Mozzarella di bufala campana: la regina dei DOP

Uno dei prodotti più famosi nel mondo: la mozzarella di bufala campana

La mozzarella di bufala campana ha ricevuto la denominazione nel 1996 ed è, a tutt’oggi, uno dei prodotti più rappresentativi non solo della Campania ma dell’Italia tutta.

Riguardo alle sue origini, ci sono teorie contrastanti tra loro; se da un lato esiste l’ipotesi che la produzione di tale formaggio derivi direttamente dalla consueta tradizione casearia italiana (e quindi si parla di una razza autoctona, di cui sono stati ritrovati reperti fossili nella campagna romana), dall’altro si congettura sull’introduzione del bufalo nel nostro paese; che si debba, per questo ringraziare i Longobardi o i Normanni, il dato che sembra essere certo è che le prime notizie scritte sulla presenza del bufalo in Italia si attestano intorno al XII secolo.

 

Per quel che concerne il termine, la storia è ormai nota: questo formaggio  fresco a pasta filata deve il suo nome al procedimento della lavorazione; il latte fresco di bufala (occorrono 4,2 litri di latte di bufala per un chilogrammo di mozzarella), infatti, viene lavorato con acqua bollente, con un bastone di legno e un mestolo,  fino a raggiungere una consistenza tale che possa “filare”. Quando l’impasto è omogeneo si esegue la mozzatura con l’indice e il pollice della mano e il prodotto, per come lo conosciamo, viene messo a raffreddare in vasche colme d’acqua e poi salato. Essa viene prodotta in Campania, ma il 20% della produzione viene da Lazio Puglia e Molise; tutte concorrono al mercato dell’esportazione, visto che la mozzarella rappresenta il 18% di tutti i formaggi italiani esportati.

Per gli estimatori della mozzarella di bufala campana, la miglior ricetta possibile è quella di mangiarla nature, accompagnata da un buon Asprino di Aversa millesimato 2013 di Adolfo Spada, secondo il prezioso suggerimento del nostro sommelier Salvatore Esposito anima del “Vineapolis”.

 

 

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