Dalla devolution al ballottaggio

L’approvazione della legge sull’autonomia differenziata merita un approfondimento, che sarà riservato nei prossimi articoli, ma un aspetto voglio già metterlo in evidenza e cioè il collegamento con la modifica costituzionale di un paio di decenni orsono, che si riferisce alla devoluzione verso un regionalismo spinto, i cui effetti pesanti si erano già avvertiti nel periodo dell’emergenza sanitaria per il COVID 19.

La riforma del titolo V della Costituzione è stata effettuata nel 2001 dal Governo Amato, con la legge costituzionale n.3, con la quale si sono dilatate, evidentemente a dismisura, le competenze sia delle regioni che degli enti locali minori.

Questa riforma è stata considerata da diversi uomini e giornali di sinistra, diciamo pure quelli maggiormente avveduti o illuminati che dir si voglia, un provvedimento inutile e dannoso, che non ha migliorato sicuramente i servizi che fino ad allora erano stati svolti dallo Stato, causando solamente un maggiore appesantimento amministrativo. E non si è neppure realizzato un miglioramento della qualità della legislazione in relazione alle materie  trasferite alle Regioni e addirittura si è registrato un  deciso aumento della spesa pubblica, rispetto al passato, alla quale lo Stato ha dovuto far fronte con nuove tasse e imposte.

La conseguenza è stata un’inevitabile erosione di fiducia dei cittadini delle Regioni a statuto ordinario, avvertita pesantemente soprattutto in questi ultimi anni di emergenza sanitaria, dovuta all’epidemia da COVID 19. Quindi la legge sull’autonomia differenziata è sostanzialmente una legge puramente procedurale, voluta in particolare dalla Lega, affinché si possa attuare pienamente la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001.

Con la seconda e definitiva approvazione, l’Aula di Montecitorio ha licenziato il provvedimento con 172 sì, 99 voti contrari e un solo astenuto. In 11 articoli il provvedimento definisce le procedure legislative e amministrative, per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento.

Per quanto riguarda invece i risultati definitivi per le elezioni regionali tenutesi in Piemonte, assieme alle europee, Alberto Cirio è stato confermato con il 56,13% dei voti alla presidenza della giunta regionale, grazie al supporto di Fratelli d’Italia, Lista Civica Cirio Presidente, Forza Italia Ppe, Udc, Pli, Lega Salvini Piemonte e Noi Moderati. La seconda posizione è stata ottenuta da Giovanna Pentenero, che ha raccolto il 33,54% delle preferenze, con il sostegno di Partito Democratico, Alleanza Verdi E Sinistra, Stati Uniti d’Europa Per Il Piemonte, Lista Civica Pentenero Presidente, Lista Civica Piemonte Ambientalista E Solidale. Al terzo posto si posiziona Sarah Disabato, con il 7,68% dei voti, candidata del Movimento 5 Stelle. Infine, Francesca Frediani, con il sostegno di Piemonte Popolare, ha ottenuto il 1,5% delle preferenze, e Alberto Costanzo ha totalizzato un poco di meno, il 1,15% dei voti, con il supporto della lista Libertà Piemonte.

Analizzando invece le elezioni amministrative della stessa tornata elettorale, si evidenzia la mancanza di grosse sorprese. Infatti a Bari Vito Leccese, ex parlamentare dei Verdi e attuale esponente del partito democratico, con il 47% delle preferenze affronterà da grande favorito il ballottaggio contro l’avversario del centrodestra, Fabio Romito, che al primo turno ha ottenuto solo il 29%. A Campobasso: il candidato del centrodestra Aldo De Benedittis, che al primo turno ha raccolto il 48,3%,, affronterà il ballottaggio con Marialuisa Forte del centrosinistra, ferma al 31,8%, nonostante il governo uscente a guida pentastellata.

A Firenze la candidata del PD, Sara Funaro, ha raccolto il 43% dei voti e si sfiderà con l’ex presidente degli Uffizi, Eike Schmid, che ha raccolto il 33% nello schieramento di centro destra. A Potenza il candidato del centrodestra Francesco Fanelli, con il 40% delle preferenze andrà al secondo turno contro Vincenzo Telesca, candidato del centrosinistra, che ha raccolto il 32%.

Nel capoluogo dell’Umbria la sfida del ballottaggio sarà molto equilibrata e tutta al femminile, tra la candidata del campolargo, Vittoria Ferdinandi, che ha preso il 49% e quella del centrodestra, Margherita Scoccia, con il 48%. Il ballottaggio si terrà domenica 23 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 24 giugno, giorno nel quale si festeggia San Giovanni Battista, dalle 7 alle 15 e subito dopo è previsto bli scrutinio, che si annuncia ovviamente rapido.

