Mi propongono, e accetto subito, una visita all’azienda Quintodecimo del Professor Luigi Moio a Mirabella Eclano, nel cuore della verde Irpinia. Già sapevo che sarebbe stata un’esperienza multisensoriale nel mondo del vino e così è stato. In questo viaggio nel cuore di Quintodecimo a Mirabella Eclano sono stato in compagnia di tanti amici sommelier e degustatori, in ordine sparso la squadra era formata da Nino, Lorenzo, Pasquale, Fabio, Pasquale, Lina, Ombretta, Massimo, Giusy e Rosanna.
Punti Chiave Articolo
- 1. Luigi Moio, studio, ricerca e passione
- 2. Quintodecimo, non è un caso che sia un’eccellenza
- 3. Chiara Moio ci racconta l’azienda e alcune paculiarità di Quintodecimo
- 4. Giro in cantina con Rosa Moio
- 5. La degustazione è sempre un momento magico
- 6. Degustazione vini Quintodecomo in Mirabella Eclano
- 1 Exultet 2021 – Fiano di Avellino DOCG
- 2 Via del Campo 2021 – Falanghina
- 3 Giallo D’Arles 2021 – Greco di Tufo DOCG
- 4 Terra D’Eclano 2019 – Aglianico Irpinia DOC
- 5 Grande Cuveè 2020
- 7. Saluti finale della visita a Quintodecimo
Siamo stati circa 3 ore, ma saremmo restati ancora ore e giorni ad ascoltare “la parola” del professore che ci ha incantato parlando di vino tra fisica, chimica e filosofia. Sì, perchè Luigi Moio – professore ordinario di enologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II – con la sua verve (se ce ne fosse bisogno), ti fa letteralmente appassionare al mondo del vino, alle sue sfumature, ai suoi profumi.
Luigi Moio, studio, ricerca e passione
Ci ha raccontato, come ha scritto nel suo libro “Il respiro del vino”, che subito dopo l’università ha fatto un viaggio in Francia, in cui ha cambiato letteralmente la sua visione di produrre, innamorandosi – e quindi diventandone un vero cultore e studioso – dei profumi del vino. Quel viaggio ha cambiato il modo di fare vino in Campania e non solo, ha dato la possibilità a tante aziende vinicole, precedenti a Quintodecimo, di diventare dei veri pionieri dei vini campani nel mondo. Basti pensare, per fare due nomi trai i tanti, alle Cantine Antonio Caggiano o alle Cantine Marisa Cuomo, ma ce ne sono tanti altri.
Luigi Moio, quarta generazione di vignaioli (oggi, con le figlie Chiara -anch’ella enologa, e Rosa, sono alla quinta), che scopre i profumi e per la prima volta vede il mondo del vino in maniera diversa rispetto a quello che era prima, ossia produzione e commercio di vini (tra cui il pregio di far rinascere lo storico Falerno del Massico DOC con l’azienda storica di famiglia in quel di Mondragone), o semplicemente “questo vino è buono” o “questo vino non è buono”.
Quintodecimo, non è un caso che sia un’eccellenza
Tornando alla visita all’azienda vinicola, quello che colpisce a prima vista è l’ordine e la pulizia delle vigne di aglianico adiacenti al casolare, la Vigna Quintodecimo (esposta a Nord Ovest) – praticamente attaccata al casolare – e la Vigna Grande Cerzito (esposta a sud), sul versante opposto. Siamo a inizio agosto ed è in atto la cosiddetta vendemmia verde, quella che elimina i grappoli meno “performanti” per dare maggiore forza a quelli che già lasciano intravedere la loro qualità che ritroveremo in quei Taurasi DOCG che sono il “Quintodecimo” e il “Grande Cerzito” (li trovi su Amazon cliccando qui).
Ci accoglie il Professore Luigi Moio che ci racconta del progetto – esterno a Quintodecimo – di una vigna circolare ispirata alla successione del matematico Fibonacci o successione aurea, raccontandoci di una sua idea, nata durante la prima pandemia, che porterà alla luce 233 casse di vino (numero non casuale, ovviamente), il cui ricavato andrà a favore della ricerca scientifica, ma che saranno il presupposto di incontri in cui il vino sarà al centro di tutto e la ricerca della verità sul vino sarà il tema centrale. Gli occhi di Luigi Moio si illuminano nel raccontarci questo suo sogno, questa sua ambizione, traspare tutto il suo amore per il vino e tutta la gioa nel raccontarlo, con una semplicità disarmante. Lo fa in nome della ricerca, sostiene più volte che essere un ricercatore è una missione e un lavoro per il quale si viene pagati per mettere sempre al centro di tutto la ricerca della verità e del suo racconto, altrimenti “che senso avrebbe essere un ricercatore”.
Chiara Moio ci racconta l’azienda e alcune paculiarità di Quintodecimo
La visita presegue con Chiara Moio che ci illustra un pò di storia dell’azienda Quintodecimo, che si chiama così in onore del toponimo Quintum Decimum che, all’inizio dell’VIII secolo d.C., identificava il casale cui s’era ridotto l’antico municipium di Aeclanum, oggi Mirabella Eclano. Ci passa alcuni dettagli delle vigne, che nonostante la loro vicinanza – non oltre 100 mt – sono diverse per l’esposizione (una nord ovest, la Vigna Quintodecimo ed una a sud, la Vigna Grande Cerzito) e per i terreni. La Quintodecimo è su un terreno argilloso ricco di calcare, la Grande Cerzito su un terreno vulcanico, costituito da ceneri e pomici, non calcareo.
