Castellammare, al Teatro Karol applausi, applausi e ancora applausi per Francesca Fedeli

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“Quanto pesa un metro cubo d’acqua?”

In quanti ieri sera ce lo siamo chiesti? In tanti. Un coro di dolorose riflessioni ad alta voce, in simultanea in oltre 130 teatri italiani e non.

VajontS23, “Quanto pesa un metro cubo d’acqua?”

E’ con questa domanda che inizia VajontS 23, la rappresentazione teatrale andata in scena ieri sera, a 60 anni dalla sciagura del Vajont.

Anche il Teatro Karol di Castellammare di Stabia ha preso parte all’importante progetto. Un momento non solo per ricordare l’immane tragedia che rase al suolo alcuni paesi della vallata del Vajont,  ma soprattutto per ammonire le generazioni presenti e future circa “il peso” dei comportamenti negligenti che si continuano ad assumere a danno dell’umanità.

VajontS23, “Quanto vale un metro cubo d’acqua?”

Quanto il nostro negligente (e consapevole) comportamento può contribuire alla distruzione dell’umanità? Chiediamocelo. Chiediamocelo tutti dal momento che siamo in piena crisi climatica e che sembrano essere più i giovani a richiamarci all’attenzione che chi, invece, anagraficamente dovrebbe aver maturato e quindi mostrare una certa saggezza.

A Castellammare di Stabia, presso il Teatro Karol, é stata la voce di Francesca Fedeli – vincitrice del Premio Hystrio alla vocazione 2023 – a ricordarcelo. Con lei sul palco la divulgatrice Mariangela D’Aquino.

La Fedeli ha dato voce, anima e corpo agli abitanti di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta e a quelli degli altri comuni coinvolti nel disastro del Vajont.

Duemila morti tra cui 450 bambini, oggi ricordati con altrettante bandierine colorate che sventolano sulla cima della Ferrata della Memoria così come ci ha mostrato l’atleta paralimpico Moreno Pesce che sabato mattina, insieme alla guida emerita Lio De Nes e al video maker Jacopo Bernard, ha puntato i riflettori su quanto avvenne la sera del 9 Ottobre 1963 (qui il video).

Quattro minuti appena. Solo quattro minuti ebbero gli abitanti della vallata per prendere consapevolezza di quanto stava per accadere e decidere come mettersi in salvo. Troppo pochi per salvare se stessi. Troppo pochi per pensare di mettere in salvo i propri cari.

Il monologo, magistralmente interpretato da Francesca Fedeli e diretto da Rosario Sparno, fu portato in scena per la prima volta il 9 ottobre 1997 sul luogo della tragedia dall’attore ed autore Marco Paolini. Il testo, riscritto insieme a Marco Martinelli, è poi diventato una versione corale.

Teatro Karol
Francesca Fedeli al Teatro Karol di Castellammare di Stabia

Ieri sera, a 60 anni dal disastro del Vajont, da Bolzano a Palermo ed anche in altre nazioni, l’orrore di quegli ultimi minuti prima della morte è stato vissuto da migliaia di persone in contemporanea. Alle 22.39, orario esatto in cui il costone del monte Toc iniziò a franare, in ogni luogo la rappresentazione è stata arrestata. E’ stato quello il momento in cui l’orrore è sceso nel cuore di tutti.

Al Teatro Karol, oltre al talento della Fedeli, la professionalità della divulgatrice Mariangela D’Aquino che ha contribuito alla comprensione della superficialità e delle forzature compiute in nome del Dio Denaro e della stupida ambizione di veder operativa “la diga più grande del mondo”.

Dall’ingegnere Carlo Semenza, padre del progetto al geologo Giorgio Dal Piaz, da Giuseppe Volpi alla SADE (Società Adriatica Di Elettricità) fino ad arrivare a Tina Merlin, autrice e giornalista dell’Unità che aveva preannunciato la possibile frana, e proprio per questo motivo era stata osteggiata;  tutti i protagonisti di ciò che avvenne la sera del 9 Ottobre 1963 sono stati menzionati nella rappresentazione che si é conclusa con interminabili minuti di applausi per la Fedeli e la D’Aquino.

Vajonts23
Teatro Karol di Castellammare di Stabia

A sessant’anni di distanza sappiamo che quei metri cubi d’acqua pesarono la vita di migliaia di persone. A sessant’anni di distanza sappiamo che l’acqua, bene indispensabile alla vita, inizia a scarseggiare. Allora, oltre al peso di un metro cubo d’acqua, chiediamoci pure:”Perché non s’impara mai dagli errori commessi in passato? É davvero tanto stupido l’uomo?”

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