodotto un suono captato dall’interferometro Ligo, che dura pochissimi istanti.
Niente paura: lo scontro è avvenuto lontanissimo a 1,3 miliardi di anni luce da noi, e, sapendo che la luce ci impiega tempo a viaggiare, ne deriva che la collisione è avvenuta 1,3 miliardi di anni fa.
Questa scoperta non solo ha confermato la teoria di Einstein ma ha dato conferma della esistenza dei buchi neri e della loro coalescenza , cioè quel fenomeno fisico che avviene quando due gocce di liquido o le particelle di un solido si uniscono formando una entità di dimensione maggiore.
Ci si chiede quali possano essere le implicazioni di tale scoperta; si deve pensare ad un inizio, una nuova finestra per osservare l’universo, ma non solo. Si è compreso che gli oggetti che non sono visibili nell’elettromagnetico saranno ora visibili attraverso l’emissione di onde gravitazionali.