BERLINO: un muro che separava, riunì 25 anni fa…

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La storia di una città che ha vissuto cadute rovinose e grandi ascese

Esattamente. Forse i più giovani l’hanno appreso dai libri di storia o dai racconti dei genitori, ma è storia recente che Berlino fino al 9 novembre del 1989 dal 7 al 9 novembre prossimo si presentasse divisa. Un’altra Europa v’era in quegli anni che,  inesorabilmente, stava tramontando. Tanti furono i “moti “ dell’89, così potremmo definirli; spirava un vento nuovo di speranza, di aggregazione, di unificazione.

La Cortina di Ferro indicava il confine che divise l’Europa in due settori,  politicamente influenzati,  dalla fine della seconda guerra mondiale  alla fine della guerra fredda. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro attraversava il continente. Con essa veniva ad indebolirsi, fino a scomparire, anche il muro di Berlino, simbolo di ideologie, sofferenze, diversificazioni tra ciò che era al di qua d’influenza americana e ciò che era al di là del muro, sotto controllo sovietico. Dopo essere stata, ancora una volta, attrice inconsapevole di un grande evento storico e dopo averne metabolizzato le vicende che seguirono, parte un nuovo percorso in questa attiva e creativa capitale tedesca.

Domenica 9 novembre si apriranno i festeggiamenti a ricordo di questo monumento che divise la città dal 13 agosto del 1961 al 9 novembre 1989. Simbolo di questa riunificazione il Checkpoint Charlie, che venne abbattuto dopo questi eventi. Difatti quello attuale è una ricostruzione fedele fatta il 13 agosto del 2000, divenuto ovviamente,punto turistico d’attrazione per chiunque si rechi a Berlino. Una baracca di guardia -originale- si trova al Museo degli Alleati (Alliiertemuseum ) che si trova nel quartiere di Dahlem e Zehlenorf ( ex quartiere americano della città). In questo luogo è raccolta la storia politica, militare delle potenze occidentali dal 1945 al 1994. Tra gli oggetti esposti anche un aeroplano Hastings del Ponte Aereo. I musei nella città sono tanti  e molti i  monumenti che ricordano la sua storia. Forse questo appena elencato e quelli a seguire  rappresentano, più di altri, la storia di questo muro di cui ricorre il 25 °.

Judisches Museum (Museo Ebraico). Duemila anni di storia ebraico tedesca. Il più grande museo ebraico d’Europa. Si trova nel palazzo progettato da Daniel Libeskind. Il museo non ha ingresso sulla strada, si accede dall’adiacente Berlin Museum. Una scala e un sentiero sotterraneo collegano i due edifici. Questa scala composta da tre corridoi denominati  Assi ( simboleggiano i destini diversi del popolo ebraico) portano ad una torre volutamente vuota denominata Torre dell’Olocausto;  posta alla fine dell’Asse della morte, vi si accede mediante una porta spessa e pesante. Il vuoto, il buio, (solo una feritoia posta in alto) della stanza non climatizzata lasciano un senso di smarrimento. Evidente il significato simbolico di smarrimento degli ebrei durante le deportazioni. L’Asse dell’esilio conduce ad un giardino denominato Giardino dell’Esilio, racchiuso fra 49 colonne, l’asse della continuità ( il numero delle colonne è simbolico a ricordare la nascita dello stato d’Israele e quella al centro rappresenta Berlino). Liebeskind ha costruito un piano di calpestìo inclinato; in modo che chi lo calpesti provi la sensazione di mancanza di equilibrio a ricordo della sensazione di straniamento e disagio che provavano gli ebrei esiliati. Collegato ad altri due corridoi, che rappresentano la permanenza degli Ebrei in Germania, nonostante l’Olocausto e l’Esilio, questo asse porta ad una scala, che porta alla costruzione principale. Questo tortuoso percorso sta  a ricordo di come è stata difficile la vita degli ebrei tra difficoltà, stenti, abusi, soprusi e per infondere nel visitatore la sensazione di sfida  e di difficoltà,  elementi distintivi della storia ebraica.

Sempre nel palazzo Libeskind: Installazione di ShalechetFoglie cadute. Altro passaggio obbligato del vostro prossimo soggiorno a Berlino per questa ricorrenza. Qui 10.000 volti in acciaio punzonato sono sparsi sul pavimento Spazio Vuoto della Memoria. Il visitatore è invitato a calpestarle, il fragore prodotto dalle lastre di metallo incuteranno un senso di angoscia e faranno desiderare di uscire al più presto dalla sala. L’artista israeliano Menash Kadishman ha dedicato quest’opera a tutte le vittime di guerre e violenze e non solo quelle della Shoah.

Tanti altri eventi culturali si svolgeranno in questo mese di Novembre; dal 7 al 9 segnaliamo “I confini della Luce ” un percorse di 15.30 km, di palloncini bianchi illuminati che percorreranno la lunghezza originaria del muro  ad arricchire questa ricorrenza e tante altre si affiancheranno per una Berlino ricca, propositiva, meltin pot del Vecchio Continente.

photo Central Press Hulton Archive

“Attenzione state per lasciare Berlino Ovest”

 

foto Central Press Hulton Archive via Getty Images)

 

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