La vela aiuta le persone con disturbi mentali e abbatte i costi sanitari

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I dati illustrati a conclusione del progetto europeo dell’Anpis: -40% dei ricoveri ospedalieri e riduzione delle prestazioni sanitarie erogate dalla ASUR Marche.

La vela aiuta le persone con disturbi mentali

La vela aiuta a migliorare le condizioni di vita dei soggetti con disturbi mentali e a ridurre la medicalizzazione e la spesa sanitaria locale. A rivelarlo sono i dati di uno studio realizzato ad Ancona ottenuti durante i tre anni di progetto europeo dell’Anpis (Associazione Nazionale Polisportive per l’Integrazione Sociale), che sono stati presentati a Frascati al Convegno conclusivo dal titolo “Sport per imparare, impara con lo sport”, in cui è stato presentato il compendium delle buone pratiche attuate dall’associazione nazionale nel periodo 2019-2021.

Diverse sono state le discipline sportive utilizzate dall’Anpis per il progetto. I dati più esplicativi che dimostrano in anteprima la correlazione tra sport e benessere psichico arrivano dalla Vela, più precisamente da una ricerca scientifica condotta nella città di Ancona. “Una vela per tutti” è il progetto avviato dall’associazione anconetana Four Sailing e dall’Ancona Yacht Club, in collaborazione con Anpis e Asur Marche Area Vasta 2 – Dipartimento di Salute Mentale, suddiviso in tre moduli e rivolto a operatori, istruttori di vela e pazienti. Un esempio virtuoso a livello europeo, poiché l’unico ad esser riuscito a sistemizzare le informazioni provenienti dalla ricerca e a individuare il dato scientifico di riferimento attraverso le life skills suggerite dall’OMS.

Al termine del triennio, è infatti emerso che su un campione di 19 persone partecipanti al progetto, i ricoveri ospedalieri sono diminuiti del 40%, mentre le prestazioni sanitarie erogate in un anno sono state del 30% in meno (-379 rispetto all’anno precedente all’inizio del progetto); le urgenze psichiatriche sono state abbattute del 70%, e infine il miglioramento della qualità della vita percepito dai pazienti è stato del 100%. “Oltre alla cura per i soggetti con acclamati disturbi mentali, questo studio evidenzia anche quanto sia importante la prevenzione – afferma la psicoterapeuta Gessica Grelloni, che ha curato il progetto “Una vela per tutti”Con queste progettualità si riesce a raggiungere quell’utenza che non si servirebbe mai dei servizi sanitari, dunque si previene un’eventuale criticità dovuta alla patologia anziché intervenire nelle urgenze che hanno un impatto più traumatico sulla persona”.

 

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Lo sport non solo come strumento di inclusione, ma anche come mezzo per ridurre la spesa sanitaria

Il progetto si articola in tre moduli: la psicoterapia di gruppo a cadenza settimanale, la formazione degli operatori in aula e il corso di vela con la formazione degli equipaggi. Inoltre, a conclusione del progetto, è prevista la partecipazione ad uno degli eventi velici più attesi dell’anno: la Regata del Conero. La rivelazione della veleggiata – la seconda più importante dell’Adriatico dopo la Barcolana – è Ringhio, il Bavaria 38 Match che con il suo equipaggio integrato, composto anche da giovani con difficoltà mentali, si è aggiudicato per il terzo anno consecutivo il primo posto nella sua categoria.

Alla luce dei dati snocciolati durante l’incontro, il presidente nazionale Anpis, Mauro Nannini, sottolinea che “la lungimiranza dell’amministratore politico, viene dimostrata quando queste buone pratiche diventano uno strumento preventivo per il risparmio nella spesa sanitaria”. “Il paziente psichiatrico non può essere soltanto imbottito di medicinali – aggiunge Nannini – In Italia, i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) in media durano dieci giorni ed ai contribuenti costano più di 400 euro al giorno tra farmaci, personale sanitario e ausili. Secondo l’OMS, più del 10% della popolazione mondiale soffre di disturbi mentali: questa spesa diventa abnorme e fonte di preoccupazione per i conti in rosso della sanità pubblica, mentre la carenza di personale sanitario deve fare i conti con una mole enorme di lavoro. Lo sport diventa perciò strumento di riconoscimento del soggetto e della sua inclusione e di riduzione dei costi sanitari”.

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Lo studio anconetano è solo un esempio virtuoso di come la metodologia applicata abbia restituito dei dati utili da condividere a livello europeo, ma può essere esportato anche per le altre attività sportive dell’Anpis, quali il ping pong, il nordic walking, la pallavolo e il calcio.

A conclusione del progetto, al quale hanno partecipato cinque Paesi – Italia, Germania, Inghilterra, Slovenia e Romania – emerge sempre più il bisogno di condivisione delle informazioni scientifiche sugli studi. “Solo 8 Paesi europei su 30 analizzati hanno attivato collaborazioni per la trasmissione dei dati scientifici”, rivela Bruna Franzinelli, responsabile del coordinamento del progetto europeo Anpis: “Non c’è una equipe trasversale in grado di evidenziare quali siano i bisogni e le metodologie per soddisfarli. Adesso che abbiamo un quadro scientifico di riferimento, ovvero le cosiddette life skills segnalate dall’OMS, bisogna continuare negli Erasmus Plus, condividendo i risultati raggiunti e costruendo un partenariato europeo, attraverso strumenti e metodologie che possano evidenziare l’empowerement raggiunto dalle persone con disagio mentale ed acquisito attraverso lo sport non agonistico”.

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