Mercoledì 28 Giugno, in occasione della terza edizione del Pompei Street Festival, la rassegna ideata dall’artista internazionale Nello Petrucci e realizzata da Art and Change con il supporto del Comune di Pompei, abbiamo incontrato gli Human Tapes, gruppo musicale campano che nasce nel 2018 da un’idea di Raffaele Fogliamanzillo ed Imma Tufano come progetto introspettivo caratterizzato dalla fusione di atmosfere intime e sonorità tipiche del jazz e del funky; un sound caldo miscelato a melodie soul.
Dopo la loro esibizione abbiamo voluto saperne qualcosa di più, così ci siamo persi in una piacevole chiacchierata con Imma Tufano, cantante e musicista degli Human Tapes.
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Per la rubrica DONNE PRAGMATICHE, intervista ad Imma Tufano degli Human Tapes
- Allora Imma, raccontaci. Quando hai iniziato a fare musica?
La musica ha fatto parte della mia vita – da sempre e non subito in maniera professionale. Quando ero più piccola, insieme a mia sorella, ci divertivamo molto ad inventare dei mix con le canzoni dei nostri cartoni preferiti e come spesso accade, la cameretta è stato il mio primo palcoscenico.
Successivamente, durante le scuole medie ho iniziato a frequentare un laboratorio di canto a scuola finalizzato alla classica recita di fine anno e grazie a quest’esperienza, a 13 anni, ho cantato per la prima volta davanti ad un pubblico.
Poi, intorno ai 16 anni ho iniziato a prendere lezioni di canto privatamente e così ho cominciato a cantare più spesso in giro. A 18 anni ho ricevuto come regalo di compleanno una chitarra e da autodidatta ho iniziato ad imparare i primi accordi.
Più passava il tempo e più mi rendevo conto che quella era la mia strada, il mio piano A e, dopo il diploma, ho deciso di fare l’ammissione al conservatorio di Salerno grazie al quale ho avuto modo di formarmi sotto ogni punto di vista, sperimentando con la scrittura, con l’arrangiamento e approcciando per la prima volta anche lo studio del pianoforte e dell’armonia.
- Come nascono gli Human Tapes?
Il percorso al conservatorio ha favorito anche la nascita del progetto Human Tapes perché nel 2018 ho conosciuto Raffaele Fogliamanzillo, il chitarrista della band, che a sua volta frequentava il corso di chitarra jazz. Lui stava lavorando a delle produzioni personali e mi chiese di cantare e collaborare in alcuni dei suoni brani; da lì è nato il primo embrione. Infatti, i primi due album pubblicati nel 2019 e nel 2020 sono stati scritti in lingua inglese perché eravamo in una fase molto sperimentale e miravamo ad un sound sicuramente più digitale ed elettronico.
Il periodo Covid ci ha dato la possibilità di riflettere molto e capire che volevamo andare in un’altra direzione sicuramente più nazionale e più analogica e soprattutto avevamo bisogno di ampliare il nostro team.
Il primo ad unirsi alla squadra verso la fine del 2021 è stato Francesco Girardi, un bassista molto talentuoso e preparato che stimavamo entrambi, anche lui allievo al conservatorio per la classe di basso jazz e, inoltre, amico di Raffaele già in precedenza. Successivamente abbiamo avuto la fortuna di conoscere in maniera molto casuale anche Alessandro Mattozzi, anche lui allievo al conservatorio, un batterista molto bravo, musicale e talentuoso ed è stato lì che abbiamo raggiunto l’equilibrio perfetto per inaugurare questa nuova fase della nostra storia
Ci chiamiamo “Human Tapes”, con riferimento alle cassette, perché ci piace la metafora dei “nastri umani” che “registrano” tutto nella loro memoria, ovvero esperienze ed ascolti differenti per miscelarli e fonderli in questo progetto che fondamentalmente è pura contaminazione. Quattro menti e quattro percorsi individuali che ne creano uno solo.
- Che genere di musica proponete oggi?
Il progetto è di contaminazione, soprattutto dal punto di vista stilistico. Ci piace unire l’armonia jazz a dei groove perlopiù funky o hip hop fondendo il tutto con melodie soul e testi introspettivi in italiano. In termini canonici possiamo definirlo R&b contemporaneo.
- Cosa rappresenta per te la musica?
La musica per me è tutto; è al primo posto, anche se sembra una frase scontata. Quando smetto di fare musica per lavoro inizio a fare musica per divertimento. Dico sempre che vorrei avere mille vite per poter imparare a suonare tutti gli strumenti, ma devo accontentarmi di giornate di 24h e anni di 365 giorni, che davvero non bastano mai.
- Terza edizione del Pompei Street Festival, una città in pieno fermento. Un tuo commento.
Il Pompei Street Festival è una realtà che mi ha affascinato sin dalla prima edizione di cui sono stata spettatrice, così come anche della seconda. È bellissimo assistere ad un museo a cielo aperto, artisti talentuosissimi e provenienti da paesi diversi, a dimostrazione del fatto che l’arte è un linguaggio universale che rompe ogni confine. Ognuno si esprime a modo proprio, contemporaneamente ad altri e soprattutto senza competizione che è un concetto molto misero.
- Progetti futuri?
Sicuramente continuare a suonare dal vivo perché è ciò di cui abbiamo più bisogno per stare bene. Inoltre quest’anno abbiamo scritto molto e la voglia di fare ascoltare a tutti le nostre nuove idee è tanta, quindi come progetto futuro sicuramente vogliamo pubblicare un piccolo album.
- Chi è Imma Tufano? Cosa sogna?
Non so bene ancora chi sono. Penso che un po’ tutti siano in continua ricerca e scoperta di se stessi, soprattutto in relazione al mondo in cui viviamo, ma cosa sogno, quello l’ho sempre saputo, ed è vivere di musica, o meglio vivere di arte.
Mi sono sempre dedicata a 360 gradi a questo percorso, studiando e provandoci nonostante i vari rifiuti ricevuti e spero che prima o poi arriverà il giorno in cui potrò raccogliere i frutti di tutto questo impegno.
E noi tutti te/ve lo auguriamo. Il talento non vi manca.
- Dove possiamo seguire te e gli Human Tapes?
Cerchiamo di mantenere sempre vivi i nostri canali social e potete trovarci ovunque su Instagram, su Tik Tok, su Facebook e anche su YouTube.
Noi consigliamo di seguirci anche su Spotify dove è possibile ascoltare il nostro ultimo singolo pubblicato il 27 gennaio dal titolo “Leggerezza”.