Gli sbalzi d’umore sono parte della vita quotidiana
Tutti attraversiamo periodi in cui ci sentiamo insolitamente felici o tristi e ognuno di noi ha un umore di base che subisce delle oscillazioni. Gli psicologici definiscono l’umore più di un semplice stato emotivo (sensazione). Essi considerano l’umore come uno stato che include anche aspetti cognitivi (pensiero), motivazionali (comportamento) e fisici (corpo). In altre parole, l’umore non solo influenza il modo in cui ci sentiamo ma anche come pensiamo, agiamo, dormiamo, mangiamo e viviamo.
Il fatto che ognuno sappia che cosa voglia dire sentirsi “giù” o “su” di corda rende la comprensione dei disturbi dell’umore da un certo punto di vista più facile, ma da un altro più ardua. Siccome tutti noi abbiamo familiarità con le fluttuazioni dell’umore, la comprensione di tali disturbi è sicuramente più intuitiva rispetto alla comprensione di disturbi come la schizofrenia che, per la maggior parte delle persone, si situa al di fuori della gamma di esperienze comuni.
D’altra parte, la familiarità con i cambiamenti dell’umore solleva alcune difficili questioni: qual è la differenza tra un breve caso di tristezza e una depressione clinica, o tra sentirsi “su” ed essere in uno stato maniacale? Le risposte a queste domande risiedono in due concetti cardini della psicologia clinica: l’importanza del contesto nel definire e comprendere la psicopatologia e il continuum tra comportamento normale e patologico.
Le variazioni dell’umore spesso avvengono in risposta a eventi esterni della vita. Vincere alla lotteria o passare un esame solitamente mette una persona di buon umore, mentre essere licenziati o lasciati dalla fidanzata provoca una tipica sensazione di tristezza. Cambiamenti intesi dell’umore sono considerati normali in certi contesti: la morte di un membro della famiglia spesso evoca dolore intenso, ma è molto difficile che tale reazione venga considerata un segno di disturbo mentale.
Viceversa, a volte i cambiamenti patologici dell’umore sembrano venire “dal nulla”, senza un evento significativo che possa spiegare l’insorgenza o l’intensità di euforia o tristezza, ma questo non vuol dire che siano patologici. Persino il lutto può divenire patologico quando passa certi limiti di durata o intensità. Comunque. in generale, gli umori patologici possono essere definiti come “emozioni estreme che non sembrano appropriate al contesto o alle circostanze in cui si manifestano”.
I disturbi dell’umore differiscono dalle normali variazioni dell’umore in termini di durata e intensità: mentre ci si aspetterebbe che una persona fosse triste per diversi mesi dopo la morte del coniuge, di un parente, di un figlio, saremmo sorpresi se il lutto continuasse ininterrotto per anni. Similmente, anche un caso lieve di tristezza è causa di preoccupazione se è presente per un esteso periodo di tempo. Per quanto riguarda l’intensità, anche se la depressione e la mania solitamente non durano molto a lungo, possono essere però talmente intense da interferire con il normale funzionamento e da costituire minacce per la vita stessa. Ovviamente la linea di confine tra umore “normale” e “patologico” sarà sempre in qualche modo nebulosa e arbitraria.
Le fluttuazioni dell’umore sono presenti anche in molte forme di psicopatologia in cui il disturbo dell’umore non è il tratto principale. Ad esempio persone con disturbi di personalità, disturbi dell’alimentazione, disturbi d’ansia, problemi sessuali, schizofrenia, problemi da uso di sostanze, diventano spesso anche depresse. Sicuramente imparare riconoscere e a gestire questi sbalzi di umore risulta fondamentale per vivere una vita serena e funzionale a noi stessi.