Alla prima di “RIVA LUIGI ’69 ’70

Alla prima di “RIVA LUIGI ’69 ’70

Un lungo applauso ha concluso lo spettacolo dedicato al Campione più Grande di tutti i tempi del calcio Italiano, quell’uomo del nord che per caso venne in Sardegna e che non volle più andare via, sebbene inizialmente non voleva nemmeno venirci.

In sala, LUI, Luigi, non si è visto: come suo solito non ama essere protagonista. Al suo posto, diciamo così, in sala Beppe Tomasini, anche lui natio del Nord Italia ma che ha adottato Cagliari dove vive da quando passò ai rossoblù nel 1968.

Gigi è il figlio di Ugo, reduce della Prima Guerra mondiale e di Edis.

Rimarrà orfano anche di madre quando aveva solo 16 anni. Chi può dargli torto se è uscito taciturno: senza avere un padre e una madre a quell’età devi crescere velocemente.

IL CAMBIO DI PASSO

Lo compra il Legnano, primo stipendio da semi professionista 37 mila lire più abbonamento ferroviario Leggiuno-Legnano andata e ritorno.

Ma Gigi è bravo e inizierà a giocare anche con la Nazionale juniores e il 13 marzo 1963 cambierà, ancora, la sua vita quando l’allenatore del Legnano, dopo la fine della partita dell’Italia contro la Spagna gli disse che il Presidente lo aveva ceduto alla squadra della Sardegna.

Riva a urla disse che non ci sarebbe andato.

Pensava lo vendessero al Bologna, erano voci di corridoio, oppure alla sua amata Inter.

Invece fu venduto al Cagliari per 37 milioni; il Bologna ne aveva offerti 50, ma era troppo tardi, ormai era fatta.

Milano-Genova-Alghero fu la tratta che lo portò in Sardegna. Arrivò a Cagliari distrutto e quando la sera, dalla finestra dell’albergo vide il golfo di Cagliari illuminato pensò di essere in Africa.

Il giorno dopo conobbe lo sterrato dello Stadio Amsicora, si, non c’era un filo d’erba in quel campo.

Erano i tempi in cui i militari, quando la combinavano grossa, venivano mandati per punizione in Sardegna, perché era lontana dal resto del paese e anche solo la minaccia di finire in quel posto dimenticato da Dio ti faceva cambiare atteggiamento, forse.

Rombo di Tuono fu l’appellativo che il Grande Gianni Brera, qualche anno dopo, diede al ragazzo perché il sinistro di Riva sul cuoio del pallone gli ricordava il temporale che si avvicinava.

Indimenticabile.

Martino Rocca fu il suo primo amico al di fuori del calcio dove fu accolto come un figlio; andava a mangiare il pesce e lasciava solo la lisca di quel pesce.

La doppietta al Napoli in Serie B nel 1963-1964 cambiò il rapporto col pubblico, da quel momento fu un’altra cosa.

Gigi Riva è ancora ad oggi è il Miglior marcatore nella storia della Nazionale Italiana: 35 gol in 42 presenze.

Il successo da calciatore, i soldi, e tutto il resto Gigi lo avrebbe boicottato per un’infanzia felice. Come dargli torto.

 

Grazie GIGI.

 

Un racconto appassionato quello di Alessandro Lay, in replica sabato 20 e domenica 21 ottobre, sabato 1 e domenica 2 dicembre 2018.

Al Teatro La Vetreria di Cagliari.

Si ringrazia l’organizzazione per l’accredito rilasciato alla nostra Testata Giornalistica

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