L’olio di palma e l’olio di semi di palma o olio di palmisto sono degli oli vegetali saturi non idrogenati ricavati dalle palme da olio, sono solidi o semi-solidi a temperatura ambiente, ma con un processo di frazionamento si possono separare in componente liquida.
Il grande uso dell’olio di palma nell’industria alimentare commerciale del resto del mondo si spiega col suo basso costo, che lo rende uno degli oli vegetali o alimentari più economici sul mercato.
L’olio di palma – dicono le Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia – è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Conseguenza: l’olio di palma provoca danni irreversibili, tra questi – oltre ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare – il diabete mellito. E assumere – anche inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così difficile. Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è, infatti, contenuto in molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine.
Oltre a colazione possiamo “incrociarlo” anche a pranzo in un pacchetto di cracker o in un panino. Senza considerare che può essere nascosto anche in alimenti improbabili come il gelato confezionato o il dolcino con cui chiudiamo il pasto.
Le case produttirici di prodotti da forno su larga scala sono ricorse al riparo fornendo studi che evidenziano come non esistano correlazioni tra il consumo di olio di palma e il livello di colesterolo. Inoltre, la medesima ricerca riporta che ad oggi non esistono studi che comprovano la correlazione tra olio di palma e possibili effetti cancerogeni.
La discussione sia dal punto di vista scientifico che della Normativa è molto accesa. A noi consumatori non resta che aspettare ed imparare a leggere le etichette dei prodotti evitando di acquistare prodotti con presenza di grassi idrogenati.
Non bastasse, l’olio di palma sarebbe anche responsabile di una feroce deforestazione a favore della monocoltura intensiva della palma, e metterebbe a repentaglio interi ecosistemi e la sopravvivenza di molte specie animali del Borneo e di Sumatra.