Piazzetta Nilo – ‘O Cuorpe ‘e Napule


Sorge nel pieno centro storico di Napoli, ovvero Spaccanapoli, uno dei tre decumani della Napoli greco-romana, all’ inizio di Via S. Biagio dei Librai, strada altrettanto famosa, ricca di tante botteghe presepiali

È denominata Piazzetta Nilo perché, oltre duemila anni fa, si stanziarono qui alessandrini (nativi di Alessandria d’Egitto), viaggiatori, mercanti, schiavi che eressero la statua del dio Nilo, simbolo di fertilità a ricordo della loro terra lontana. La divinità è raffigurata, secondo una consueta tradizione ellenistica, da un vecchio barbuto sdraiato e adagiato su una roccia, dalla quale sgorga l’acqua, coperto da un mantello nella parte inferiore, con una cornucopia (simbolo di abbondanza per gli antichi) lungo il braccio destro, il fianco appoggiato su di un sasso, i piedi su una testa di coccodrillo, attorniato da diversi putti e da una sfinge. Inizialmente si pensava che tale corpo appartenesse a una donna intenta nell’azione di allattare i suoi figli. Nell’immaginario collettivo rappresentava Napoli che nutriva i suoi figli. La scultura ha avuto una vita travagliata, tanti i restauri intercorsi nei secoli su di essa.

 

Tra oblio, abbandono e saccheggi, questa statua è stata lì, simbolo di una storia che sopravvive alle intemperie del tempo e dell’uomo. L’ultimo saccheggio, avvenuto oltre cinquantanni fa, la privò di due dei tre putti e della testa della sfinge che caratterizzava il blocco di marmo.

Quest’ultima sarà ritrovata in Austria solo nel 2013, per cui l’ultimo restauro, recentissimo, l’ha restituita alla città con una cerimonia ufficiale. Come tutte le cose a Napoli, anche questa piazzetta e la sua statua non potevano non aver raccolto nei secoli delle testimonianze, quali: scritti antichi da cui sembra che emergano i discorsi intercorsi tra la statua denominata ‘O cuorpe ‘e Napule e il fiume Sebeto (nome del corso d’acqua che bagnava l’antica Neapolis); credenze secondo cui da piazzetta Nilo, affollata dalle anime delle monache di donna Romita, si arrivi a piazza S. Domenico Maggiore, dove di notte si sentono i sussurri di Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa (uccisi dal suo marito, Carlo Gesualdo) e le ruote della carrozza del principe di S. Severo, l’alchimista.

Non è nostra intenzione sfatare le leggende, ma narrarvele e portarvi attraverso quest’articolo a Piazzetta Nilo, dove annuserete odori, colori, degusterete cibi, superstizioni, storie e leggende della Napoli più antica. Ci andrete senz’altro a curiosare.

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