Esclusiva. Intervista al Filippide dell’era moderna: Marco Bonfiglio

Marco Bonfiglio è l’ultramaratoneta lombardo che ha partecipato e vinto la prima edizione della Fidipidde’s Run, la gara che ha ripercorso le orme del leggendario emerodromo ateniese.

Il compito non era, quindi, di quelli propriamente semplici: 490 km da percorrere, limite massimo 104 ore.

Marco Bonfiglio, però, ha pensato di fare ancora meglio fermando il crono sulle 78h47′.

Intervista a Marco Bonfiglio, il Filippide

D. Come è iniziato il tuo percorso da ultramaratoneta?

Ho iniziato a correre tra la fine del 2002 e gli inizi del 2003 dopo che mi ero rotto il crociato. Per mantenermi un po’ in forma ho cominciato a correre. Dopo circa tre mesi ho partecipato alla mia prima maratona, a Milano nel 2003. Da lì è cominciata la mia passione per questo sport.
Prima due maratone all’anno, poi tre, poi dieci, venti. Quest’anno ho percorso circa quaranta gare tra maratone ed ultramaratone.

D. Come è scattata la passione per le grandi distanze?

Finivo la maratona e non mi sentivo del tutto soddisfatto. Tenere certi ritmi per me è molto faticoso e non fa per me. Il mio personale sulla maratona è di circa 2h40′, non un tempo pazzesco (non lo è tra i professionisti, ma resta un tempo di tutto rispetto, ndr).  Quindi, dopo la maratona sentivo che potevo ancora continuare ad andare avanti ed ho provato man mano ad allungare la distanza. Ho cominciato a fare le prime 100km, poi 150, 200, 250 e quest’anno ho provato a sfidarmi ulteriormente ed ho deciso di partecipare alla Fidippede’s Run. L’obiettivo era di finirla in condizioni accettabili!!!

D. Come si prepara una gara del genere?

E’ stato un anno molto intenso, praticamente ho corso tutti i giorni. Ho percorso una media di 20 km al giorno, la domenica effettuavo un lungo che andava dalla maratona in su. Prima della Fidippide’s Run ho effettuato una settimana di scarico, mentre nelle tre settimane recedenti ho percorso circa una maratona al giorno: due allenamenti giornalieri da circa 20km ciascuno. Uno dopo il lavoro ed uno di notte.

D. Segui uno stile alimentare particolare?

No, mangio un pò di tutto. Il giorno prima della gara mangio un pò più di pasta.

D. Come ti sei alimentato durante la gara?

Ho utilizzato circa cinquanta tra barrette e gel, ma ho anche mangiato un pò biscotti e qualche patatina.

D. Come ci si riposava durante la gara?

Ogni atleta aveva un auto al seguito, quindi, quando ero molto stanco mi fermavo a dormire in auto. La prima notte ho dormito circa quindici minuti, la seconda e la terza notte ho dormito per circa un’ora. Facevo degli intervalli di circa 15 minuti di sonno.

D. Quali sono stati i tuoi stati d’animo e le tue emozioni durante le 78h di gara?

La mente in questo tipo di gare è fondamentale. Prima di partire c’era un pò di preoccupazione. Non avevo mai affrontato gare del genere e la gestione del sonno mi procurava qualche timore.
In ogni caso son partito con la consapevolezza di essere preparato fisicamente e di aver lavorato tanto e bene. Questa consapevolezza mi ha consentito di affrontare i tanti km con serenità, non ho mai badato all’orologio. Non ho mai pensato ai tanti km che mancavano alla fine ed al tempo che mancava all’arrivo.

Quando mancavano pochi km al traguardo è cominciata a salire un pò di emozione e , devo ammetterlo, è venuta giù anche qualche lacrimuccia di gioia.

Ho vissuto delle emozioni incredibili e al traguardo sono scoppiato in un pianto di grande gioia e soddisfazione. Al termine della gara l’organizzatore mi ha detto: “Ricordati che tu sei entrato nella storia, dopo il primo Filippide, tu sei stato il primo Filippide ad aver ripetuto la sua impresa. Ce ne saranno altri, batteranno il tuo tempo, ma tu resterai il primo della storia”. Queste parole non le dimenticherò mai!

D. Il percorso era aperto al traffico?

Sì. Io per fortuna ero davanti e, quindi, avevo l’auto della polizia davanti che mi ha scortato per tutti i 490 km. Gli ultimi 35/40 km di gara ho avuto un pò paura perchè si percorreva l’autostrada e si aveva a disposizione circa 30 cm di spazio per correre mentre, proprio lì di fianco a te, sfrecciavano camion a 130 km/h.

D. I tuoi prossimi obiettivi?

Quest’anno mi son tolto tante belle soddisfazioni, il prossimo anno vorrei provare a fare la Death Valley, la valle della morte. Unico inconveniente sono i costi eccessivi da sostenere per una manifestazione del genere. Da solo è un impegno molto importante da affrontare.

D. Hai degli sponsor che ti aiutano a sostenere i costi delle tue imprese?

Tutte le spese sono a carico mio. Ho solo degli sponsor che mi forniscono l’abbigliamento tecnico e le scarpe.

D. I media hanno dato la giusta rilevanza alle tue imprese e quelle dei tuoi colleghi?

Prima di questa gara assolutamente no. Sinceramente dopo questa gara ho ricevuto manifestazioni di interesse inaspettate. Sono stato premiato dall’Assessore Rossi (assessore allo sport e alle politiche giovanili presso la Regione Lombardia e campione olimpico,  ndr) e sono stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. C’è stato, forse per la prima volta, un interessamento importante verso il mondo dell’ultramaratona. Gli sponsor li vedo però ancora lontani.

D. Puoi spiegare il concetto di Spintatotale?

Spintatotale è il mio motto ormai da dieci anni. E’ un bottone posizionato dentro la mia testa, quando sento che la fatica sia mentale che fisica aumenta, allora lo aziono e do fondo a tutte le mie energie per superare il momento di difficoltà. Mi da una bella carica di energia.

Intervistare Marco Bonfiglio è stato davvero emozionante, dalla sua voce traspariva la sua grande passione per questo sport e per lo sport pulito in generale. A lui un ringraziamento di cuore ed un grande in bocca al lupo per le sue prossime sfide e che Spintatotale sia!

Le foto sono state gentilmente fornita da Marco Bonfiglio

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