Giro in cantina con Rosa Moio
Passiamo alla visita interna e qui ci guida Rosa Moio, prima in cantina e poi alla degustazione. Mentre passeggiamo in cantina, veniamo “rapiti” dal professor Luigi Moio che ci racconta cosa stanno facendo in quel preciso istante, ossia installando delle nuove macchine di spremitura, di origine tedesca, che serviranno per aumentare la qualità dei bianchi che saranno prodotti, in quanto attraverso una sistema ad azoto liquido abbatteranno il contatto con l’aria del mosto e, quindi, non sarà mai attivato, nemmeno per pochi secondoi, il processo di ossidazione. Ecco, la ricerca della verità passa ancora una volta dallo studio, dalla chimica, dalla tecnologia.
La degustazione è sempre un momento magico
Si passa alla degustazione, forse il momento più atteso di una visita in cantina, ma che deve necessarimante, secondo chi scrive, passare dalla parte storica dell’azienda per capire cosa stiamo bevendo e degustando, cosa arriva in un bicchiere. Un poeta in passato ha sostenuto che “L’Universo intero è in un bicchiere di vino” (cit. Richard P. Feynman – premio Nobel per la Fisica del 1965 nel libro “Il respito del Vino” di Luigi Moio, ed. Mondadori), vero o non vero, è un concetto che aiuta a capire tutto quello che deve accadere affinche il nettare degli Dei si materializzi in un bicchiere.
Degustazione vini Quintodecomo in Mirabella Eclano
Exultet 2021 – Fiano di Avellino DOCG
Una volta ho sentito dire che il Fiano di Avellino DOCG è un fuoriclasse che non conosce confronti e con il quale nessun vino può aspirare alla competizione. Onestamente, anche questa volta non so se è vero, ma di una cosa sono certo: quando un Fiano di Avellino DOCG è fatto seguendo le procedure a regola d’arte è un qualcosa di sfavillante, una bevanda da culto. In questo caso, siamo di fronte a un grande Fiano di Avellino DOCG, un 2021, che si potrà bere tranquillamente anche tra 10 anni nel 2031 e già esprime tutta la sua potenza. Nota erbacea, mandorla, nocciola, una goduria. Intensità olfattiva e gusto-olfattiva importante, eccellente. A tutto pasto.
Via del Campo 2021 – Falanghina
Una falanghina dopo un Fiano di Avellino DOCG potrebbe cedere il passo e sfigurare, è ovvio, ma in questo caso, la falanghina Via del Campo è troppo ruffiana per farsi snobbare. Ha una forte acidità, forte nota floreale, frutta tropicale, banana, frutto della passione. Cristallina, ideale per un aperitivo.
Giallo D’Arles 2021 – Greco di Tufo DOCG
Il Greco di Tufo DOCG è uno dei miei vini preferiti, sono di parte. Il Giallo D’Arles di Quintodecimo già dal nome lascia intendere il colore giallo oro con cui si presenta, forte acidità, nota floreale, vaniglia, nocciole, mela verde. Siamo di fronte ad un vino eccellente.
Terra D’Eclano 2019 – Aglianico Irpinia DOC
Passiamo ai rossi e se penso che il Terra D’Eclano è una “semplice” DOC Aglianico Irpinia, sorrido. 14 gradi, una nota balsamica, cuoio, tannini morbidi/vellutati, è beverino, è un 2019, è pronto ma può ancora attendere per esprimersi ancora meglio. Ovviamente, non è un Taurasi (fa un anno di acciaio ed uno di botte), ma gli strizza l’occhio, tante case vinicole farebbero carte false per avere un Taurasi del genere nelle proprie bottiglie
Grande Cuveè 2020
E’ stata richiesta da tutti i partecipanti e ci è stata regalata questa forte emozione. Alla fine, a sorpresa, entra in scena la Grande Cuvèe del professore Luigi Moio. 40% Greco di Tufo, 40% Fiano di Avellino, 20% Falanghina. E’ l’ultimo capolavoro di Luigi Moio e di Quintodecimo, forte mineralità, crosta di pane, burro, morbido, persitente, 2 anni di vita, sembra di essere di fronte ad un vino francese dai profumi inebiranti. In questo vino, arriva forte, se fossero bastati gli altri 20 anni di produzione di grandi vini, la formazione e tutta l’inflienza della Borgongna sulla vita e nelle esperienze del Professore Luigi Moio.
Saluti finale della visita a Quintodecimo
Il gruppo è felice, dopo la degustazione Luigi Moio firma la copia, con penna rigorosamente verde (chi ha mai detto che un ricercatore scientifico non può essere scaramantico?), del libro letto e consumato di Ombretta e ci intrattiene ancora con delle chicche sulla ricerca scientifica e i progetti futuri. Non può mancare il selfie finale. Alla prossima, prosit!
L’azienda vinicola Quintodecimo si trova a Mirabella Eclano, provincia di Avellino, alla via San Leonardo 27.