Ilaria Salis, negati gli arresti domiciliari alla docente italiana

Ilaria Salis, la vicenda: arresti domiciliari respinto, la docente resterà in cella

Nella fredda sala d’udienza del tribunale di Budapest, si è svolta oggi la seconda udienza del processo contro Ilaria Salis, la docente 39enne di Monza trattenuta in custodia cautelare da oltre tredici mesi. L’accusa? L’aggressione a tre militanti di estrema destra. Un caso che ha destato scalpore e suscitato dibattiti accesi in tutta Europa.

Salis, incatenata e sotto stretta sorveglianza, ha assistito alla decisione del tribunale con un misto di ansia e determinazione dipinte sul suo volto segnato dal tempo passato dietro le sbarre. La sua richiesta di arresti domiciliari è stata respinta senza possibilità di appello, gettando un’ombra ancora più cupa sulla sua sorte.

Ilaria Salis nell’occhio del ciclone: resterà ancora in cella

Ilaria Salis si è trovata catapultata nell’occhio del ciclone quando, più di un anno fa, è stata accusata di aver partecipato a un violento scontro con militanti di estrema destra durante una manifestazione a Budapest. Da allora, la sua vita è stata un susseguirsi di udienze, interrogatori e giorni trascorsi dietro le sbarre da 13 mesi.

La decisione del tribunale di negare l’istanza di arresti domiciliari ha suscitato un’ondata di indignazione tra i sostenitori di Salis, i quali denunciano una presunta ingiustizia nel trattamento riservato alla donna. Legata mani e piedi in aula come i criminali più efferati, le immagini e i video dei suoi processi rimbalzano su internet e nei telegiornali, scatenando un’ondata di indignazione anche sui social.

Ilaria Salis incatenata mani e piedi in aula, non tornerà in Italia

D’altro canto, i rappresentanti dell’accusa sostengono che Ilaria Salis rappresenti un pericolo per la società e che la sua permanenza in carcere sia necessaria per garantire l’ordine pubblico.

La vicenda di Ilaria Salis ha anche sollevato interrogativi più ampi sulla libertà di espressione e sullo stato dei diritti civili in Europa. Molti si chiedono se il caso Salis non sia altro che il sintomo di una deriva autoritaria che minaccia di erodere le fondamenta della democrazia.

Ilaria Salis al centro dei dibattiti politici, ancora in Ungheria

Mentre la discussione infuria sui social media e nei salotti politici, Ilaria Salis rimane rinchiusa in una cella di Budapest, in attesa che il suo destino venga deciso da un tribunale la cui imparzialità è messa in discussione da entrambe le parti.

Intanto, i giorni diventano settimane e le settimane diventano mesi per una donna il cui unico desiderio è tornare a casa, nella tranquillità della sua vita quotidiana, lontano dalle sbarre che separano la libertà dall’incertezza. Ma fino a quando la giustizia non avrà pronunciato la sua sentenza, Ilaria Salis continuerà a lottare, nella speranza che un giorno possa tornare in Italia e affidarsi alla giustizia del nostro Paese.

Ilaria Salis, le parole del ministro degli affari esteri Antonio Tajani

Non si sono fatte attendere le parole del ministro degli affari esteri Antonio Tajani, riportate da Rai News.it: “Mi auguro che la signora possa essere assolta, ho visto che è stata portata in aula in catene, poi tolte. Non è un bel modo, non mi pare ci sia pericolo di fuga. Detto questo eviterei di politicizzare il caso se no si rischia lo scontro”.

Fanno discutere le immagini di una donna legata al guinzaglio come un cane, ammanettata e sorvegliata da più guardie. Una misura esagerata, come espresso da molti personaggi politici e non solo, che ci fa tornare indietro al Medioevo, all’epoca della caccia alle streghe e all’Inquisizione, quando i condannati venivano fatti sfilare dinanzi a un tribunale ecclesiastico, incatenati per evitare la fuga. I compatrioti di Ilaria Salis si appellano allo stato di diritto e a Giorgia Meloni, nella speranza che la premier faccia sentire la sua voce contro la giustizia ungherese.


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