Steve McCurry Senza Confini al Pan

Presentata il 27 ottobre in conferenza stampa la mostra di Steve McCurry dal titolo ‘Senza confini’ al PAN – Palazzo della Arti Napoli, alla presenza di Steve McCurry, dell’assessore alla cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, alla curatrice della mostra Biba Giacchetti, Alberto Rossetti di Civita Mostre, al designer ed allestitore Peter Bottazzi.

La mostra sarà inaugurata il 28 ottobre e terminerà il 12 febbraio 2017 al PAN, promossa dal Comune di Napoli-Assessorato alla Cultura e al Turismo e dal PAN, organizzata da Civita Mostre in collaborazione con SudEst57. Media partner dell’evento sono Il Mattino e Radio Kiss Kiss.

Nino Daniele nell’introdurre la mostra la associa Napoli ad un luogo di civiltà delle millenarie culture, alla cultura dell’accoglienza, con particolare riferimento alle modalità di accoglienza verso la nave di migranti giunta al porto di Napoli i giorni scorsi., dove la gara di solidarietà da parte dei cittadini è stata un plus di questa città, dove i media continuano a sottolinearne lo stereotipo della metropoli violenta.

Daniele ha spiegato la scelta della Sala dei Baroni del Maschio Angioino come luogo per l’incontro del pomeriggio aperto ai cittadini ma in particolar modo ai giovani. Partendo dal nome greco in comune della capitale partenopea di Nea-polis con quello della cittadina natale di McCurry che è Philadelphia, Daniele si è spostato nella storia al 1799 quando l’ultimo gruppo di patrioti della idea repubblicana di Napoli, ispirati da Gaetano Filangieri,  che furono sconfitti e trucidati.

Altro punto di unione con l’America di McCurry è dato dal riferimento di Daniele all’ampio carteggio tra Benjamin Franklin e Filangieri, che portò all’invio della bozza della costituzione americana nella quale Filangieri suggerì quel diritto alla felicità, inserito poi definitamene nella costituzione americana.

Daniele definendo Napoli come la città più filosofica del mondo, ha spiegato il termine di filosofia derivante da  filìa cioè dall’amore, amicizia fraterna, che rispecchia il senso più autentico  della poetica e del lavoro di McCurry. Un amore per la conoscenza della condizione umana che lui così ben riesce ad immortalare nei suoi scatti. Una conoscenza che si non acquisisce senza il coraggio, grazie al quale riesce ad esprimere una forte critica di questa globalizzazione, che ci era stata promessa come un sogno e che si è dimostrata per tanti aspetti come una catastrofe. La poetica che c’è dietro le immagini di McCurry è frutto di conoscenza e coraggio che ci interroga, che ci stimola ad aprire i nostri occhi.

La curatrice della mostra Biba Giacchetti descrive la mostra come una grande retrospettiva, che attraversa tutte le tematiche e tutti i lavori di McCurry. Il percorso è totalmente libero, lasciando allo spettatore la possibilità di percorrerlo in libertà reagendo individualmente alle immagini.

Inclusi due focus: il primo è l’Afghanistan, entrando sulla destra, con immagini in bianco e nero, che riporta il primo reportage, autofinanziato, di McCurry, con un video che racconta tutto, in pratica una mostra nella mostra. In queste foto c’è già tutta la forza evocativa dei suoi ritratti Il secondo è quello che nelle sale sono state mescolate paesi, epoche, e mondi con le tematiche che sono care a Steve, come i disastri che sono avvenuti nel  mondo. In una sala in fondo è stata concentrata quest’ultima tematica, dove ci sono immagini dai temi più duri, che lasciano più spazio ad una percezione emotiva.

Il percorso della mostra è installato in modo bifacciale, che si può visitare in una direzione per poi tornare indietro.

Presente anche il video della ragazza afgana Sharbat Bibi che oggi è una profuga, ed arrestata a Peshawar, con l’accusa di falsificazione del documento nazionale di identità computerizzato. McCurry si dice pronto a sostenere la donna, con la quale è in contatto da anni, sottolineando come la sorte di Sharbat sia simile a quella di migliaia di profughi in tutto il mondo.

Steve McCurry nel suo veloce intervento ha espresso il piacere di essere a Napoli e della bellissima location come il Pan. ‘ Sono già stato a Napoli in altre occasioni ma non vedo l’ora di poter tornare, per fare uno studio, di intrattenermi. Ho già avuto modo di dire che Napoli è una delle città più affascinanti  d’Italia se non del mondo’. Ringraziando poi lo Alberto Rossetti di Civita Mostre , Biba Giacchetti, sottolinea l’instaurazione di una solida squadra di lavoro, con una cooperazione davvero fruttuosa. Inoltre si dichiara orgoglioso di essere associato ad Alberto e Biba protagonisti di molte mostre in Italia, McCurry non nasconde l’intenzione di espandere le mostre anche fuori Italia. Ringraziamenti a Nino Daniele ed al genio del design Peter Bottazzi per lo spettacolare allestimento .

Peter Bottazzi, il designer che ha curato l’allestimento, ha scelto la collocazione delle immagini su scale, che hanno la tempistica di un frame del cinema. Spiega che ciò che lo ha interessato della scala è l’essere un artefatto dell’uomo per arrivare dove lui non arriva. Qualcosa che passo dopo passo riporta a raggiungere qualcosa.

A Peter Bottazzi abbiamo posto qualche domanda sul lavoro con McCurry.

Può dirci qualcosa in merito all’occhio di McCurry per quanto riguarda il design? Nelle sue foto non c’è solo l’attimo, l’anima attraverso gli occhi, ma c’è anche una forma di design quando  fotografa gli ambienti, i luoghi. Lei, come designer, come trova questa inclusione, del modo di percepire lo spazio?

Lo noterà già se ha modo di frequentarlo e di vedere come lavora, nel momento in cui le chiede di avvicinarsi o meno, di trovare lo sfondo adatto dell’immagine. Steve viene da uno studio di architettura, di cinema, il buon gusto ed il bello direi che lo accompagna . Io quello che trovo meraviglioso in lui è stata questa complicità che si è creata,  che è raro in un fotografo, di un fotografo importane, che in qualche modo si faccia interpretare o dica di sì ad una manipolazione o messa in scena di un certo tipo delle sue immagini. Solitamente pensano :’la foto di per sé è già forte, non ho bisogno di altro’. Invece la cosa che McCurry ha subito accettato è quella che se la sua foto esce dal muro ci guadagna. La foto a parete in alcuni casi è di comodo, un po’ come una persona che sta seduta in disparte, invece deve uscire. Ci deve essere questo rapporto, perché una mostra non è un libro, una mostra va esperita, va vissuta, va scoperta. Questo solo una persona di un certo tipo, con una certa intelligenza può comprendere, permettere ed accettare che venga svolto.

Fonte foto Estrelladeo2016

sala-afghanistan steve-mccurry


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