Marco Menegardi:”Al 60° Km ero nella mia zona comfort e me la sono giocata tutta”

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Marco Menegardi, 33 anni, bresciano, è il vincitore della 47esima edizione della 100 km del Passatore.  La 48esima edizione, quella che si sarebbe dovuta svolgere tra una decina di giorni (il 23-24 Maggio 2020), purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria, è stata annullata.

Oltre ad essere un atleta eccezionale, Marco Menegardi è anche un medico specializzato in Medicina Generale, e attualmente è specializzando in Radiologia.

Marco Menegardi

 

Ho avuto il privilegio di uno scambio di opinioni con il Dott. Menegardi sull’emergenza sanitaria, ma poi, tolto il camice bianco, ci siamo piacevolmente persi nel discutere di corsa, di running, di sport, di ultramaratone.

  • Marco questi ultimi due mesi sono stati particolarmente duri per tutti, ma per medici e pazienti lo sono stati sicuramente di più. Tu sei uno dei tanti medici che vivono e lavorano in una delle zone, purtroppo, maggiormente colpite dal virus. Ti andrebbe di raccontarci la tua esperienza?
Beh! Fortunatamente, al momento la situazione sembra essersi stabilizzata, ma abbiamo vissuto settimane davvero difficili. Tanti i pazienti e i colleghi contagiati. Io sono andato a sostituire un medico di base che, purtroppo è venuto a mancare proprio a causa del coronavirus. Un incarico che mi ha trasformato da medico di corsia in medico del territorio. Un incarico che devo dire mi piace molto e mi gratifica perchè, innanzitutto “di prima assistenza” e poi perchè ben si concilia con il mio spirito organizzativo e l’idea che ho dell’esercizio della professione.

 

  • Medico Runner, quasi un ossimoro in questo ultimo periodo. Sei al tempo stesso chi cura e, a parer di tanti, “chi unge”. Perché tanto accanimento contro i runner?

Credo si sia trattato semplicemente di psicologia di massa.  Purtroppo, quando si è in difficoltà, è facile puntare il dito contro qualcuno; si sente il bisogno di trovare un colpevole piuttosto che una soluzione al problema. Questa volta è toccata ai runner. Mi spiace davvero tanto per il cattivo messaggio che è passato.

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Marco Menegardi: “A Faenza, ho trovato tante persone lungo la strada ad incitarmi. Una cosa pazzesca sentire le loro voci nel buio della notte!”

  • Con un tempo di 7h 12’46” sei il vincitore dell’ultima edizione dei 100 Km del Passatore. Cosa scatta nella mente di chi pensa di affrontare una gara come quella del Passatore?

Se hai un po’ di tempo in più, ti racconto una storia.

  • Certo, ti ascolto volentieri.

Devi sapere che quando ero ragazzo correvo solo brevi distanze, ma con discreti successi. Avevo un fisico molto più asciutto, molto più acerbo. Un giorno, avevo 17 anni, mi capitò tra le mani un depliant che sponsorizzava la Traversata del Baldo, una gara di 4o km in montagna che oggi non esiste più. Ne rimasi affascinato e decisi che avrei partecipato a quella gara. Pensa che il venerdì prima feci un lungo e la domenica c’era la gara. Arrivai secondo, ma ci furono delle contestazioni. Nessuno mi conosceva. Era la prima volta che mi cimentavo in una gara del genere e fui accusato di aver barato, di aver tagliato il percorso.

Fui talmente ferito nell’orgoglio che scoppiai a piangere. Fu l’atleta giunto dietro di me, il terzo ad aver tagliato il traguardo che garantì la bontà della mia prestazione, ma io ero talmente ferito che preferii andar via. Dissi ai miei genitori che, in quella occasione mi avevano accompagnato. che “la mia gara” l’avevo fatta, non mi interessava altro. Ero fiero e pienamente soddisfatto del risultato di quella giornata di sport.

Durante quella gara provai emozioni uniche e fu allora che compresi che le grandi distanze erano quelle fatte per me, quelle che mi avrebbero regalato grandi soddisfazioni.

  • Come si svolge il Passatore? Che tipo di assistenza si ha lungo il percorso?

Anche per questa domanda ho una storia da raccontarti. Prima, al Passatore, oltre ai ristori offerti dall’organizzazione, era consentita un’assistenza privata da parte di un automobilista, ma qualcuno, in passato, era saltato a bordo e si era fatto scarrozzare. Così, oggi l’unica assistenza privata che si può ricevere è quella da parte di un ciclista. Io avevo l’assistenza di un amico di vecchia data, ma in 100 km l’ho visto solo due volte, al 13° km e al 30 Km°. Credendo di ricevere la sua assistenza ho saltato diversi ristori. Quando sono giunto al traguardo gli ho detto: “Sei un uomo fortunato! Se non avessi vinto, avresti dovuto trovare un’ottima scusa per giustificare la tua assenza e salvare la nostra amicizia”. (ndr ridiamo).

Marco Menegardi

 

  • Cosa ha significato per te questa vittoria? Te l’aspettavi o è stata una sorpresa?

Sembra il classico cliché, ma davvero non mi aspettavo di vincere, almeno fino alla metà della gara. Avevo avuto dei problemi di gastrointerite e non mi sentivo in perfetta forma. Poi, alla partenza, tutti sono partiti velocissimi. La gara mi è sembrata subito più difficile di quanto pensassi e avevo già messo da parte l’idea di tagliare il traguardo sotto le sette ore e mezza. Avevo 18 minuti di distacco dal primo. Poi, al 60° Km mi sono sentito nella mia zona comfort, avevo maggiore consapevolezza e me la sono giocata tutta. Quando ho raggiunto la prima posizione e sono arrivato a Faenza, ho trovato tante persone lungo la strada ad incitarmi. Una cosa pazzesca sentire le loro voci nel buio della notte! E poi è arrivata la vittoria. Difficile descrivere a parole quel momento!

Marco Menegardi

 

  • Come saranno le gare in futuro? Tornerà tutto come prima? 

Mah sì! La gente non cambia e se cambia, cambia in peggio. Tornerà tutto come prima, non subito, ma le gare si faranno ancora. Magari si aspetterà il vaccino o magari si limiterà il numero di iscrizioni, ma le competizioni sportive torneranno così come torneranno tutte le altre cose. 

  • Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Al momento non te lo saprei dire. A causa di un infortunio ero fermo già da un po’. Aspetto tempi migliori per fare programmi, sportivi. 

 

Ringrazio Marco per la sua disponibilità e la sua simpatia, augurandogli una pronta guarigione.

 

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