Pineta Grande Hospital: CODICE ROSA sportello ascolto contro la violenza di genere

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LA VIOLENZA SULLE DONNE : UN FENOMENO IN CONTINUA CRESCITA

Il  tema della violenza sulle donne ha  come punta  emergente la tragica statistica delle uccisioni, ma riguarda tutte le forme di discriminazione in grado di annullare il soggetto nella sua identità  e libertà, non soltanto fisicamente, ma anche nella sua dimensione psicologica, nella socialità e nella partecipazione alla vita pubblica.

Un fenomeno in costante crescita,  che richiede un intervento preventivo attraverso azioni mirate e concise. E’ importante potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, organizzare azioni di intervento multidisciplinare, formare gli operatori.

Ogni tipo di violenza è sempre un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità del soggetto e al suo percorso evolutivo. E’ sempre molto difficile denunciare; rompere il silenzio è doloroso ma necessario e con il giusto supporto questo è possibile.

Il Pineta Grande Hospital è da sempre stato  impegnato contro la violenza di genere, attraverso lo sportello “Codice Rosa” la cui responsabile è la Dottoressa Filomena Cesaro, Psicologa e Psicoterapeuta . Lo sportello ascolto è operativo tutti i giorni dalle 9,30 alle 13,30 all’interno del Pronto Soccorso della struttura.

Opera attraverso :  1 con linea telefonica attiva 24 ore su 24;  2-colloqui  su appuntamento o in pronto soccorso con personale appositamente formato e preparato per offrire ascolto  e sostegno in caso di violenza e maltrattamento a tutte le donne che lo richiedano.

Gli obiettivi dello sportello sono numerosi:

1- informare e sensibilizzare contro ogni tipo di violenza;

2- accogliere e  dare voce alle donne maltrattate;

3 – dare sostegno morale e psicologico;

4-offrire un aiuto concreto alle donne maltrattate progettando  con loro un percorso individualizzato per un’uscita consapevole dalla violenza;

5- Costituire una rete di rapporti con i rappresentanti delle Istituzioni che operano sul territorio (forze dell’ordine, pronto soccorso, assistenti sociali, medici , psicologi etc).

Le attività svolte dallo sportello sono, dunque,  numerose  e oltre alla possibilità di un sostegno psicologico gratuito, è possibile richiedere anche  una consulenza legale. Uscire da una violenza che dura da anni. costellata da umiliazioni e vessazioni, è sempre difficile. Ma dalla violenza può nascere la gioia di una rinascita  basata sulla volontà di chi sceglie di costruire sulle proprie macerie. La denuncia è importante , ma bisogna agire, è l’agito che porta al cambiamento .

Lo sportello ascolto è proprio un accompagnare queste donne in questo percorso che diventa più semplice, sicuramente non scevro da difficoltà ma possibile. I primi 3 mesi sono quelli più delicati, le donne vivono sensi di colpa, ripensamenti proprio perché hanno interiorizzato lo stereotipo del dominio e del possesso maschile. Spesso subiscono le pressioni dei parenti che consigliano “Resisti, per il bene dei figli”, mentre è un dato di fatto che i bambini che crescono in contesti violenti sono le prime vittime e rischiano di apprendere un modello relazionale sbagliato e di diventare adulti violenti o sofferenti. Nonostante vissuti violenti le donne, una volta passati i lividi, talvolta tornano dal marito e ricadono nella ruota della violenza: all’inizio il compagno chiede scusa, fa qualche regalo, poi dopo un pò ritorna la violenza, in un crescendo che può arrivare alla morte.

Le notizie del Tg anche di recente hanno trattato di femminicidio.

Donata, Maria, Carla. Ogni volta sembra ascoltare storie in cui cambia il nome ma non le dinamiche. Perché si uccide? Come può l’amore trasformarsi in possessione? Cosa induce un uomo a perseguitare, molestare e poi uccidere la sua compagna o sua moglie?

I giornali  spesso usano una terminologia molto specifica scrivendo che gli uomini uccidano per momenti di follia, un  “raptus” ,che implicitamente de-responsabilizza l’assassino, in parte lo giustifica, o comunque rischia di “ammorbidire” la sua posizione rispetto all’atto orribile che ha appena commesso, come quando viene tirata in ballo la gelosia o presunte mancanze della donna che è stata appena uccisa; e che in molti casi è semplicemente non vera. Moltissimi femminicidi  sono premeditati o comunque non sono commessi durante un ‘raptus’. Spesso questi delitti  non sono impulsivi ma ben organizzati. Le vittime sono paralizzate dalla paura.  Spesso accettano questi uomini , pensando che la gelosia, il potere che esercitano su di loro sia una forma di amore. Non si rendono conto della distorsione di questi rapporti malsani, e quando se ne accorgono sono talmente succubi che diventano fragili.

Spesso questi efferati crimini avvengono in un certo sistema culturale, sfacciatamente patriarcale, dove l’uomo detta legge. Dove alle donne non è stato insegnato il loro valore, l’amore di Sé. Dove il loro retaggio culturale non consente loro di far sentire la loro voce.  Nella vittima si scatenano infatti diversi e contrastanti sentimenti al punto che si chiede “cosa posso fare perché il nostro rapporto migliori?”. Molto spesso provano anche vergogna per non essere state amate, vergogna per aver accettato umiliazioni, vergogna per aver subito. Vergogna perché da sole non sono in grado di provvedere al loro sostentamento e  a quello dei loro cari. Tuttavia è solo nel momento in cui prendono consapevolezza della condizione in cui sono coinvolte che possono affrontare la situazione scegliendo di uscirne fuori per il loro bene e di quello dei loro familiari.

Ogni scelta ha già in sé la forza per essere realizzata, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Non bisogna arrendersi, consegnarsi alla sofferenza, agli eventi a volte infausti che si presentano. Una possibilità c’è sempre, bisogna cercarla, e permettere che ci trovi. Ci vuole coraggio a denunciare, a dire no all’omertà, a denunciare. Un coraggio che spesso è pagato con la vita. Il dolore è qualcosa che ti avvolge e sconvolge l’anima; esperienza sgradevole, ma anche opportunità, occasione per approfondire il significato della vita.

Bisogna lasciarsi guidare dal dolore, seguirlo, viverlo e non subirlo con reazioni di paura o ribellione irrazionale. Il dolore è spesso un segnale che ci comunica che qualcosa non va nel nostro corpo (se è un dolore fisico) o nella nostra vita relazionale (se è un dolore emozionale). Se non ci fermiamo ai primi segnali di sofferenza la situazione si aggrava e sarà più difficile e doloroso risolverla. Spesso il dolore deriva dal fatto che la nostra vita va in una direzione che non ci realizza, e anzi ci fa star male, e tuttavia ci ostiniamo a proseguire in quella direzione, vuoi per paura di cambiare, vuoi per un malinteso senso del dovere, che ci fa agire in modo contrario al nostro sentire. Pertanto, il senso del dolore svolge un importante funzione di feedback che dovrebbe aiutare l’individuo a dirigere il proprio agire e a governare nel modo migliore la propria vita, purché naturalmente egli sia in grado di sentire i segnali e di interpretarne correttamente il significato.

E’ di fondamentale importanza  instillare, suscitare a poco a poco nell’animo di  queste donne maltrattate la consapevolezza che dal dolore, dalla violenza può nascere la felicità.

 

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