A non aver raggiunto la maggioranza richiesta per il primo turno, cioè il 50%+1, è anche Caltanissetta, capoluogo dell’omonima provincia siciliana, e Lecce, dove per pochissimi voti non c’è stata la vittoria al primo turno della candidata del centro destra. Infatti Adriana Poli Bortone, pur essendo la candidata sindaco più votata a Lecce, raccogliendo il 49,95% delle preferenze, frutto di ben 26.053 voti, è costretta ad affrontare il secondo turno di ballottaggio.

A sostenere Poli Bortone ci sono state dieci liste di destra e centrodestra, mentre lo sfidante, Carlo Salvemini, è stato appoggiato da 9 liste del centrosinistra allargato, che ha raggiunto un ragguardevole 46,73% con 24.373 voti. In corsa c’erano anche i candidati civici Alberto Siculella, che ha raccolto l’1,71%, con 890 voti e Agostino Ciucci, che ha ottenuto poco meno, vale a dire l’1,6% con 837 voti. Ovviamente in Italia tanti altri Comuni andranno al voto il 23 e il 24 giugno nel ballottaggio Tra le città più grandi si segnalano al ballottaggio Cremona, in Lombardia, regione che aprirà nuovamente i seggi anche per diversi altri Comuni, come Chiari, Lainate, Novate Milanese e Settimo Milanese.

Nel piemontese i ballottaggi di terranno a Verbania, Vercelli e Rivoli. Nel Lazio, invece, si sfideranno al secondo turno i candidati sindaci di Civitavecchia, Palestrina e Tarquinia. Per la Liguria ci sarà il secondo turno nell’importante Comune di Rapallo, mentre In Campania saranno chiamati nuovamente alle urne i cittadini di Avellino, Torre Annunziata, Casal di Principe, Castel Volturno, San Giuseppe Vesuviano, Nocera Superiore e Aversa.

La Sardegna invece dopo il successo elettorale del centrosinistra a Cagliari e nelle altre città, ottenuto nel primo turno, ci sarà un solo comune al ballottaggio, Monserrato, nella provincia del capoluogo di Regione. In Calabria ci sarà il secondo turno per i comuni di Gioia Tauro e Vibo Valentia, invece in Toscana, oltre a Firenze, andranno al ballottaggio Pontedera, Cortona, Empoli, Piombino, Montecatini Terme, e Tresignana. Nelle Marche c’è il secondo turno per i due Comuni di Urbino e Recanati, mentre in Molise sarà la volta di Colle d’Anchise. In Puglia, oltre Bari e Lecce, anche Manfredonia, San Severo, San Giovanni Rotondo, Putignano, Copertino e Santeramo in Colle svolgeranno il turno di ballottaggio.

Nel Veneto il 23 e il 24 giugno andranno nuovamente al voto Rovigo, Legnago e Bassano del Grappa, e in particolare nella provincia di Venezia a decidere i nuovi sindaci nei comuni più grandi della provincia sarà il ballottaggio, in particolare a Noale, Scorzè, Spinea e Portogruaro. Gli ultimi due comuni veneziani escono entrambi da un commissariamento, mentre stranamente nessuno tra i comuni al voto per le elezioni amministrative in Abruzzo, affronterà il secondo turno.

Merita di essere segnalato, come dato politicamente rilevante, l’en plein di Mimmo Lucano, che dopo essere stato eletto all’Europarlamento con Alleanza Verdi Sinistra, è stato anche rieletto sindaco di Riace, il Comune in provincia di Reggio Calabria, che Lucano negli anni scorsi ha trasformato in un modello di accoglienza e di integrazione dei migranti.

A queste amministrative Lucano ha sfidato il sindaco uscente, Antonio Trifoli, che l’aveva battuto facilmente cinque anni fa come candidato della Lega, mentre ora è passato nell’orbita Forza Italia.

La vittoria di Lucano al Comune di Riace e la sua elezione al parlamento europeo sono state entrambe salutate dai suoi sostenitori, con grandi manifestazioni di gioia, nelle quali si è evidenziata l’intonazione della canzone famosa “Bella Ciao”. In questo rinnovo di ben 3.716 amministrazioni comunali, tra cui 29 delle città capoluogo, emerge pure il dato clamoroso della sconfitta della Lega a Pontida dopo oltre due decenni, che può avere un peso politico maggiore della stessa sconfitta di forza Italia ad Arcore nelle passate tornate elettorali.

 

 

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